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PIANO FAUNISTICO VENATORIO: APPROVATO IL DOCUMENTO CHE REGOLA LE ATTIVITÀ LEGATE ALLA CACCIA ED ALLA GESTIONE DEL TERRITORIO

Svolge le funzioni di un vero e proprio 'piano regolatore' delle attività legate alla caccia e alla gestione del territorio

Con 16 voti favorevoli e 8 astensioni,  l'Aula di Palazzo Cesaroni ha approvato il 21 luglio scorso il Piano faunistico venatorio, la  cui discussione era stata avviata nella seduta del 14 luglio scorso.
Il Piano faunistico venatorio regionale umbro svolge le funzioni di un vero e proprio 'piano regolatore' delle attività legate alla caccia e alla gestione del territorio con il fine ultimo di migliorare la qualità e la
riproduzione della selvaggina in Umbria. Calcola in modo più preciso, sulla base di accertamenti scientifici - ortofotocarta di VoloItalia del 2001 e digitalizzazione a schermo, in scala 1:5.000 - la superficie
agro-silvo-pastorale sulla quale viene effettivamente esercitata la caccia, fissandola al momento in 612.986 ettari. Fissa altresì in 198.473 ettari la superficie di territorio protetto, complessivamente inteso.
Indica quattro grandi obiettivi da conseguire: un ruolo più definito ed effettivo delle due Province (Perugia e Terni) in tema di pianificazione degli ambiti territoriali protetti (istituzione, distribuzione e dimensioni) da tenere costantemente aggiornati; una più puntuale classificazione degli allevamenti da utilizzare a scopo di ripopolamento, prevedendo requisiti minimi e parametri che garantiscano la qualità, anche certificata, della selvaggina immessa nei territori a fini riproduttivi; la gestione responsabile della specie cinghiale che arreca i danni maggiori alle produzioni agricole e che richiede l'approntamento di interventi selettivi per il controllo della specie sulla base di una conoscenza aggiornata della presenza degli stessi animali nei vari
territori; la tutela e la gestione della fauna selvatica, sia di interesse venatorio che naturalistico con relativi elenchi delle specie prese in considerazione e che non esclude il ripristino di particolari tipi di vegetazioni, ad esempio le vecchie siepi di confine che garantivano riparo e habitat riproduttivo.
Pur facendo riferimento alle linee guida definite dal Consiglio regionale nel 1983 ed al precedente Piano del 1996, il Piano faunistico nasce su basi conoscitive, di tipo scientifico, aggiornate da una costante acquisizione di dati e di osservazioni prodotte in gran parte dall'Osservatorio faunistico regionale. Il Piano che al termine di un ampio percorso partecipato "ha raccolto consensi sia da parte del mondo venatorio che da quello ambientalista", fissa anche principi e criteri per la costituzione e gestione degli Ambiti territoriali, per l'allevamento della selvaggina destinata a scopi di ripopolamento e alimentari; per il miglioramento ambientale indicando le specie arboree tradizionali da reimpiantare; per prevenire e controllare i danni provocati dalla fauna selvatica all'agricoltura; per il recepimento delle Direttive Cee 92/43, 'Habitat', e 'Rete natura
2000'. 

Pubblicato il: 24/07/2009

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