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Alla tavola di un gentiluomo del 1700

Cosa prediligeva a tavola un importante personaggio della fine del 1700. Tra caffè, cioccolato, zucchero, olio e grano un tour virtuale nella sua dispensa.

Cultura

di Valeria Cioccolo

Siamo nel 1795. Muore un personaggio orvietano molto importante, ricco e potente (di cui non farò il nome ..). A beneficio degli eredi viene stilato un inventario dettagliato di tutti i beni che egli possedeva nel suo maestoso palazzo. L'inventario consente al lettore moderno di rivedere le stanze così come il nobiluomo le aveva lasciate, di ripercorrerle, tra mobili e quadri, permette addirittura di conoscere il contenuto di armadi, cassetti e della fornitissima libreria. Camminando camminando, si giunge a curiosare in cucina e nei magazzini dove erano perfettamente conservate pentole, servizi di piatti e bicchieri e naturalmente le provviste. Essendo il nostro uomo uno dei personaggi più in vista della città, poteva permettersi di avere cibi che naturalmente la maggior parte degli altri suoi concittadini non si sognava minimamente. A testimonianza di quello che poteva gustare a tavola ci sono proprio preziosi servizi e contenitori che rivelano le sue abitudini alimentari. Troviamo perciò nella credenza accanto a padelle e pentole di varie forme e dimensioni, tazze da brodo, salsiere, la graticola per bruscare i crostini, insalatiere, caffettiere e il macinino da caffè. Moltissimi sono gli oggetti per cucinare dolci e per offrirli a eventuali ospiti: "graticole piccole da canditi", cioccolatiere di rame, "ferri per cialdoni", una "cucchiara per schiumare lo zucchero", stampini "da frutti gelati" e "a fette di melone", o ancora "sorbettiere" e "fruttiere". Non si disdegnava il rosolio, ma la parte del leone la faceva il vino. Nella dispensa infatti campeggiavano "49 bottiglie di vini diversi" e in cantina troviamo 22 barili e due botti piene. Aprendo la dispensa ci troviamo di fronte a prosciutti e lardo, strutto per cucinare, cotechini, agrumi, zucchero, caffè macinato. In cucina vi erano due "pescioniere" (che appunto servivano per conservare pesce, che Orvieto importava sia da Bolsena che dai mari di Montalto e Tarquinia), grano, moltissimo olio, aceto e ben 210 libre di cioccolato! di cui il nobiluomo era evidentemente molto ghiotto. Nella dispensa si trova conservato anche tabacco. A completare il quadro le credenze, che racchiudevano porcellane finissime, servizi da caffè, tè o cioccolata ("chicchere bianche di porcellana"), piatti, bicchieri ("cristalli" di varie forme e dimensioni, con calici o senza), caraffe e tovaglie di damasco e lino finissimo per apparecchiare sontuose tavole.

Insomma, ad essere invitati da questo importante personaggio era un lusso che certamente non tutti potevano vantare e che, oggi, preziose carte antiche ci riportano alla luce permettendoci in un certo senso di sederci a tavola con lui o di immagginarci nel trambusto dei preparativi di un lauto pasto tra i suoi numerosi servitori e cuochi.

Pubblicato il: 01/09/2003

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