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Ranchino. Il Comune è da commissariare

di Stefania Tomba  "Lavoreremo in forma coordinata con il nostro sindaco, con quello che vorrà fare, se lo renderà noto". Si incrina il rapporto tra Concina e la sua Orvieto libera. In quanto alla Piave, per Ranchino tutto da rifare. In quanto alle partecipate, Orvieto libera avrebbe voluto creare un unico organismo per la gestione unitaria della cultura, della formazione, del turismo

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di STEFANIA TOMBA

 ORVIETO - Sbagliato aprire le buste della Piave. Il Comune? Da commissariare. E le partecipate? Angelo Ranchino avrebbe creato un'unica grande partecipata gestita da un solo" amministratore. Arrivano i primi segnali di scollamento tangibili tra Orvieto libera e il sindaco Toni Concina. Il patto di ferro tra l'associazione dell'avvocato Ranchino, vera rivelazione delle ultime elezioni amministrative, e il nuovo sindaco Toni Concina la cui candidatura è nata proprio come espressione primaria dell'associazione, inizia a scricchiolare. Uno scricchiolio che fa grande rumore. Prima ai microfoni di Radio Orvieto web e poi a distanza di poche ore al nostro giornale, l'avvocato Ranchino inizia a togliersi qualche sassolino dalla scarpa. "No, no - si schernisce - Ol libera dice solo la sua". Solo che "la sua", come dice Ranchino, non coincide esattamente con le mosse del sindaco. Ma andiamo con ordine. E partiamo dalla Piave. Per Ranchino è sbagliato aprire le buste, dice. "È un errore - dichiara - portare a compimento un procedimento viziato da un'impostazione sbagliata". Cosa c'è di sbagliato nel bando? "La previsione abitativa tanto per cominciare - afferma Ranchino - ma è sovradimensionata anche la destinazione ricettiva - aggiunge -. Che ci facciamo alla Piave con 100 appartamenti da 100 metri quadrati e con 20mila metri quadrati di alberghi?". Insomma: "il bando andava riformulato", dice l'avvocato che alla Piave sogna tra le altre cose "un centro di ricerca e marketing sul vino e l'enogastronomia" ma anche un volume nuovo, moderno, ispirato alla bioarchitettura che diventi il simbolo della città di domani, come il Duomo lo è per la storia di Orvieto. E poi "perché inglobare l'ex ospedale all'interno del bando, quando la struttura non è ancora nelle disponibilità del Comune, né sapremo se lo sarà mai", insiste Ranchino e perché consentire "ai privati di dettare la politica congressuale della città", dice ancora l'avvocato, riferendosi alla gestione del palazzo del Popolo contenuta anch'essa nel bando. La linea di Orvieto libera, insomma, diverge e non si tratta di dettagli. Anche sulle partecipate. Dal teatro al centro studi, Orvieto libera avrebbe voluto creare un unico organismo per una gestione unitaria della cultura, della formazione, del turismo. L'avvocato lo ha detto, stavolta, ai microfoni di Radio Orvieto web ai quali ha affidato anche un'altra "confessione". Se domattina si svegliasse sindaco? Ha chiesto il conduttore Marco Cannavò. "Commissarierei subito l'ente" ha risposto Ranchino che conferma. "È l'unico modo per uscire da una situazione finanziaria insostenibile che condiziona pesantemente le scelte. Non vedo altre soluzioni per risanare il bilancio: o si trovano entrate per 5 - 6 milioni di euro con la Piave, ma non mi pare questa la strada, oppure si chiede il commissariamento". Infine una rassicurazione (o un avvertimento?) sui rapporti con il sindaco. "Lavoreremo in forma coordinata con il nostro sindaco, con quello che vorrà fare, se lo renderà noto. Noi ci saremo in consiglio comunale in linea con l'azione amministrativa, ma anche rivendicando un nostro ruolo di stimolo". Ma questa non era la linea del Pd?

Pubblicato il: 21/11/2009

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