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Alfina. E' finita sui tavoli della procura la battaglia del cartello ambientalista

Un esposto contro gli ambientalisti è stato depositato in questi giorni presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Viterbo e lo sarà a giorni anche ad Orvieto

ORVIETO - E' finita sui tavoli della procura la battaglia del cartello ambientalista che sta mettendo in relazione l'attività delle cave con il rischio idrico sull'Altopiano dell'Alfina. Un esposto contro gli ambientalisti è stato depositato in questi giorni presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Viterbo e lo sarà a giorni anche ad Orvieto. Dopo la sentenza del consiglio di Stato favorevole all'ampliamento della cava del Botto, otto associazioni - Legambiente Umbria, Legambiente di Viterbo, Wwf - sezioni di Orvieto, Amici della Terra - sezione di Orvieto, Ape, Assal, e Comitato per la tutela e lo sviluppo compatibile del territorio Alta Tuscia di Proceno - hanno alzato i toni, rivolgendo accuse molto pesanti agli imprenditori umbri che si dedicano alle attività estrattive, fino ad ipotizzare "collaudate relazioni territoriali per ottenere senza troppi ritardi le autorizzazioni a procedere". Contemporaneamente sono stati realizzati reportage e circolano video a suffragio dell'ipotesi che l'attività di escavazione in località Le Greppe (Acquapendente) possa aver intercettato, negli anni, le falde acquifere. Di risposta adesso le aziende direttamente interessate Ponte Gregoriano srl, Gmg Costruzioni srl e Igant Costruzioni srl che operano alle lavorazioni estrattive nella cava "Le greppe" a Torre Alfina sono passate alle vie legali. Recentemente era intervenuta anche la Cgil in favore delle aziende, contro cui si è mobilitato il cartello ambientalista per impedire l'ampliamento della cava. A rischio ci sono 30 posti di lavoro, più l'indotto delle attività artigianali collegate.

Pubblicato il: 22/10/2009

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