Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Trappolino su crisi aziende agricole: 'massimo l'impegno del PD ma il governo di centrodestra è assente'

Carlo Emanule, componente della commissione Agricoltura della camera, risponde al presidente di Confagricoltura Poggioni, che aveva chiesto l'intervento dei parlamentari umbri a sostegno del settore 

di Carlo Emanuele Trappolino

Commissione Agricoltura della Camera

Partito Democratico

 

 

Mi verrebbe facile accogliere l'allarme del Presidente di Confagricoltura di Orvieto per affermare che la crisi del comparto è ampiamente attribuibile alla non-politica del governo di centrodestra in tema di agricoltura.  Ma anche le polemiche, pur fondate, necessitano di argomenti. Vediamoli allora insieme.

La crisi economica-finanziaria globale ha colpito duramente il settore. In particolare: (1) nell'ultimo anno i costi dei concimi, sementi, gasolio ed energia elettrica sono aumentati mediamente del 7%; (2) i prezzi all'origine dei prodotti agricoli, sono scesi in media del 7%, con punte del 35-50%, rendendo i ricavi di un numero crescente di prodotti ortofrutticoli, cerealicoli e zootecnici non sufficienti a coprire i costi di produzione; (3) i redditi degli agricoltori, dopo una ripresa fatta registrare nel 2008, sono ovunque in forte calo; (4) le imprese agricole, costrette sempre più spesso all'indebitamento, stanno incontrando difficoltà crescenti nell'accesso al credito; (5)  il clima di fiducia dell'industria alimentare ha fatto segnare nell'ultimo trimestre del 2008 un netto peggioramento, con il rischio di generare nuova disoccupazione.

 

Fenomeni non misteriosi e noti da mesi, sui quali il gruppo del PD in Commissione Agricoltura aveva più volte richiamato l'attenzione dell'Esecutivo, al fine di fronteggiarli con misure adeguate.

In Francia, il ministro dell'Agricoltura ha varato un piano di 250 milioni di euro per sostenere i redditi degli agricoltori. In Italia, invece, il governo prima ha falcidiato le risorse destinate al settore primario (682 milioni di euro in meno con la manovra di luglio 2008); poi non è riuscito, nei sei successivi decreti anticrisi, ad individuare una pur minima risorsa da destinare al sostegno e al rilancio competitivo del comparto.  Vadano ora Berlusconi e Tremonti a spiegare agli agricoltori che la crisi economica è solo un fenomeno psicologico

Le proposte del Partito Democratico presentate in Parlamento - comprese quelle sostenute dalle associazioni agricole - sono state puntualmente respinte dal governo, nonostante avessero trovato più volte una piena condivisione da parte delle stesse forze della maggioranza. Ma non per questo il nostro impegno forte e deciso verrà meno.

 

Il settore agroalimentare italiano vale circa il 15% del PIL e contribuisce, in misura decisiva, sia alla qualità e al profilo del "Made in Italy" nel mondo sia a quell'unicum italiano fatto di lavoro, peculiarità paesaggistiche e vivibilità degli insediamenti rurali. Ed è quindi corretto il ragionamento del presidente Poggioni nel chiedere un intervento straordinario della politica a partire dalla prossima legge finanziaria.

Il rifinanziamento del fondo di solidarietà nazionale deve avere la priorità. Sulla questione abbiamo presentato una specifica interrogazione al governo, la cui risposta ci permette oggi di avere un quadro abbastanza esaustivo dei fabbisogni. Per chiudere il 2008 mancano 102 milioni di euro; per il 2009 ne servono circa 250 milioni di euro; per il 2010 almeno 140 milioni di euro (senza i quali non sarà possibile utilizzare lo stanziamento comunitario).  Il rifinanziamento del fondo è decisivo per dare piena attuazione ai meccanismi di gestione del rischio in agricoltura, potenziando il ruolo delle polizze assicurative per far fronte alle crescenti calamità.

L'agricoltura italiana ha bisogno di una politica sull'agroalimentare meno condizionata dai portatori di interessi particolari o da occasionali e disarticolati tentativi di tutela.  Le misure richieste dal presidente di Confagricoltura di Orvieto - peraltro già note in Commissione  e condivise dalle altre organizzazioni agricole - presuppongono sia veloci ed efficaci risposte al fine di fronteggiare la congiuntura sia la volontà di istituire provvedimenti strutturali e sistemici per procedere al rilancio produttivo del settore. In sintesi, servono misure per: attrarre giovani figure imprenditoriali, favorire l'accesso al credito degli agricoltori, dotare  l'agricoltura di moderni strumenti per la gestione delle crisi e delle oscillazioni di mercato ed i relativi rischi per i produttori. Servono ancora misure per  sostenere la concentrazione dell'offerta e l'innovazione organizzativa di filiera, attraverso il rafforzamento dell'assetto dimensionale e delle forme di aggregazione necessarie per governare tutte le fasi della catena alimentare, dalla produzione alla vendita ai consumatori.  Infine, sono sempre più urgenti aiuti straordinari per la ricerca e l'innovazione,  per  sostenere le imprese impegnate in nuovi processi di miglioramento della qualità dei prodotti, riduzione dei costi di produzione e di risparmio idrico ed energetico e per la promozione e la valorizzazione delle qualità e delle tipicità italiane.
Un insieme di temi, qui sommariamente enunciati, già scritti nell'agenda delle iniziative politiche e parlamentari del Partito Democratico.

Il punto centrale della questione è se vogliamo allestire - come credo si debba necessariamente fare -  una strategia di lungo periodo che superi il vuoto degli slogan e l'assenza di politica del settore dell' agroalimentare, che resta ancora centrale negli assetti produttivi del Paese. Una strategia che ci permetta di valutare, nell'interesse dell'agricoltura italiana, la razionalità degli indirizzi che si approntano e il valore delle proposte senza l'imbracatura delle posizioni politiche precostituite.

  

Pubblicato il: 23/10/2009

Torna alle notizie...