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Morale e rinnovamento

di Dante Freddi
"Repetita juvant". 
Ripropongo la lettura di un libretto del Settecento titolato "Doveri delli sindaci, consiglieri e segretari di comunità" di padre Anastasio Furno" e di fermarsi sul concetto di "peccato", che fa chi non mantiene l'impegno con gli amministrati 

foto di copertina

A cicli, da due tre anni a questa parte, nei momenti topici della vita pubblica orvietana, propongo ai lettori un libretto del Settecento titolato "Doveri delli sindaci, consiglieri e segretari di comunità" di padre Anastasio Furno, accompagnato da una mia breve prefazione.

La prefazione termina con i due capitoletti che seguono, appena aggiustati e aggiornati: li ripropongo perché sento la necessità di un contributo "ideale" a quanto sta accadendo nelle istituzioni nostrane e nella politica. Poiché lo riscriverei più o meno così, allora è meglio rigirarlo com'è. I latini dicevano "repetita iuvant" e le due righe mie e soprattutto il libretto di padre Furno, dove si parla di "peccato" per chi commette atti contro il bene pubblico, possono essere utili per fermarsi un attimo a pensare. "Peccato", un concetto ormai perduto insieme al "pentimento", in una società in cui niente è peccato e quasi nessuno si pente di alcunché.
Nello scrivere queste note pensavo a noi, alla nostra zona, agli uomini che conosco, che stimo o no. Ma mi accorgo che i tempi sono così cupi che i politicanti caserecci riflettono soltanto sbiaditamente lo sfascio morale che ogni giorno ci viene offerto da quelli nazionali.
San Pietro Parenzo aiutaci tu.

"Moralità

Se si possiede maturato e interiorizzato questo insieme di valori condivisi che definiamo genericamente moralità, si ha la consapevolezza dell'immoralità e dell'errore, proprio e degli altri, che è il primo passo verso l'espiazione ed il ravvedimento. Ma soprattutto si conosce l'orrore dell'amoralità, la condizione peggiore, perché giustifica tutto, e tutto diviene lecito e possibile in mancanza di regole. Il complesso di valori ed atteggiamenti che governano il comportamento sono assenti o offuscati e l'azione è determinata da quanto è più conveniente per vivere.

È così che salta fuori l'aberrazione che rubare per il partito non è rubare, che rispetto al tempo dedicato qualche regalo incassato non è corruzione, che "così va il mondo", che andare a puttane ed approfittare del proprio potere è da conquistatori.

E la politica diviene una fogna da cui, comunque, anche persone che vi entrano pulite, ne escono almeno maleodoranti per gli effluvi che provengono dall'intorno.

Sì, certo, è un luogo comune, è quanto conosciamo tutti, non c'è certo novità in tale asserzione, a tal punto che stiamo ragionando su un mondo che anche nel 1786 aveva gli stessi vizi e che continuerà a coltivarli indisturbato se gli scrolloni provocati da eventi come "mani pulite" non avverranno a cicli più ravvicinati, se i ladri e i malfattori si sentiranno sicuri nel loro ambiente e protetti anche dalla gente per bene di cui si circondano, i tanti "sindaci e segretari" che fanno il loro dovere onestamente, ma che sono così ansiosi di continuare a farlo da non guardare per non vedere, o, più semplicemente, non se la sentono di condannare senza prove inoppugnabili.

Quest'ultimo sarebbe anche un atteggiamento civile se non fosse che nei fatti garantisce i meno onesti, che difficilmente si fanno prendere con il bottino in mano.

Bisogna avere il coraggio di provare orrore, di scandalizzarsi, di non accettare la disonestà e la sopraffazione come un fatto inamovibile e congenito, contro cui è inutile opporsi, perché tanto nulla cambierà.

Abbassare la guardia è un invito per i furfanti di ogni specie a dare scandalo, a sporcare la politica, che può essere invece uno straordinario atto d'amore nei confronti degli altri di cui ci si occupa e di se stessi, reso ancora più sapido dai "piaceri" legittimi che se ne traggono.

Rinnovamento

I nostri sono tempi di rinnovamento. Come tutti i tempi.

C'è una generazione che preme carica di proposte, di idee, di metodi "giusti" per impegnarsi in politica e governare la città e il Paese.
Di fronte a loro stanno quelli che devono essere rinnovati, a volte fintamente disponibili, come natura comanda.
Lasciano qualche posizione, di quelle che richiedono tanti sacrifici e pochi emolumenti, e così avanti i nuovi, che hanno la sensazione di essere finalmente giunti all'affermazione delle loro idee, che il futuro è presente.
Dichiarazioni straordinarie dei rinnovatori ci descrivono il mondo che verrà presto, le "meravigliose sorti e progressive". Un mondo in cui la democrazia è piena e la selezione premia i migliori.

 

Se trasferiamo queste aspettative nella vita interna dei partiti ci prende lo sconforto più cupo.
Nel centrodestra nostrano, se c'è un'attività di partito è così sotterranea da non emergere in alcuna forma, tanto da far pensare che qualche elaborazione di idee è del tutto personale ed è il web l'unico terreno di confronto.

 

Nel PD, che è l'unico partito di centrosinistra di cui si ha ancora notizia, è aperta la fase congressuale e ci sono segnali di rinnovamento, ma puntualmente verranno sommersi dal "vecchio" che avanza e che trova nella conta delle tessere la sua migliore espressione.

Vere o finte, adesioni sincere o interessate, sono le tessere e chi le detiene che decide chi emerge.

 

Allora, oltre le idee per vivere meglio e far prosperare la nostra comunità, di cui certo abbiamo bisogno, suggeriamo ai nostri rinnovatori di accogliere i suggerimenti di padre Furno.
Sarebbe già un punto di arrivo.
La consapevolezza del peccato è prioritaria. La coscienza del male che si fa è l'unico traguardo da cui si può procedere per modificare leggi e prassi della politica, il metodo e la sostanza.

Pubblicato il: 05/10/2009

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