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Barbabella, nessuno spreco e nessun fallimento

di Stefania Tomba La documentazione offerta da Barbabella sbaraglia la favola metropolitana del milione di euro "sperperati" e documenta il difficile rapporto con il Comune, che avrebbe di fatto impedito ad RPO di svolgere il suo compito

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di Stefania Tomba

ORVIETO - "Nessuno spreco di risorse pubbliche e nessun fallimento: Rpo ha fatto il proprio dovere, restituendo per giunta la metà del capitale al Comune. Il tutto in condizioni rese progressivamente sempre più difficili proprio dal socio unico, ovvero il Comune stesso".

In una parola: se del naufragio della vecchia Spa, sul quale si sta appuntando l'interesse della Corte dei Conti, si cerca un responsabile questo non è Rpo, ma l'amministrazione comunale. L'ex presidente di Risorse per Orvieto, Franco Raimondo Barbabella (con lui ieri mattina in conferenza stampa tutto il vecchio cda di Rpo) non si difende, denuncia. Denuncia una "incomprensibile campagna di deformazione della realtà" alla luce di come si sono effettivamente svolte le cose. Cose che, dice, erano chiare sin dal 2005. "Allora - si chiede - perché si continua a far finta di non capire?". "Invece di chiedersi - insiste Barbabella - perché il socio unico non abbia sostenuto la società di sua proprietà - come sarebbe stato suo interesse e dovere fare - e, al contrario, l'abbia ostacolata fino a costringere di fatto il cda alle dimissioni per impossibilità di portare avanti i compiti ad esso affidati, si preferisce lanciare accuse generiche e parlare di fallimento, facendo intendere che la responsabilità sarebbe in capo ad Rpo".

Barbabella, insomma, non ci sta a passare per "incapace e passivo" come è stato detto, e con le dichiarazioni - pesanti - tira fuori anche i documenti per spiegare che la tanto vituperata Rpo, nata nel 2004 per la rifunzionalizzazione della ex caserma Piave, il suo dovere l'ha fatto, l'ha fatto ovviamente nei limiti delle condizioni in cui ha dovuto operare. E l'ha fatto al punto che - sostiene Barbabella - "se il Comune lo avesse consentito, le gare si sarebbero potute espletare già nell'inverno 2005 - 2006 ed ottenere la rifunzionalizzazione nei tre anni successivi, cioè entro il 2009".

Ma veniamo ai fatti, o meglio ai presunti "sabotaggi" da parte del Comune nell'intera vicenda.  

Ici: "Il Comune - ha spiegato Barbabella - si è ripreso sotto forma di Ici circa 280mila euro, cioè più di un quarto del capitale sociale". In pratica l'amministrazione "non ha mai permesso ad Rpo di avere altre entrate - ha detto - non ha voluto ripristinare il capitale sociale, ovviamente impegnato per raggiungere l'obiettivo assegnato, e però ha preteso il pagamento dell'Ici anche nel momento in cui un apposito parere legale commissionato da Rpo e tempestivamente trasmesso, dimostrava che il Comune poteva o soprassedere almeno temporaneamente fino al riuso effettivo degli immobili".

Business plan: il piano di massima per il riuso della caserma è arrivato in consiglio il 22 giugno 2005 nonostante, dice Barbabella, "ostacoli progressivi, fino al tentativo da parte di diversi soggetti di impedirne la discussione".

Il fondo regionale: Mentre, tra giugno e ottobre 2005, il cda era impegnato a strutturare le procedure per gli appalti, si assiste al "tentativo di concretizzare l'idea del passaggio del patrimonio costituito dall'ex Piave nella disponibilità di Res Spa (l'immobiliare regionale)". Ipotesi che il cda di Rpo oggi rivendica con forza di aver scongiurato, "perché - ha spiegato Barbabella - ciò avrebbe significato per la città perdere ogni controllo, non solo sulla proprietà ma di fatto anche sulle destinazioni, con danno facilmente immaginabile".

L'attendismo del Comune: tra l'autunno 2005 e l'estate 2006, l'ex presidente di Rpo denuncia una lunga fase di "rinvii ed attese del socio unico rispetto alle sollecitazioni di operatività del cda di Rpo, fino al passaggio della società da Spa a Srl finalmente deciso dal Comune nel mese di luglio di quell'anno. Infine, da luglio a novembre dello stesso 2006, la fase in cui si chiarisce progressivamente che il socio unico non ha alcuna intenzione di mantenere gli impegni assunti per cui il cda all'unanimità decide le dimissioni irrevocabili".

Quanto al milione di euro di capitale sociale, ecco come è stato impiegato: circa 180mila euro per l'avvio e poi il funzionamento della società e la gestione dei locali nei tre anni di attività della Spa, circa 130mila euro per il funzionamento degli organi societari, amministratori e sindaci, e tenuta della contabilità (sempre dal 2004 al 2006), circa 140mila euro per l'elaborazione del piano economico finanziario e dei connessi piano architettonico di massima e stima dei costi di trasformazione, cioè gli studi di base per procedere poi alle gare, circa 280mila euro di capitale sociale restituito al Comune sotto forma di Ici, circa 30mila euro per spese varie di manutenzione degli immobili e delle alberature, il resto, circa 230mila euro sono restati nel patrimonio della nuova società, la Rpo srl. "In sostanza, non solo non c'è stato alcuno spreco o fallimento - fa notare Barbella - ma il Comune si è ripreso oltre il 50% del capitale".

 

Pubblicato il: 26/09/2009

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