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Il Babbo

Marco Conticelli racconta di Marcello, il padre, e ringrazia i tanti che gli sono stati vicini

Guardando dall'altare verso la navata della Chiesa di S.Andrea mi sono chiesto: "cavolo, tutta questa gente per il mio babbo?".

Da questo ho avuto la conferma che Marcello, per noi figli il babbo, nella sua vita ha seminato bene e spero che il Signore gli consenta di raccogliere i frutti di questa semina.

Mi dicono che sono il figlio che più gli somigliava, non solo nei tratti somatici ma anche come carattere.

Di sicuro il babbo mi ha dato un grande insegnamento che spero di poter trasferire ai miei figli: l'umiltà.

Sì, è stato un'artista di valore, ha eseguito lavori importanti, ha amato profondamente la sua città, ma io oggi lo ricordo soltanto come un babbo pieno d'amore per i suoi figli, sempre secondi però rispetto alla sua Bebbi.

Mi tornano in mente tantissime cose, quando da bambini ci portava la domenica alla stazione ferroviaria a vedere il passaggio dei treni di cui era un grande appassionato, quando andavo con lui nelle case a montare qualche lavoro ed io, dotato di una normalissima intelligenza, faticavo a stargli dietro ed a capire quello che mi chiedeva di fare, quando andavamo alla ricerca di Nazzareno che ci veniva segnalato "cotto" da qualche parte del territorio e lo riportavamo a casa, quando la mattina prendevamo il caffè insieme a piazza del Duomo dove io facevo servizio da vigile urbano e lui lavorava all'Azienda del Turismo, quando era chino sul tavolo da disegno a casa insieme alla signora Pacini ed io avevo timore perché lei spesso urlava arrabbiata con il babbo (poi, alla fine, agiva sempre come proponeva il babbo!) , quando si facevano le cene a casa insieme all'architetto Stramaccioni, all'architetto Leoni, a Nello, a Gastone, al prof. Cavallo, a Ugo, a Luciano e tanti altri.

Ho vissuto gli anni più belli della mia adolescenza nella bottega del babbo, si respirava un'aria semplice ma al tempo stesso vera, concreta; Antonio, Angelo, Massimo, mio cugino Stefano, Corrado Costanzi, Gastone con la tromba, Cesare Riccetti che mi faceva impressione per il suo "mezzo dito" da buon falegname, Nazzareno, Pio Ilice, personaggi di stagioni irripetibili.

Mi scuso con gli amici della C.N.A. di Orvieto che, per la commozione, non ho citato al termine della celebrazione eucaristica, ringraziandoli di cuore.

Grazie a tutti per la grande dimostrazione d'affetto verso il nostro babbo e verso la nostra famiglia.

Grazie a Giovanni, braccia e gambe del babbo, per l'amore con cui lo ha curato.

Un ringraziamento a tutti i Sacerdoti e ai Diaconi della Diocesi, in particolare a Don Andrea, a Fulvio ed al Cardinale Ennio Antonelli.

Grazie ai Sindaci Concina e Cocco, al mio Comandante Mauro Vinciotti, a tutti i colleghi della Polizia Municipale di Orvieto ed all'Associazione Lea Pacini.

Un grazie a tutti coloro che ci hanno scritto, ai Direttori dei giornali on line e cartacei per gli articoli sul babbo, a coloro che hanno commentato questi articoli, a coloro che hanno chiamato.

Grazie alle persone che non conoscevo, ma che conoscevano il babbo, per le belle parole.

Un grazie di cuore a Luciano Coppola per esserci stato particolarmente vicino.

Spero tanto che il babbo non sia dimenticato dalla città che tanto ha amato.

Pubblicato il: 08/08/2009

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