Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

La parola ad Araldo Forbicioni

di Pier Luigi Leoni Da un'intervista al Comune nuovo del 1980. L'atteggiamento sereno e costruttivo di fronte alla politica cittadina di uno che, all'epoca, era politicamente un "intoccabile". Lucidità, saggezza e nobiltà d'animo emergono in questa pagina. Essa documenta a avvalora la fama che l'ingegner Araldo Forbicioni ha meritato come uomo buono e onesto, come eccellente professionista e come orvietano vero

foto di copertina

In una intervista al COMUNE NUOVO, nell'ottobre del 1980, il compianto professionista orvietano, neoloetto consigliere comunale, esponeva i suoi principi di sana amministrazione. Lucidità, saggezza e nobiltà d'animo emergono in questa pagina. Essa documenta a avvalora la fama che l'ingegner Araldo Forbicioni ha meritato come uomo buono e onesto, come eccellente professionista e come orvietano vero.

Dopo trent'anni, l'atteggiamento sereno e costruttivo di fronte alla politica cittadina di uno che, all'epoca, era politicamente un "intoccabile",  suona come un richiamo più vivo e più utile che mai.

Pier Luigi Leoni

Come intende impostare la sua attività di opposizione in Consiglio comunale?

Nel Consiglio Comunale io mi sento, prima di tutto, cittadino e orvietano e quindi responsabile di portare la mia piccola pietra  al cantiere, con una collaborazione per  il «buon governo» maturata vivendo dentro la città fra i cittadini e fatta di studi, di idee e di proposte.

Per questo spirito di impegno, fin dalla prima seduta, (senza bla bla bla  di inutili rituali affermazioni di principio)  mi è venuto spontaneo dare il mio voto (" a perdere", non richiesto e materialmente non influente) alla elezione del Sindaco (Franco Raimondo Barbatella, n.d.r.) e degli Assessori. Voto che qualcuno, scioccamente, ha ritenuto scandaloso e provocatorio o almeno bizzarro. E sono tutto felice della "bizzarria", ora che ho letto il bellissimo e civilissimo articolo "Battere la faziosità" (di Dante Freddi, n.d.r.) ne Il Comune Nuovo di settembre, che veramente indica un nuovo modo di governare.

Per questo spirito di impegno, fin dalla seconda seduta, dopo aver criticato alcune decisioni (sugli incongruenti Piani Particolareggiati e su "nepotistici" e costosi incarichi professionali ecc.) ho concluso con la raccomandazione di non continuare sulla brutta strada e con una, seppur tiepida, approvazione (per questa volta!).

Come oppositore sentirò, comunque, sempre il dovere di controllare, ispezionare, verificare ogni documento e ogni attività della Giunta per rimarcare e controbattere quelle che a me sembreranno omissioni, facilonerie ed errori. Con l'unico scopo di andare alla concretezza delle cose che, in amministrazione, devono essere tradotte in numeri e in operazioni, e non in chiacchiere che coprono il vuoto mentale. Senza la grinta cogitabonda, anzi torva e saccente, che è poi la violenza dei faziosi possessori della verità; senza pregiudizi e con "vigile" fiducia nella nuova Giunta e soprattutto nel nuovo Sindaco, che spero veramente disposti a recepire e discutere le osservazioni e le istanze e le raccomandazioni della minoranza, nell'interesse della città prima che nell'interesse del partito.

Approfitto dell'occasione che mi viene data con questa intervista per dire ai cittadini che io sono sempre a disposizione per "trasmettere" con energia le loro idee e le eventuali lagnanze. Prometto che cercherò di non farmi "straccare".

Spero, infine, che Il Comune Nuovo mi darà spazio per tenere al correte i cittadini sull'attività (e/o passività) del Consiglio comunale e del Comune, che deve veramente diventare la casa di vetro per tutti.

Come giudica complessivamente la gestione di Orvieto nel dopoguerra?

In un primo momento ero stato tentato di riportare "sic et simpliciter" un elenco delle cose non realizzate o mal fatte, degli interventi semplicistici, delle situazioni ancora precarie, delle scelte sbagliate o tardive, delle spese inopportune, delle carenze, dei favoritismi, imputabili all'amministrazione, che si avvia al secondo trentennio di governo, per poi lasciare al cittadino ogni giudizio.

Ma non mi è parso né onesto né costruttivo buttarmi solamente a criticare; anche perché, dall'esterno e senza conoscere le situazioni, le condizioni e le motivazioni, ciò è troppo facile.

Su tali argomenti intendo però tornare un po' alla volta, con interpellanze e articoli (specialmente se l'andazzo non dovesse cambiare!) al fine di utilizzare gli errori come esperienze e la critica come "magistra" per un migliore governo futuro.

Quali sono le principali carenze dell'Amministrazione comunale?

a) Secondo me è la "vocazione" monocolore del Comune di Orvieto e quindi l'assoluta inamovibilità del Regime, che soprattutto nuoce, per così dire "fisiologicamente", a un'apertura politica (non politicizzata) verso i problemi vecchi e nuovi della città. Senza nemmeno il rischio di un ricambio (e contando sulla mancanza di uno stretto controllo e sull'apatia di noi Orvietani) la maggioranza si sente tranquilla, strapotente, e perciò bloccata verso le idee degli "altri".  Facile alle scelte affrettate dell'ultimo momento e alle decisioni, diciamo così, non professionali; acritica rispetto a quanto decide il Grande Capo (che potrebbe non avere sempre ragione!).

b) Un altro errore di fondo dovuto, pur esso, alla rigida dogmatica marxista, è quello di non favorire l'iniziativa (controllata) privata, che permetterebbe l'ideazione e la realizzazione di tante opere nell'interesse di tutti, con il massimo anticipo.

c) A questo si riallaccia la carenza di partecipazione (dovuta solo in parte alla passività degli Orvietani), cioè di quella "tempesta di cervelli" fatta di discussioni, di idee, di fantasia, che potrebbe dare nuovo apporto e nuove sollecitazioni ai "pensamenti" degli amministratori. Questo difetto, per quanto riguarda il Comune, nasce già da manifesti e "gride" municipali mal fatti e mal disposti, dalla stitica publicizzazione, anche sui giornali, da un albo pretorio scomodo e angusto, dalla mancanza di un luogo di riunione a contatto con la piazza (ad esempio la galleria del Moro ecc.).

Spero che le manchevolezze riscontrate puntigliosamente e coscienziosamente da me e da ciascuno dei membri della minoranza, con la documentazione necessaria, possano, pian piano, rendere ognuno dei membri della maggioranza (e della Giunta) più disponibili alla discussione e al recepimento delle idee anche degli "altri" cittadini, di cui va sollecitata e tecnicamente predisposta e favorita una vera partecipazione. Ponendo gli interessi della città al di sopra del mero interesse elettorale e di parte o, peggio, di invecchiate e sorpassate ideologie.

 

 

Pubblicato il: 14/09/2009

Torna alle notizie...