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Riequilibrio di bilancio. Il PD non vuole 'lezioni di moralità da chi persevera in sterili e non sostenibili soluzioni'

di Carlo Emanuele Trappolino, coordinatore Partito Democratico di Orvieto Il partito di maggioranza interviene sul nodo amministrativo focale e si assume meriti ed errori del passato. Critico nei confronti di un centrodestra che "non ha né un' idea di futuro della città né ancora un programma"

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Non nascondiamo le asprezze che hanno caratterizzato il recente dibattito all'interno del PD sulla manovra di riequilibrio. C'è stato un confronto vero e non ipocrita. Alla fine, si è giunti ad una sintesi che rappresenta oggi la posizione del Partito Democratico orvietano.  Nel frattempo, non sono mancati i tentativi di interferire nella nostra discussione da parte di chi, dopo essere stato per molti anni protagonista, non si rassegna al ruolo di ex né al fatto che i democratici, con responsabilità amministrative e politiche, possano anche prescindere da investiture non richieste o da non indispensabili consigli.

La vicenda del bilancio del Comune di Orvieto è nota da tempo, specialmente per quel che riguarda la presenza di uno squilibrio strutturale tra entrare e uscite della parte corrente. Su tale situazione pesano molte voci, tra cui le rate dei mutui in ammortamento. Quest'ultimi, che sommano 60 milioni: sono quei famosi "debiti" periodicamente evocati con l'intento di processare e condannare un'intera fase storica.

Ma quei 60 milioni non sono affatto debiti o il prezzo pagato dalla collettività a sostegno di operazioni poco chiare. Si tratta, invece, di investimenti - infrastrutture a servizio dei quartieri e delle zone produttive, impianti sportivi, strutture di servizio, scuole, centri sociali, ecc. - che hanno migliorato la qualità della vita degli orvietani e contribuito alla crescita del benessere sociale ed economico della città.  Chiamarli debiti è proprio di coloro che ritengono che i "beni collettivi" siano un lusso, uno spreco, e che la qualità della vita debba dipendere dal conto in banca di chi può privatamente permettersela o dalla fortuna di nascere in una famiglia benestante. Non possiamo accettare questa impostazione che ristabilisce, neppure senza troppe cautele, vecchie e detestabili divisioni di censo.

Dobbiamo tuttavia riconoscere che il percorso avviato dall'Amministrazione uscente nel 2006 non ha portato, se pur in un evidente sforzo di risanamento,  ad una compiuta soluzione dei problemi di  stabilizzazione. Di ciò noi ci assumiamo la piena responsabilità, e non mancheremo di dare il nostro contributo al fine di chiudere una vicenda che rischia di far perdere a Orvieto importanti occasioni e di spingerlo ai margini dei processi di sviluppo provinciale e regionale.

Va detto che le proposte politiche del centrodestra sono deludenti. Verso la fine di agosto,  Concina parlò di "aiuti governativi" mai giunti a destinazione.  Accertata l'impraticabilità degli "aiuti", adesso il sindaco propone una manovra che replica e amplifica le misure emergenziali della cui insostenibilità non abbiamo mai fatto mistero.  Insomma: si va avanti allegramente - abbracciando quell'impostazione pur definita "di-sa-stro-sa" dallo stesso assessore Romiti - sulla via delle alienazioni e dell'aumento della spesa corrente, proprio quando sarebbe stato senz'altro auspicabile più rigore e più serietà. Serietà che non abbiamo invece colto nelle grida ai debiti fuori bilancio poi rivelatisi inesistenti. 

Fatto è che la questione dell'ampliamento delle entrate è la grande questione irrisolta per giungere alla stabilizzazione del bilancio del Comune di Orvieto .  È proprio sul tema delle entrate che si misureranno le capacità della giunta Concina e l'esatto valore delle grandi relazioni esibite dall'allora candidato sindaco.  Se il principio è metà dell'opera, il provvedimento di riequilibrio all'odg del prossimo consiglio desta più di una preoccupazione.

Il Partito Democratico, pur riconoscendo le difficoltà delle pregresse politiche di risanamento, non accetta oggi lezioni di moralità da chi persevera in sterili e non sostenibili soluzioni. Da chi, ad oggi, non ha né un' idea di futuro della città né ancora un programma.

Le amministrazioni di sinistra e di centrosinistra hanno governato con l'obiettivo di mettere Orvieto nelle condizioni di veder esaltato un ruolo che giustamente una città così "esemplare" rivendica, e che sarebbe stato precluso senza quegli investimenti e quelle risorse aggiuntive un tempo assicurate da altri cespiti, dai trasferimenti statali sempre più esigui e dalla legge speciale.

Oggi è necessario cambiare passo, tirare una linea rispetto al passato e guardare oltre i ristretti orizzonti delle polemiche quotidiane. Noi vogliamo impedire che la città scivoli sul piano inclinato della lenta ma inesorabile decadenza. La crisi economica che si riflette sui nostri territori produce cassintegrati e disoccupati, e corrode le basi della nostra coesione sociale. La politica torni allora ad occuparsi delle cose vive della società: del lavoro, dei ceti popolari e produttivi, del futuro delle nuove generazioni, della sicurezza sociale, dell'ambiente. Serve un nuovo corso della politica. A partire da noi, per incalzare sui temi del rigore, della trasparenza e della responsabilità chi oggi governa.  

 

Pubblicato il: 07/10/2009

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