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Lago di Corbara. Sponde ricoperte di rifiuti e turisti in fuga

Non funziona il servizio di manutenzione delle sponde del lago appaltato ad una società ternana operante nel settore rifiuti

ORVIETO - Lago di Corbara, sponde ricoperte di rifiuti e turisti in fuga. "Arrivano, guardano e se ne vanno indignati". Così i gestori delle decine di camping, alberghi e ristoranti disseminati lungo le sponde del lago di Corbara descrivono la "diaspora" dei loro clienti in questo difficile avvio di primavera. A far scappare a gambe levate i turisti sembrerebbe essere, dalle testimonianze rese dagli operatori del settore, la coltre di rifiuti e detriti che ricoprono praticamente ogni angolo della spiaggia che circonda lo specchio d'acqua. "Rifiuti, sia di natura organica che inorganica,  - spiega  Vittorugo Lamincia, proprietario del camping-hotel Scacco Matto - che normalmente si accumulano sulle sponde, specie in questa stagione dell'anno a causa delle piene". Non si tratta di un' "emergenza inquinamento". "Il problema, semmai sta nella mancata manutenzione delle sponde. Compito che, secondo le convenzioni stipulate con i comuni, spetta alla società elettrica "E.On Energia" gestrice del bacino e della centrale, subentrata ormai da qualche anno alla "Endesa Italia". In realtà la E.On,  il più grande gruppo energetico al mondo a capitale interamente privato, ha appaltato il servizio di manutenzione delle sponde del lago ad una società ternana operante nel settore rifiuti. Società che, sempre secondo i proprietari delle strutture ricettive, non svolgerebbe appieno il servizio. "Sono mesi che gli operai non si vedono e quando vengono operano con mezzi non adeguati e senza l'incisività e la continuità necessaria. Intanto i nostri clienti, quei pochi che non scappano, sono costretti a sostare tra plastica, medicinali, siringhe e perfino carogne di animali. Non si può andare avanti così". E a pensarla così devono essere anche le decine di turisti che prima di risalire a bordo delle proprie auto e camper salutano il Lago di Corbara etichettandola come "una discarica a cielo aperto". Tra coloro che abbandonano le sponde schifati ci sono peraltro gli esponenti di  un turismo sì di nicchia, ma consistente, nel caso del bacino orvietano: gli amanti della pescata sportiva. "Come biasimarli - confessano i proprietari delle strutture ricettive - se non hanno nemmeno il posto per appoggiare una canna?". Una battaglia che ha assunto contorni legali fin dal 1976, quando il signor Lamincia ha presentato il primo esposto alla procura orvietana, ma che negli ultimi anni, con il passaggio di gestione nella pulizia del lago, ha assunto proporzioni indescrivibili. In realtà, sembrerebbe che proprio in queste ore, anche a seguito delle vibranti proteste dei proprietari delle strutture ricettive, qualcosa si stia muovendo e che l'agognata pulizia delle sponde stia per partire con la rassicurazione di porre un rimedio allo scempio entro 4 mesi. "Intanto però - chiosano i titolari - restano i mancati guadagni di questo primo ponte di primavera, stimabili in svariate migliaia di euro, e un innegabile danno d'immagine, disastroso per un turismo basato in larga parte sul passaparola". Ma, a non credere in una soluzione in breve tempo sono in primo luogo proprio i gestori di ristoranti, camping ed alberghi che proprio per questo preferiscono rimanere anonimi: "Temiamo ritorsioni e ripicche - spiegano i molti operatori del settore che preferiscono rimanere anonimi - e che magari vengano ritardati volontariamente i lavori di pulizia e manutenzione proprio nei tratti dove si affacciano le nostre attività". Oltre al continuo afflusso di rifiuti, peraltro, le variazioni stagionali del livello delle acque provocano continue frane che spesso interessano le aree turistiche private costringendo i proprietari a costosi interventi di manutenzione sempre più difficili da sostenere di fronte a questa diaspora di clienti.  

 

Pubblicato il: 29/04/2009

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