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Piave. Ricominciamo da zero

di Dante Freddi La voglia nella nuova Amministrazione di rimettere le mani nel processo di riutilizzazione della caserma e del vecchio ospedale, fin qui avviato da altri, è forte e comprensibile. Ma significherebbe anni di stallo e problemi strordinari a comporre una maggioranza disponibile  a ricominciatre tutto ex novo. E poi, perché?

foto di copertina

Il prossimo appuntamento decisamente impegnativo per la nuova Amministrazione di Orvieto è decidere della caserma Piave e dell'ex ospedale. Già in campagna elettorale il sindaco aveva espresso perplessità sul bando ed  è possibile che si voglia rimettere in discussione tutto il processo avviato dalla precedente Amministrazione e indirizzato dal consulente di Mocio Gianni Stella, collega di Còncina a Telecom.  "A breve dovremo aprire le buste della gara europea già espletata dalla precedente amministrazione e vedremo se le proposte pervenute sono adeguate alla complessità del bando". Così si è espresso  Còncina alcuni giorni fa e ha aggiunto che "Posso dire che in questi giorni, insieme con un architetto e urbanista di livello internazionale che è anche un grande amico, ho già potuto visitare il complesso dell'ex caserma Piave. Il problema relativo allo studio della caserma non è da sottovalutare". Insomma, il sindaco sta studiando il futuro, ma sarebbe utile, crediamo, che analizzi anche il passato.
Alle due buste presentate dai concorrenti al bando e che dovranno essere aperte, ci si è arrivati dopo anni. Dopo Risorse per Orvieto di Barbabella e il suo business plan, poi la sostanziale demolizione della società da parte di Mocio e Capoccia, conseguente alla vittoria dei "fassiniani" nei Ds, fino alle partecipazioni con la poloazione, ai consigli comunali, ai bandi internazionali.
Insomma, d'accordo o no con i risultati, il processo per la riutilizzazione della caserma è stato lungo, sofferto, istituzionalmente corretto, perfino formalmente partecipato.
Nel merito ci entreremo quando saranno conosciute ufficialmente le proposte, ma vorrei porre sul tavolo una questione di metodo: se ogni forza che vince il "potere", prima Mocio e Capoccia ora Còncina, decide di mettere in discussione la Piave, ad un risultato non ci arriveremo mai, a meno di un decennio ed oltre di continuità amministrativa.

Capisco che è molto più creativo e soddisfacente lavorare sulla ex caserma e su un progetto storico per la città piuttosto che gestire fogne e manutenzione dei cimiteri e bilancio in rosso, ma se chi arriva smonta questa "tela di Penelope", corriamo il rischio che gli investitori si rivolgano alle decine di caserme e fabbriche in disuso che cercano un loro "autore" in tutta Italia.
Perché se non c'è fiducia in chi detiene il potere di gestione del territorio, di viabilità e programmazione edilizia, chi investirà mai un centinaio di milioni di euro?  e il futuro che la città si aspetta dalla Piave quando diverrà presente? e la maggioranza perché dovrebbe accettare di cancellare una sua scelta maturata in anni, a meno, certamente, di qualche "genialata" oggettiva e indiscutibile?
Domande che già oggi hanno bisogno di risposta.

Pubblicato il: 27/07/2009

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