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Luca Giannini: la forza dell'utopia per rifondare una nuova Terra

Le opere dell'artista in mostra nella settimana di Pasqua presso l'aula magna del Centro Studi "Città di Orvieto"

"Smettiamola di farci del male, non maramaldeggiamo su un pianeta morente o, comunque, in prognosi riservata". E' il messaggio o, meglio, l'accorato grido di allarme che ci viene dalle opere di Luca Giannini esposte da giovedì 9 fino a martedì14 aprile in una antologica allestita, a cura di Gianni De Mattia, presso l'aula magna del Centro Studi "Città di Orvieto" in piazza del Duomo.

L'artista può essere senz'altro definito "un grande emergente dell'arte italiana". Vincitore nel 2007 del Premio internazionale "Massenzio Arte" di Roma e inserito grazie a questo riconoscimento in "Young Blood" (Iron editore), annual dei giovani talenti italiani premiati nel mondo, Luca Giannini unisce alla denuncia delle gravi ferite inferte al Pianeta dallo sviluppo dissennato anche una speranza, dettata da una forte visione utopica. "Rifondare una nuova Terra è possibile ed è appunto a questo scopo che l'uomo deve riscoprire la sacralità da cui è permeato l'universo come pure il legame viscerale che lo unisce alla Terra, in quanto 'Mater'".

Nato a Bologna nel 1972, attratto per formazione  e studi universitari (ingegneria ambientale) dalle problematiche relative all'ambiente, l'artista - che attualmente vive ed opera a Roma - si è mosso fin dagli esordi nel solco di una ricerca tesa a porre in forte evidenza le contraddizioni in cui si dibatte l'uomo, preda della sua stessa follia distruttrice. La sfida, per Luca Giannini, è allora quella di ricercare sulla Terra i segni di quel Logos, ovvero di quella "Intelligenza" che è all'origine di tutto e compenetra le cose, poiché - come ci ricorda il filosofo Anassagora - "in ogni cosa c'è una particella di ogni cosa".

La rassegna, che raccoglie principalmente opere su carta, offre tuttavia una visione diacronica del percorso umano ed artistico compiuto dall'autore: dalle marine di Sicilia, frutto del suo soggiorno a Modica e della frequentazione dei pittori di Scicli, dove la luce si immedesima nel colore trasfigurando il paesaggio in un doloroso luogo dell'anima, fino alle recenti "Crocifissioni industriali" che documentano il forte disagio di fronte al lento ma inesorabile decadimento del Pianeta. A meno che l'uomo non si arresti ad un passo dall'abisso ed abbia voglia di volare alto, proprio come il mitico Icaro. E' questa la speranza contenuta nell'ultimo ciclo di lavori, "Geografie di un nuovo mondo".

Pubblicato il: 09/04/2009

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