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Vecchio e nuovo. Capacità, competenza e onestà per amministrare la comunità

di Dante Freddi Un giudizio quantitativo, riferito agli anni di vita o di militanza, è irragionevole , perché non premia il merito dell'azione e del comportamento

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di Dante Freddi

Vecchi e giovani, vecchio e nuovo, generazioni che si susseguono, una sulle tracce dell'altra, costruzioni che si sostengono e si respingono, alla ricerca di vita, quella che verrà, quella che rimane.
Tanti anni fa, nella mia esperienza politica nella diccì, partecipai con l'entusiasmo e l'apertura che soltanto la gioventù regala, al rinnovamento di quel partito. Rinnovamento che sfociò nella restaurazione. Leader di quella "ventata buona" fu Benigno Zaccagnini, segretario del partito quando fu ucciso Moro.
Pensavamo, era il 1978 e giù di lì, che soltanto cambiando metodo e persone fosse possibile cambiare quell'Italia sclerotizzata, quella classe politica arrogante, quei vecchi che gestivano il potere convinti che "dopo di loro il diluvio".
La tiritera che il rinnovamento non fosse una questione di età e di persone ma di idee e di metodi, che c'erano giovani più vecchi dei vecchi, che ci voleva equilibrio, smorzò in pochi anni tutte le energie "rivoluzionarie", le assimilò, le trasformò in adeguamento e continuità con il peggio del passato. Poco tempo dopo arrivammo agli anni del CAF (Craxi, Forlani, Andreotti), fino alla putrefazione ineluttabile di quella prima repubblica, tra gli scandali e le mazzette e il malgoverno.

L'insuccesso giovanile schiaccia i ricordi, è faticoso da sopportare, condiziona pesantemente il presente.  La consapevolezza di non poter recuperare gli sbagli rende difficile le scelte, caute le affermazioni, fiochi gli slanci. 
Ma ho capito con certezza che metodi e programmi e capacità, senza la bontà della testimonianza di quanti li propongono , sono soltanto parte marginale del "nuovo" che in molti auspichiamo.

Quando, e veniamo a noi e ad oggi, leggo di personaggi aggettivati con "vecchio" o "nuovo" a seconda dell'età o della carriera politica sono costernato.
Questo giudizio quantitativo, riferito agli anni di vita o di militanza, è irragionevole , perché non premia il merito dell'azione e del comportamento. 
Benvengano quindi giovani di vita e di esperienza, purché questo non costituisca il metro della scelta, la ragione di apprezzamento al di là di competenza, capacità, onestà.
Visto il passato, mi accontenterei per il futuro di persone oneste, competenti e appassionate degli altri.

Pubblicato il: 27/04/2009

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