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Ambiente, cave e cavatori. Le associazioni ambientaliste fanno il punto

"L'Umbria  è terra viva, fatta di persone vere, che lavorano duramente anche nel  turismo ,nell' agricoltura, in attività culturali vivendo molto più modestamente di lui ed ai quali, perché no?, piace anche ascoltare "il frinire dei grilli in un giardino ben curato" Tutti d'accordo sul 'Contratto per l'Alfina'

 

foto di copertina

di  

Legambiente Umbria

Legambiente- Circolo Coordinamento Provinciale di Viterbo

WWF Orvieto- Sezione di Orvieto

Amici della Terra- Sezione di Orvieto

Accademia Kronos- Sezione Umbria

APE- Associazione tutela ambiente e sviluppo economico di Orvieto

ASSAL- Associazione per lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia dell'altopiano dell'Alfina di Acquapendente

Comitato per la tutela e lo sviluppo compatibile del territorio Alta Tuscia di Proceno

 

Riteniamo opportuno, anche a seguito degli eventi vecchi e nuovi in materia di cave apparsi recentemente sui giornali, fare sia alcune precisazioni che aggiungere alcuni commenti, anche a quanto già detto da altri, sulla sempre aperta questione.

            Innanzitutto, da qualsiasi parte la si voglia guardare, troviamo assordante il silenzio della politica. Non si leggono commenti, chiarimenti, sottolineature da parte di chicchessia che abbia amministrato recentemente (dai tempi di Cimicchi per essere chiari) o che amministri tutt'ora la cosa pubblica nel territorio. C'è da chiedersi cosa ne pensa il sindaco di Orvieto che, al di là di incontri diretti e molto cortesi con chi lo sollecita sulla questione cave, risulta assente al Tavolo Interregionale che le regioni Umbria e Lazio hanno messo in atto proprio per dirimere il guazzabuglio di interessi, che si sta evidenziando sull'Altopiano dell'Alfina.

            Né si ode voce dagli Enti che stanno spendendo fior di milioni di euro per cercare di arginare l'emergenza acqua (che nell'immediato riguarda un comprensorio che va da Castelgiorgio a Montegabbione)  con importanti quanto necessarie nuove condotte idriche che sull'Alfina andranno ad approvvigionarsi di preziosa acqua potabile. Acqua che, come recentemente evidenziato in un esposto presentato dalle associazioni ambientaliste e da comitati di cittadini alle Procure di Viterbo e di Orvieto ed altri organi di giustizia, sono messe a rischio proprio dalle cave che si sono autorizzate in passato, ma a cui sono stati concessi finora anche incomprensibili ampliamenti. Evidentemente non solo la mano sinistra non sa cosa fa (o disfa) la mano destra, ma non c'è neanche dialogo fra le dita di uno stesso arto.

            Eppure ai tempi di Benano ci fu una voce politica autorevole e a nostro avviso corretta, fu quella di Bracco e della Pesaresi (Partito Democratico) che sconfessarono vecchie impostazioni sulla crescita dell'Orvietano e tracciarono un interessante quanto stimolante profilo di sviluppo orientato al turismo e alla conservazione di veri giacimenti inesauribili quali il paesaggio, la cultura e le tradizioni dei luoghi. Fu la contrapposizione, certamente non ideologica, ma reale e già in atto, fra le civiltà della pietra e quelle degli uomini, fra la concentrazione di grandi economie in poche mani e la diffusione di un reddito frammentato fra agriturismi, aziende agricole, attività legate alla cultura, strutture recettive finalmente rese possibili da apposite  leggi di incentivazione. Leggi che giustamente mirano a fermare le persone nelle campagne e a contenere la distruzione territoriale in atto ad opera soprattutto di edilizia, cave, discariche, viabilità, opere conseguenti di urbanizzazione e quant'altro necessario a rendere il più cementificato possibile quello che era il Belpaese.

            La logica che imperversa nel nostro Paese è stringente: la pietra va in sposa al cemento o al bitume per continuare a partorire costruzioni tanto da fare dell'Italia il Paese più costruito del pianeta in rapporto al numero di abitanti. Allo stesso tempo però ha fatto crollare le nostre presenze turistiche portandoci dal primo al quinto posto nella graduatoria dei paesi più visitati al mondo.

            Questi sono gli scenari che nella nostra situazione locale ci si parano davanti ed importanti economisti  come De Rita, invitato ad un convegno dall'Associazione APE, ha ben tracciato in quell'occasione, ma anche in un recente passato invitato dal Comune di Orvieto, il valore "policentrico" di un comune come Orvieto che di turismo dovrebbe e potrebbe vivere. In quell'occasione è stato evidenziato anche l'enorme ruolo del territorio che non è il "contenitore" di Orvieto, ma, al contrario, è Orvieto contenuto nel suo territorio di cui ha bisogno per attirare persone in un paese che, anche a livello internazionale, sta vivendo un lungo periodo di immagine sbiadita.

Non si tratta quindi, come hanno fatto i politici locali, di lasciare a singoli cittadini, associazioni o imprese che siano, il compito di dirimere la faccenda, non è neanche il caso di usare i propri dipendenti come scudi umani per difendere i propri interessi. I lavoratori ci sono da ambo le parti della barricata e se ci contassimo ci sarebbero interessanti sorprese, a scapito dell'attività estrattiva. Né ci sono "bambini viziati" in buen retiro sulle colline, come non ci sono grandi vecchi in grado di pontificare (interessate) strategie di sviluppo. Ci sono i fatti ed i fatti parlano chiaro: a Benano la cava non si è fatta perché non la voleva nessuno in quell'area. La gente del posto ha un solo difetto: non è informata. Se qualcuno"di fuori" svolge questo ruolo, se lo svolgono le associazioni, se si formano comitati ad hoc questo è il succo della democrazia.

Certamente nella "sonnacchiosa" Umbria un insonne può sempre sperare di approfittarne, ma quei tempi stanno finendo. La cava a Benano non si farà mai. Questo l'hanno capito tutti, soprattutto i politici vecchi e nuovi. L'ha capito anche qualche insonne che ha ceduto quei terreni. Anche se c'è ancora qualcuno che pensa di elargire inconcepibili concessioni di scavo o di raddoppiare le cubature edilizie del proprio paese e di farla franca politicamente. Sono dinosauri in attesa del meteorite, Orvieto docet!

            Peccato che non abbiamo vinto anche il ricorso al Consiglio di Stato, ha vinto la logica della burocrazia contro la stupenda, moderna sentenza del TAR Umbria. Una di quelle sentenze che ti fa sentire parte di un grande paese. Per un (purtroppo) breve periodo siamo stati in Francia, in Svezia, in America, in Germania, poi il Consiglio di Stato ci ha riportati in Italia. Ma parte della colpa è nella imperfezione del PRAE.(Piano Regionale per le Attività Estrattive).

        Un tentativo rimasto monco per ridimensionare l'eccessiva attività estrattiva dell'Umbria, un ridimensionamento mal formulato in cui si tende teoricamente a ridurre la quantità  di inerti provenienti dalle cave, a favore dei materiali di riciclo dalle demolizioni, impedendo di fatto l'apertura di nuove cave, senza porre però un limite all'ampliamento di quelle vecchie. Non è parso vero agli insonni che hanno cave in Umbria partire in quarta con richieste di ampliamenti formidabili. Da una parte si son visti sparire la concorrenza, dall'altra hanno approfittato di collaudate relazioni territoriali per ottenere senza troppi ritardi le autorizzazioni a procedere. Suggeriamo all'Assocave un ricorso al TAR: vi sembra giusto che la concorrenza sia così brutalmente aggirata a danno di tanti associati ed a favore dei soliti pochi? Vi sembra giusto che il vero spirito della libera impresa, di cui vi dichiarate spesso alfieri,  debba essere così vilipeso?

            L'articolo recentemente apparso a favore dei cavatori è piuttosto fuori tempo perché la sentenza del Consiglio di Stato è ormai datata (29 luglio 2009 e non 29 settembre 2009, come scritto, per farla apparire fresca di giornata!), ma ha invece un altro tempismo. Capita infatti casualmente in un momento di grande fermento nel mondo dei cavatori: arresti di cavatori e funzionari regionali e ministeriali per cave illegittimamente  autorizzate (il cavatore di Celleno arrestato dice in merito alle mazzette- da quanto si apprende dalla stampa- che "così fan tutti"), esposti alla Magistratura su intercettazione in cava di acqua potabile, l'apertura del citato Tavolo Interregionale che l'Assocave notoriamente non ha mai digerito, una coscienza dell'opinione pubblica sempre più attenta ai problemi dell'ambiente,  rendono sempre più attuale la necessità della riconversione dell'intero settore escavativo e non solo ad Orvieto e sull'Alfina.

       E allora aziende che hanno un fatturato da 5 a 40 milioni di euro l'anno (!) -come recentemente ha dichiarato Gianluca Pizzuti, a capo della  Basalti Orvieto srl, in una intervista rilasciata al portale web Myexl - minacciano risarcimenti a chi osa opporsi al loro strapotere. Questi sono gli uomini dell'età della pietra che minacciano i cittadini che difendono il loro ambiente di vita e di lavoro, ma non abbiamo paura: siamo nel terzo millennio e molti di loro non se ne sono accorti...

      E se possiamo parafrasare le parole di Fiaschi  l'Umbria  è terra viva, fatta di persone vere, che lavorano duramente  anche nel  turismo ,nell' agricoltura, in attività culturali vivendo molto più modestamente di lui ed ai quali, perché no?, piace anche ascoltare "il frinire dei grilli in un giardino ben curato".

 

Pubblicato il: 05/10/2009

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