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A ciascuno il suo. Note a proposito degli ex sindaci

di Dante Freddi Barbabella, Cimicchi e Mocio. A ciascuno il suo, perché è giusto, perché è bene, perché senza verità nella passato non c'è verità nel futuro. Perché senza responsabilità personale non c'è responsabilità

foto di copertina

Giorni fa, un articolo apparso sul nostro giornale era titolato "Centrosinistra, volano stracci da ogni parte". Si raccontavano i contrasti tra i leader dei partiti di quell'area, Barbabella che difendeva l'operato di Rpo, Mocio che difendeva il suo e dava la colpa a Cimicchi, Cimicchi che non si tirava indietro e rilevava l'incapacità di Mocio a gestire il bilancio. Noi abbiamo raccontato l'atmosfera che c'è in giro nell'area di sinistra , ma è sempre utile, oltre i toni generali,  tirare fuori  le persone per quello che sono, per la loro storia e le loro azioni.
Barbabella è stato sindaco di Orvieto ai tempi della legge sulla Rupe, eletto come espressione di una classe dirigente emergente, quella dei cosiddetti professori, e per la città la sua presenza è stata un bene indiscutibile. Nel Pci erano tempi duri per il "nuovo", come sempre, come oggi. Il contributo di Barbabella allo sviluppo di Orvieto non può essere giudicato insieme a quello di quegli uomini di partito che in quegli stessi anni operavano senza capacità e progetti, per amore della parte e poco delle comunità.
Stefano Cimicchi è stato il primo sindaco con poteri effettivi, datigli dalla legge e assunti con la decisione ed il carattere che gli sono propri. Durante la sua epoca ha governato con un potere straordinario nel bene e nel male. Cimicchi non è certo tipo da sottrarsi ai giudizi su di lui, ha operato con consapevolezza ed autorità, un sindaco dalle tante sfaccettature ma sostenuto dagli orvietani con un consenso  personale fino ad ora sconosciuto. Diversa la storia di Mocio, che ha subìto per dieci anni la presenza vigorosa  di Cimicchi, poi la lotta nei diesse, poi quella nel piddì, senza azzeccare una mossa e trascinando nell'Amministrazione le dinamiche vivaci, diciamo così, del partito. Risultato, una persona come lui, di buoni sentimenti civici, di cultura cattolica, una persona perbene, ha consegnato a Còncina un Comune sempre più indebitato e un partito sotto scopa di un'esile opposizione ormai al governo .

Questa traccia degli ultimi anni, necessariamente superficiale, esprime delle opinioni sulle  persone politiche per sottolinearne i caratteri del tutto diversi.
Loro non possono essere assimilati ad altri trenta o quaranta  dirigenti che hanno gestito la cosa pubblica insieme a loro, seppure a livelli diversi, maggiori o minori. Non possono essere accumunati alle centinaia di attivisti di partito che hanno offerto idee e lavoro preziosi oppure progetti ed azioni sciagurate.
A ciascuno il suo, perché è giusto, perché è bene, perché senza verità nella passato non c'è verità nel futuro. Perché senza responsabilità personale non c'è responsabilità.



Pubblicato il: 07/10/2009

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