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Cava del Botto. Note a margine di Giosuè Adimaro Fiaschi, presidente di Sece Spa.'Oggi è il momento delle considerazioni'

di Giosuè Adimaro Fiaschi, presidente di Sece Spa

 

C'è stato un tempo per il silenzio, per la riflessione, per l'azione, oggi è il momento delle considerazioni. Per tale ragione, e nonostante la mia "nota" riservatezza, ritengo doveroso esporre alla cittadinanza orvietana alcune mie brevissime riflessioni in merito ad una vicenda che, ove non fosse stata risolta positivamente dal consiglio di Stato, avrebbe inciso in termini molto negativi sull'imprenditoria orvietana e, conseguentemente, sui suoi livelli occupazionali. Non nascondo che per noi sono stati mesi di estrema difficoltà: l'annullamento dell'autorizzazione all'estrazione di materiale basaltico - fondamentale nella costruzione della rete ferroviaria e stradale - disposto dal Tar dell'Umbria con la sentenza del settembre 2008, ci ha impedito di operare in un momento già reso difficilissimo dalla ben nota congiuntura economica negativa.

 

Ulteriore profilo di gravità si è configurato nell'impossibilità per il personale della Sece Spa di ricorrere allo strumento della cassa integrazione. Ed invero, a fronte della prospettiva di licenziamento anche di un solo operaio, abbiamo deciso, non senza indescrivibili disagi, di riattivare una cava già da tempo dismessa, cercando di superare la stasi del lungo periodo che - con ragionevole previsione - ci divideva dalla fissazione dell'udienza dinanzi al Supremo Collegio di giustizia amministrativa.

 

Ebbene, mi è doveroso riconoscere, in un momento di comprensibile intensità emotiva, che non sarei riuscito a superare la sfavorevole congiuntura senza l'impagabile sostegno delle risorse umane della Sece Spa, la leale collaborazione delle Istituzioni regionali, provinciali e locali, l'ineguagliabile professionalità della Confindustria dell'Umbria e del "pool" di professionisti nominati per sostenere le mie ragioni dinanzi alla magistratura amministrativa. A loro tutti va il mio sincero ringraziamento. Ciò premesso in ordine alla conclusione del "complesso" iter giudiziario della vicenda, e preso atto delle inequivocabili e definitive statizioni del massimo consesso giurisdizionale amministrativo, ritengo opportuna una riflessione pubblica in relazione ad un meccanismo potenzialmente perverso che si innesta nel momento in cui ci si rivolge alla magistratura denunciando presunte violazioni di diritti o di legittimi interessi.

 

La verità è che esistono due modi - alternativi - di rapportarsi alla realtà socio - ambientale nella quale si vive, stabilmente o occasionalmente. Da una parte c'è chi vive ogni giorno il fascino della meravigliosa Umbria, si propone come sostenitore - se non promotore - del suo sviluppo economico e imprenditoriale. Costui darà sempre il "benvenuto" a quanti altri metteranno a disposizione la loro indiscutibile professionalità per l'affermazione di attività imprenditoriali che sono nelle aspettative degli orvietani laboriosi e onesti. Ancorché i capelli bianchi mi siano spuntati da tempo, la mia porta resterà sempre aperta, per collaborazioni e anche confronti, che dovessero comportare una crescita nell'interesse della sana gente di Orvieto. Dall'altra parte c'è chi evidentemente nell'Umbria identifica un rifugio più o meno ozioso; non sente gli orvietani come concittadini, ma solo come mere comparse di un suo idilliaco "buen ritiro". Non vive questa terra ma si limita a rimanere recluso nel suo sontuoso casale durante brevi vacanze finalizzate a ritemprare le membra stanche delle fatiche romane.

 

Come è facile - mi viene da pensare - difendere il proprio personale interesse, magari circoscritto all'ascolto del frinire dei grilli in un giardino ben curato, con assoluta indifferenza alla perdita del posto di lavoro per tanta gente, al dramma della disoccupazione che di riflesso vivono le famiglie. Tutto questo sarebbe avvenuto se ci fosse stato l'azzeramento della nostra attività produttiva. Questa vicenda, conclusivamente, seppure ha comportato a me tanta amarezza, sarà servita - è auspicabile - a far comprendere a più di qualcuno che l'Umbria non è un paradiso per pochi e neppure un parco giochi per bambini viziati. E' terra viva, fatta di persone vere, che lavorano duramente, gioiscono, soffrono, sognano. Ma che non sanno che farsene di opinabili iniziative di legulei e causidici con molto tempo a disposizione.

 

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Pubblicato il: 03/10/2009

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