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Zaino, astuccio e quaderni: andare a scuola costa il 18% in più

La prima stangata del dopo le ferie è già all´orizzonte

Società

Zaini e quaderni, lezioni private e corsi di lingue, dizionari ed enciclopedie, tasse e libri di testo, tutto è aumentato negli ultimi dodici mesi. E ancora una volta, l´incremento dei prezzi registrato sul campo supera il tasso d´inflazione segnalato dall´Istat, che pochi giorni fa dava il costo della vita in crescita del 2,8 per cento. (guarda quanto sono aumentati i prezzi di alcuni particolari prodotti per la scuola)
Ebbene, le spese per l´istruzione sono schizzate molto più in alto. Uno studio dell´Irisme Consulting per il mensile «Salvagente» in edicola giovedì prossimo rivela infatti che le famiglie italiane dovranno sborsare, in media, 530 euro per ogni figlio in età scolare.
Rispetto all´anno scorso fa un bel 4,7 per cento in più. Ma distribuito invertendo la regola di Robin Hood: si toglie molto più ai poveri per evitare di penalizzare troppo i ricchi. I genitori più vessati sono infatti quelli più attenti al risparmio, quelli che non inseguono le griffe ma si accontentano di diari e pennarelli «no logo». Un esempio? Nel 2002 un corredo completo per le scuole elementari «primo prezzo» (cioè il più economico sul mercato) costava 85 euro, quest´anno si sale improvvisamente a quota 100, con un aumento del 18 per cento. Cifre decisamente superiori, ma incrementi minori, per chi invece opta per gli articoli firmati: in questo caso il prezzo del corredo sale da 160 a 166 euro (vale a dire il quattro per cento in più).
«Rincarano i meno cari», sintetizza la ricerca. «Mentre l´anno scorso scegliere un corredo "primo prezzo" voleva dire risparmiare il 90 per cento rispetto al corrispondente griffato, oggi significa economizzare il 65 per cento. Una perdita del potere d´acquisto del 35 per cento, con una tendenza per nulla confortante, all´appiattimento dei prezzi».
A fare la differenza è anche il luogo in cui si acquista. I listini degli articoli non firmati sono lievitati al rialzo soprattutto nelle cartolerie e nelle librerie, dove l´indagine ha notato aumenti del 32 per cento (e dove, per attrezzare un ragazzo di scuola media con zaino e accessori di marca, si spendono tranquillamente più di 200 euro). Nei supermercati e nei grandi magazzini, la stangata per gli articoli senza griffe si attenua appena (più 14 per cento) mentre appare decisamente più contenuta negli ipermercati (più 6,21 per cento per le elementari e addirittura meno 10 per cento per le medie).
Si livellano invece le differenze territoriali. «Al Sud - spiega il rapporto - il corredo griffato continua a costare più che al Centro e al Nord, ma il gap si riduce sensibilmente soprattutto alle elementari: aumentano decisamente di più gli articoli scolastici proposti nei punti vendita centro-settentrionali. Si assiste quindi a un tendenziale appiattimento complessivo dei prezzi medi su scala nazionale».
La tendenza al rialzo sorprende anche perché lo scorso anno - complice l´arrivo dell´euro nelle tasche degli italiani - si era gridato allo scandalo, denunciando aumenti medi nell´ordine del 7 per cento. Quest´anno la corsa verso l´alto si è puntualmente ripetuta. Rispetto al 2001, insomma, gli accessori per la scuola hanno subito rincari che superano abbondantemente il dieci per cento.
Ma è l´intero comparto dell´istruzione ad essere vittima dell´impazzimento dei prezzi. Basta dire che - secondo la rilevazione del Salvagente - la sola voce ad avere subito incrementi inferiori all´inflazione reale (ma non a quella programmata, che incide sull´aumento dei salari) è quella dei libri di testo. Grazie anche al tetto di spesa fissato dal ministero dell´Istruzione - ma non sempre rispettato - la spesa a carico delle famiglie è cresciuta solo del 2,6 per cento. Se però si guardano le altre cifre del bilancio familiare destinato alla scuola, ci si accorge che c´è pochissimo di che gioire. Volano i costi delle lezioni private (+5,4 per cento), dei corsi di lingue e di informatica (+6,1 per cento), delle enciclopedie (+4 per cento), delle tasse e dei contributi (+3,8 per cento) nonché dei software e delle manutenzioni per gli ormai indispensabili personal computer (+8,2 per cento).
Non è un caso che le associazioni dei consumatori siano scese sul piede di guerra. Lo sciopero dei consumi del 16 settembre avrà tra i suoi obiettivi anche il caro scuola. Nel frattempo l´Intesa dei consumatori (il cartello tra le principali organizzazioni) continua a chiedere l´intervento del governo: «Bisogna aprire un confronto per un´azione concertata finalizzata a salvaguardare le famiglie più indigenti (fino a 15.000 euro), a rendere più efficienti i servizi pubblici e a impedire fenomeni speculativi sui prezzi finali».

Pubblicato il: 27/08/2003

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