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Il cielo in una stanza alla sala del Carmine: emozioni e allegria per una conclusione che vuol essere un arrivederci

Il Progetto "Il cielo in  una stanza" è stata insieme un'intuizione e una sfida

 

a cura di Loretta Fuccello

E' stata davvero un  pomeriggio emozionante e pieno di sorprese quello di sabato 24 ottobre, che ha visto nella gremita sala del Carmine un incontro speciale tra operatori, animatori e anziani delle Case di riposo dove è stato portato a conclusione il progetto dell'Associazione Nazareth e del Cesvol di Perugia  "Il cielo in una stanza" di cui tante volte abbiamo dato notizia sui giornali che ci hanno gentilmente ospitato.
Ricordiamo che il Progetto prevedeva incontri di animazione teatrale e musicale condotti da animatori professionisti del Laboratorio Teatro Orvieto, che era anche partner dell'Associazione Nazareth, coadiuvati dal volontariato delle Associazioni coinvolte, nelle strutture per anziani presenti nel nostro territorio; in totale le Case di riposo toccate dal progetto sono state sette:
la Casa Natività di Maria di  Morrano  Orvieto, la Casa Vincenziana "G. Andreoli" di San Venanzo, la Casa Vincenziana "Don Benedetto Baccarelli" di Baschi, la Casa Famiglia per anziani Maria Sposa e Madre di Montecchio, la Residenza protetta "Casa di riposo San Giorgio" Orvieto, ristrutturata e recentemente riaperta, la Casa della Divina Provvidenza di Ficulle, il Centro anziani San Domenico Savio di Monterubiaglio.
In ognuna delle realtà sono stati girati dei video che forniscono insieme una preziosa documentazione di come si è potuto operare in un clima di serenità e accoglienza che ha permesso la narrazione delle storie di vita, il dispiegarsi della memoria, il piacere di ricordare canti, filastrocche, frammenti di esistenza, anche voglia di ballare e di ridere. Tutto questo sabato 24 è stato rievocato dagli operatori e dai responsabili del progetto, facendo andare frammenti di immagini, con toccanti primi piani dei protagonisti, e momenti di vita comunitaria nelle sale dove gli anziani passano insieme gran parte della loro giornata e raccontandoci le loro personali emozioni nell'affrontare un lavoro del tutto nuovo al momento del loro ingresso nel mondo delle Case di riposo.
Alcune piacevolissime sorprese: la piccola mostra personale allestita nell'atrio del Carmine con i quadri di Rolando Orsini, un orvietano pittore autodidatta che dopo aver vissuto sulla rupe, in Via Montemarte gran parte della sua vita si è ritirato nella Casa di riposo di Baschi, dove per l'appunto lo abbiamo scoperto e dove ci ha mostrato le sue opere, che  fanno bella mostra in tutti gli ambienti della residenza e gremiscono fino all'inverosimile la sua stanza e la terrazza adiacente. Rolando continua così a coltivare la sua passione e ha trovato nuovi estimatori, ci ha gratificato con un gran sorriso e con l'espressione entusiastica "Che spettacolo!" vedendo le sue opere esposte e riconoscendo una Sala del Carmine molto diversa dall'antica chiesa che ricordava (vedi foto). Sempre dalla Casa vincenziana di Baschi proviene un  talento canoro, nella persona di Danilo, straordinario cantore dei più bei testi di Fabrizio De André, che emozionato al punto giusto, accompagnato alla chitarra da Andrea Massino, ci ha fatto ascoltare la Canzone di Marinella e la meravigliosa Leggenda di Natale. Abbiamo inoltre avuto il piacere di riascoltare la bravissima Daniela, della Casa Natività di Morrano, con i suoi cavalli di battaglia "Roma nun fa la stupida" e "Come saprei" e infine gli ospiti speciali della serata: il coro della Casa quartiere "La meglio gioventù" di Fabro accompagnati dalla eclettica maestra Annalisa Piazzai, che ci hanno deliziato con poesie originali e in dialetto e con una bella rassegna di canti popolari. Tanti applausi e entusiasmo del pubblico che si è unito al coro trascinato dall'allegria del gruppo, non è mancato il momento del ballo con la intramontabile Norma della Casa vincenziana di Baschi. Non è voluto mancare alla nostra festa il saluto del sindaco di Orvieto, Toni Concina, pur se impegnato in altre concomitanti iniziative,  con la consueta simpatia, umanità e disponibilità.
Con grande soddisfazione e la promessa di rivederci presto, come è stato sottolineato nell'intervento del presidente dell'Associazione Nazareth Marsilio Marinelli, ci siamo congedati ringraziando  tutti coloro che ci hanno accompagnato e seguito in questo percorso e soprattutto portando nel cuore gli indimenticabili volti degli uomini e donne che abbiamo incontrato.


Spunti di riflessione
Il Progetto "Il cielo in  una stanza" è stata insieme un'intuizione e una sfida nel tempo presente: l'intuizione, che muove sempre dalla mente coadiuvata dal cuore, dal sentire, dall'empatia, partiva dalla constatazione fatta in più contesti, sia come associazione Nazareth che nelle case di riposo lavora e opera a più livelli, sia come singoli individui che intraprendendo la strada di una nuova stagione della vita (l'autunno vogliamo dire) desiderano confrontarsi a viso aperto con questa condizione: cosa vuol dire l'essere anziano, spesso non più o non sempre in buone condizioni di salute, con alcuni sensi e percezioni rallentati, quindi con ritmi di vita necessariamente diversi, lontani dal tempo della produzione e dell'attività lavorativa, ma sicuramente inseriti in un tessuto relazionale,affettivo, sociale che potrebbe garantire ancora una nuova qualità della vita, diversa, non necessariamente peggiore, ma più calma, più legata alle piccole cose, alla ricerca forse di una nuova serenità. Spesso questa ricerca è però offuscata da sofferenze fisiche e psicologiche, la più temibile delle quali è la solitudine, la paura dell'abbandono, l'esclusione dal contesto umano civile, anche urbano, nel quale fino a quel momento si è vissuti. Lasciare la propria casa, le proprie cose, le memorie private, i propri Lari domestici, anche i propri rituali quotidiani, lasciare questo piccolo ma assolutamente significativo mondo per entrare in una struttura dove la dimensione è collettiva, non si è più soli fisicamente ma a volte lo si è per estraneità, non conoscenza, diffidenza, anche fastidio, perché i mali individuali si vanno a sommare a quelli di molti, ecco questo lasciare cosa provoca in ognuna delle persone, a quale nuovo e diverso immaginario si fa riferimento, dove si va ad annidare la memoria, i ricordi, le emozioni, in quale parte della stanza che compendia la casa perduta si vanno a collocare e che rapporto è quello con il mondo esterno?
Da questa domanda è nata la curiosità, il desiderio, la volontà di affrontare la sfida e di affidarla a questo titolo simbolico: può entrare il cielo in una stanza? Noi sappiamo dalle grandi poetesse e scrittrici, dalle mistiche, che si può vivere intere stagioni della propria vita a contatto con se stessi anche tra le pareti di una stanza, di una cella, di un giardino, quando questo è frutto di una deliberata intenzione e quindi di una scelta o di una necessità che diventa poi virtù, ma in questo caso, quando la scelta è maturata in condizioni di grave difficoltà o di improvvisi traumi, cosa si produce nella vita delle persone?
Lo spirito con cui abbiamo affrontato questo lavoro è stato improntato a questa domanda, a questo desiderio di conoscere e ri-conoscere queste persone che una volta entrate in questo mondo, dove ricevono cure, assistenza, sollecitudine, affetto, non dimentichiamolo mai, il lavoro degli operatori è prezioso e insostituibile, perdono spesso il contatto con la società da cui provengono, ma direi meglio è il mondo esterno che si disabitua a farsene carico e a pensarli ancora come cittadini portatori di diritti, di speranze, anche di sogni.
La sfida è stata ed  è tuttora per noi quella di provare a entrare, con la musica, le canzoni, l'ascolto di brani di storia e di vita, l'immagine, che da sola parla di una profondità; l'abbiamo vissuto con questo spirito e ne siamo stati emozionati, scombussolati e contaminati oltre ogni aspettativa, ritrovando e chiarendo in noi stessi la motivazione che può spingerci oggi a voler continuare e a trovare le forme e i sostegni non facili per farlo.
La nostra sfida ha rivoluzionato le categorie spazio-tempo e ha permesso ad alcuni degli anziani, con i loro fedeli e appassionati operatori, di superare la barriera che per loro rende difficili gli spostamenti al di fuori della casa per recarsi in altri luoghi, lo hanno fatto più volte nel corso degli spettacoli delle Case, facendo anche viaggi abbastanza lunghi, lo hanno fatto anche sabato sera  e spero che torneranno a farlo sempre più spesso.
Questi spunti di riflessione sono a disposizione di quanti vorranno interagire e colloquiare con noi, anche con contributi, testimonianze, suggerimenti e disponibilità a darci una mano.


 

Pubblicato il: 03/11/2009

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