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Acas verso lo scorporo
Si cercano vie per uscire dalla crisi

Sarebbe questa la soluzione ipotizzata, ieri mattina in Regione. Un primo incontro interlocutorio cui hanno partecipato, oltre ai sindacati, gli assessori Mario Giovannetti e Vincenzo Riommi e la stessa imprenditrice Giovanna Bernini

ORVIETO - Acas verso lo scorporo: dividere l'azienda per settori di competenza e regolarizzare la posizione col fisco, in cambio la Regione acconsentirebbe a modificare lo statuto, affidando i servizi direttamente alla società senza passare per Webred. Sarebbe questa la soluzione ipotizzata, ieri mattina in Regione, in merito allo scandalo della maxi evasione fiscale di Acas service, l'azienda orvietana attiva nei servizi di web center, call center e front office per Asl e pubbliche amministrazioni che sta mettendo a rischio 216 posti di lavoro, in Umbria. Obiettivo di sindacati ed istituzioni: non perdere neanche un posto di lavoro. Si è trattato ovviamente, di un primo incontro interlocutorio cui hanno partecipato, oltre ai sindacati, gli assessori Mario Giovannetti e Vincenzo Riommi e la stessa imprenditrice Giovanna Bernini, socio unico e amministratore unico di Acas che, per la vicenda, è indagata per violazione delle norme penali - tributarie. Tuttavia alcune ipotesi sono già state fatte. In particolare, l'azienda si sarebbe detta disponibile ad uno scorporo in base alle funzioni (ci sarebbero già alcune aziende interessate per un possibile affitto di ramo d'azienda). Nel frattempo, però, la Bernini dovrebbe tentate di dilazionare i pagamenti per regolarizzare la sua posizione col fisco. Mentre la Regione, in cambio, starebbe valutando la possibilità di un affidamento diretto ad Acas dei servizi che attualmente gestisce in Umbria (servizi di sportello per la Asl 1 di Città di Castello, la Asl 4 di Terni e la Asl 2 di Perugia e tutta l'azienda ospedaliera di Perugia). Per quel che riguarda la Sicilia dove Acas gestisce i call center del cup per la Asl 5 di Messina e l'ospedale Papardo, l'affidamento, invece, scade ad ottobre. Adesso sindacati, istituzioni e azienda si sono dati una settimana di tempo per compiere una serie di verifiche, a partire dalla possibilità di sistemare la situazione sotto il profilo della regolarità contributiva in assenza della quale la strada è sbarrata per qualsiasi tipo di finanziamento o ulteriore ipotesi. "Tale situazione desta molta preoccupazione - è stato il commento ieri del vicepresidente regionale, Raffaele Nevi - perché oltre che a mettere in pericolo la continuazione del servizio e il futuro occupazionale di molti dipendenti, pone una serie d'interrogativi sulle valutazione e sui criteri che guidano la Regione Umbria nella scelta delle imprese a cui affidare i servizi senza gara". Nevi ha prodotto in merito un'interrogazione che verrà discussa la prossima settimana. "È il caso di fare piena luce sui criteri con cui la Regione affida una lunga serie di servizi e capire in primis che tipo di garanzie richieda dal momento che lo scandalo Acas non è certo un fulmine a ciel sereno", ha aggiunto ad Orvieto il capogruppo del Pdl, Stefano Olimpieri. Per il 2007, a carico di Acas, come noto, le fiamme gialle hanno scovato ricavi non dichiarati per tre milioni di euro, Iva non versata per 800mila euro, base imponibile Irap sottratta a tassazione per tre milioni di euro. E ancora, ritenute Irpef operate per circa 700mila euro ma non versate, al pari di 822mila euro di contributi Inps non versati per i propri dipendenti. Dallo scorso anno, inoltre, l'azienda è in grave sofferenza finanziaria a causa, è stato sempre detto, dei crediti vantati nei confronti delle Asl, specie quelle del Lazio dove l'azienda è attiva per la Asl di Roma A (tre ospedali: Regina Margherita, San Giacomo, George Eastman, ed il I- II- III- IV distretto ospedaliero).

Pubblicato il: 17/07/2009

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