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La vicenda di Slow Food è l'inizio della caccia a ottobre rosso

di Giorgio Santelli Decidere di non fare quest'anno 'Orvieto con Gusto' è un autogol clamoroso, perché la manifestazione si finanzia da sola

di Giorgio Santelli, consigliere provinciale, presidente assemblea dei sindaci del Circondario

Slow food non si farà. O meglio, sembra che le passeggiate del gusto quest'anno non si potranno fare. Di fronte al primo evento di vera promozione della città, si cominciano a soffrire le forti difficoltà di bilancio. Eppure la passata edizione di Orvieto con gusto chiuse in attivo. Un attivo reale, poiché a fronte di 72mila euro di spese vi furono 72mila euro di entrate. E il contributo del Comune andò a lenire le deboli casse della TeMa. Il Palazzo del Gusto - Istituzione provinciale - fece la sua parte. Le passeggiate del gusto sono un marchio di qualità che ad ottobre hanno sempre attratto turisti in città. Decidere di evitarle è un autogol clamoroso, proprio alla luce di quel che si diceva in premessa, ovvero il fatto che si finanzino da sole. Onestamente ci si aspettava che, visti i risultati, i due giorni di passeggiata diventassero quattro. Definire, al contrario, unicamente un percorso fra i ristoratori della città non basta, perché sono scelte che centinaia di città fanno normalmente. E perché l'attrattiva turistica viene meno e non penso che i fatturati dei ristoratori aumenteranno vertiginosamente in occasione di Orvieto con gusto. La differenza reale, infatti, era rappresentata dal poter passeggiare per i vicoli e gli edifici storici della città, degustando prodotti di qualità.

La vicenda Orvieto con gusto apre la discussione su tutti i grandi eventi che per diversi anni sono stati portati avanti fra mille difficoltà dall'assessore Pirrko Peltonen, dall'associazione TeMa, dal Palazzo del Gusto che, nonostante le difficoltà di bilancio, molto hanno fatto per risanare i conti e per non perdere pezzi importanti della politica di marketing territoriale della città che è marketing territoriale a favore di tutto il comprensorio. La città e la politica si sta crogiolando un po' troppo puntando quasi tutte le sue speranze sul nuovo sindaco, su Toni Concina, sulla sua possibilità di raccogliere sponsorizzazioni (per gli eventi, per Umbria Jazz), sulle sue possibilità di farsi dare da Palazzo Chigi quei 4 milioni di euro necessari per risolvere il buco di bilancio. Penso sia sbagliato. Per due motivi. Il primo è che si potrebbe arrivare alla conclusione che se il sindaco non riuscisse a portare a casa questi risultati tradirebbe le aspettative di cittadini e di elettori. Il secondo - anche se ammetto è ancora un po' presto per dirlo - mancherebbe ancora alla città una vera strategia legata ad un progetto di rinascita. Il primo errore è politico. Un sindaco non è responsabile del found rising di una città. Né è moralmente ed eticamente corretto (penso alla politica per quel che dovrebbe davvero essere) immaginare che i problemi di una città si risolvano perché si è nelle grazie di un Presidente del Consiglio, qualunque appartenenza abbia e qualunque colore politico rappresenti. La città piomberebbe in una sorta di "vassallaggio" che ci porterebbe indietro negli anni. Ed allora il sindaco lo potrebbe fare non chi propone un progetto politico ed economico di sviluppo per una comunità, ma chi riesce, al di fuori delle regole di bilancio nazionale, a racimolare soldi per evitare disastri.

Se si torna alla logica per cui la periferia spende e lo Stato ripiana, decine di anni di legislazione per la salvaguardia della spesa pubblica se ne andrebbero a quel paese. E quel debito resterebbe intatto, ma trasferito sulle spalle di tutti gli italiani. Magra consolazione.

Con questo non dico che i viaggi del Sindaco a Palazzo Chigi siano inutili. Ben venga un aiuto dallo Stato, per evitare il commissariamento che alla fine otterrebbe gli stessi risultati (una città non fallisce, né si portano i libri in tribunale). Ma a fianco di un contributo straordinario ci dovrebbe essere la capacità di proporre un progetto per il futuro. Voglio pensare che l'impasse rappresentata da Orvieto con Gusto sia solo un errore. Voglio sperare che non si realizzino scelte dettate da una sorta di "caccia a ottobre rosso" ma che siano al contrario scelte dettate dalla volontà di dare futuro alla città e al comprensorio. Per questo penso che a settembre, con la ripresa piena dell'attività politica in tutti i comuni del comprensorio, ci debba essere un'assemblea dei sindaci del Circondario per cominciare a discutere di rete, di progetti comuni, di reali possibilità di sviluppo comune. Se non si definisce che il problema economico di Orvieto è un problema di tutto il comprensorio, del territorio provinciale e della stessa Regione, non si può uscire da questa crisi. Anche perché il buco di bilancio - e lo dico io che appartengo alle sensibilità culturali del centro sinistra - frutto degli ultimi 10 anni, non lo vedo legato unicamente a scelte improvvide, ma anche all'erogazione di servizi sovradimensionati per una città di 22mila abitanti, proprio perché contribuivano al buon vivere di tutto il comprensorio. Penso al Teatro Mancinelli, penso ai servizi socio assistenziali, penso proprio alle politiche di marketing, ai grandi eventi. E da questo punto di vista vale la pena lanciare anche un messaggio alla Regione. Prima il Puc, recentemente anche i piani di formazione, hanno fatto "fuori" l'Orvietano. Applicare per il nostro comprensorio la cura dell'eutanasia è una improvvida scelta. La Provincia di Terni con il Presidente Feliciano Polli, il messaggio lo ha recepito. La Regione sembra un po' più dura d'orecchie.

 

 

Pubblicato il: 21/08/2009

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