Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

La favola di Còncina

di Dante Freddi Debiti orvietani. Il sindaco, per far capire la situazione un po' a tutti noi, per divulgare il concetto, nel senso di raccontarlo al volgo, ha narrato una specie di favola, in cui c'è una famiglia che vive con tante spese inutili, Mercedes, vacanze alle Maldive etc....
Partecipazione è la parola magica 
Partecipazione, Toni, senza sbagliare interlocutori, tra i tuoi e tra gli altri

foto di copertina

Dibattito appassionato giovedì scorso, pomeriggio e sera e notte, sul riequilibrio di bilancio del Comune di Orvieto e sull'alienazione di un pezzetto di Zitelle sperse, del mattatoio comunale e della concessione di 310 parcheggi.
Concina e Romiti hanno dovuto "mettere una pezza" ad una situazione che hanno definito "una brutta pagina di amministrazione". Un atto doloroso, ha detto Concina, che mette in luce errori, buchi, stravaganze. Debiti sopra 50milioni. "Troppi- ha commentato  il sindaco- perché non c e li potevamo permettere. Il classico "passo più lungo della gamba". E in più i debiti nascosti, poco visibili, che si trovano con difficoltà.
"7 milioni sono il"regalino" - ha continuato Concina- per andare a pari, dato che le previsioni  per quest'anno sono state sballate per questa cifra".  "Poi -ha continuato-chiuderemo questa pagina e ci dedicheremo al 2009, e sarà durissimo. Dovremo fare scelte impopolari, dovremo ridurre le spese, dovremo procedere secondo la gamba".
Insomma, a parte i debiti, spendiamo ogni anno, tra i tre e quattro milioni più di quanto abbiamo.
Il sindaco, per far capire la situazione un po' a tutti noi, per divulgare il concetto, nel senso di raccontarlo al volgo, ha narrato una specie di favola, in cui c'è una famiglia che vive con tante spese, Mercedes, vacanze alle Maldive, e lo sciagurato padre di famiglia guadagna molto meno di quanto spenda. Per non gettare tutti, figli, moglie e suocera nella miseria, ad un certo punto, è costretto ad eliminare quanto non può permettersi, a cominciare da Mercedes e Maldive.
E così l'Amministrazione comunale di Orvieto, dove c è ora però un savio ed accorto padre, uno di secondo letto.

Continuo io la favola.

E' che quel padre spendaccione e un po' sciagurato amava la famiglia, aveva i figli che studiavano, la suocera con salute fragile, la moglie che vestiva Prada. L'unica azione immediata sarebbe stata  vestire la moglie al mercato e tagliare su Mercedes e Maldive, ma la suocera doveva pur curarla e i figli farli studiare.
Ha venduto qualcosa,  ma avrebbe dovuto trovare il sistema per guadagnare di più se avesse voluto  far sopravvivere la suocera e acculturare i figli.  
La soluzione del padre virtuoso ed accorto, quello di secondo letto,  prevede che per pagare debiti e equilibrare il tenore di vita i figli debbano andare a lavorare, la vecchia morire, la moglie battere.
I conti torneranno, ma che famiglia sarebbe?

Voglio dire che se il tenore di vita della città è "sparametrato", secondo un lessico ormai assimilato, è necessario che donne e uomini di buona volontà, amministratori di destra a e sinistra, decidano cosa salvare e cos'altro ridimensionare o eliminare, senza furbizie tattiche, con la disponibilità disinteressata di un quattordicenne in amore.
E insieme, perché da solo non ce la fa nessuno.
Un esempio. La concessione per 25 anni di 310 parcheggi ha un senso se in tre quattro anni il costo parcheggio, oggi intorno alle trecento quattrocento euro, raddoppia.
Perché altrimenti qualcuno dovrebbe pagare più di quanto spende oggi e anticipare quattrini? Oggi c'è un prezzo politico, dicono a destra, dobbiamo riportarlo al mercato. Giustissimo, ma chi sarà a compire questa scelta che entra per quattrocento euro nelle tasche degli orvietani? e così via, per costi di mense, asili, teatro, manifestazioni.
Ci siamo scordati che l'assessore Calcagni, qualche giorno fa, è dovuta intervenire con soldi dell'Amministrazione per sostenere l'assistenza scolastica agli alunni diversamente abili e riparare ai danni della Gelmini? Fatto emblematico di positiva sensibilità ma anche di ovvia impossibilità a risparmiare su servizi essenziali, che hanno dietro  centinaia di persone e non numeri.
Si può mettere una "pezza", ma la famiglia ed il Comune non sono un'azienda, c'è in più l'amore e il dovere verso figli e perfino nei confronti di suocera e moglie, anche se un po'puttana.

Pubblicato il: 12/10/2009

Torna alle notizie...