Iniziato il processo in cui sono stati coinvolti Rodolfo Grancini e Guido Peperaio

ORVIETO - Massoneria a braccetto con la mafia per ritardare i processi. È arrivata di fronte ai giudici della terza sezione penale di Palermo, l'operazione "Hiram" che, giusto un anno fa, aveva portato agli arresti, per corruzione in atti giudiziari e concorso esterno in associazione mafiosa, otto persone (imprenditori, professionisti, anche una poliziotta), tra cui anche il faccendierre orvietano Rodolfo Grancini e il ficullese, impiegato della Cassazione, Guido Peparaio. Grancini, affiliato alla massoneria e personaggio centrale dell'inchiesta, è uscito dal processo. La sua posizione è stata stralciata per un difetto di notifica e gli atti a suo carico sono tornati di fronte al gip. Oggi riprende, invece, a Palermo il dibattimento. Oltre a Peparaio, sono imputati l'imprenditore mazarese Michele Accomando, il ginecologo palermitano Renato Gioacchino De Gregorio, l'imprenditore agrigentino Calogero Licata, gli imprenditori Calogero Russello di Agrigento e Nicolò Sorrentino di Marsala. I pubblici ministeri Asaro, Guido e Padova hanno citato come testi il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e alcuni magistrati della Cassazione. L'accusa ipotizza che vi siano state corruzioni (tangenti anche di 20mila euro) per ritardare la celebrazione di processi in Cassazione o l'esecuzione di misure cautelari. Almeno cinque gli episodi in cui il faccendiere orvietano - con amicizie politiche importanti e già presidente del circolo della Rupe di Dell'Utri - sarebbe entrato in azione con l'aiuto del ficullese individuato dall'accusa come il braccio destro dell'intera operazione. Il compito al quale i due avrebbero assolto sarebbe stato quello di far "dormire"il più possibile - come è detto nelle intercettazioni telefoniche - alcuni fascicoli scottanti nei cassetti della Cassazione.