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Orvieto giardino dell'Umbria. La crisi è altrove

di Dante Freddi E la visione distorta ed aulica della città che ha il sindaco Stefano Mocio. Non vedere i problemi è grave e allontana dalla gente

foto di copertina

"La nostra città è salda e gode di un diffuso benessere. Oggi però non è il tempo delle celebrazioni né delle difese gelose dei propri giardini perché dobbiamo saper volgere il nostro sguardo laddove l'urto della crisi produce sofferenza, disagio e marginalità".

Questa "curiosa" affermazione riguarda Orvieto ed è stata scritta da Stefano Mocio nel documento di adesione allo sciopero della  CGIL di stamattina.
E' una lettura preoccupante dello studio prodotto dal Censis e discusso venerdì e sabato scorsi durante un convegno dal titolo "Orvieto: gli scenari del domani".

La proposizione che giustifica una visione trionfalistica della realtà orvietana, come se fosse fuori dalla crisi,  e fa guardare gli altri dal nostro "giardino", come dice Mocio, è la seguente, espressa nello studio del Censis: "L'interpretazione dei principali indicatori socioeconomici permette di dire che Orvieto e il suo territorio vivono una situazione di inerziale benessere. Infatti, i numeri, anche nella loro dinamica temporale, rivelano che Orvieto è una realtà solida, benestante, che oggi beneficia della capacità costruita da più generazioni di raggiungere buoni livelli di performance nell'imprenditorialità, nella disponibilità di reddito, negli indicatori turistici, ecc. tanto che la città in molti casi si colloca ai vertici delle graduatorie dei comuni umbri".

Questa condizione privilegiata del nostro territorio viene data per consolidata e non è analizzata nelle sue particolarità, per capire, al di là dei dati statistici, quale quadro emerge nei particolari, di chi è la ricchezza, di che tipo sono le aziende del nostro contesto, che storia hanno, in quale settore operano, quale futuro possono attendersi in conseguenza della  crisi mondiale.
L'Orvietano non ha subito mai gravi crisi perché non c'è mai stato grande sviluppo.  La rete economica è stata fondata sull'agricoltura e  sull'edilizia, un turismo incerto e non qualificato, artigianato, servizi pubblici, pensioni, pendolarismo diffuso. 

I "testimoni privilegiati" che sono stati interrogati dal Censis, gli imprenditori, hanno dimostrato di essere fiduciosi nel futuro e di non temere la crisi.
Ma il presidente degli industriali orvietani Spadoni, nel suo intervento di venerdì pomeriggio, ha demolito parte dei risultati prodotti dal Censis con valutazioni negative sia sulla qualità delle interviste che sulla lettura dei risultati.
Le interviste, ha notato tra l'altro Spadoni, sono state effettuate fino al dicembre del 2008 e la situazione,  tre mesi dopo, è completamente cambiata.  Si comincia a sentire soltanto adesso l'effetto economico ed occupazionale della crisi finanziaria mondiale,  oggi le risposte sarebbero diverse  e quindi ne conseguirebbe una sensibilità molto più preoccupata. 

Il "diffuso benessere" immaginato dal sindaco è una visione pericolosa, perché se fosse vero che ha questa percezione della città, significherebbe che manca di contatto con la gente, quella che suda, che è disoccupata, che ha i figli disoccupati, che va a Roma per lavorare, che ha le ricevute bancarie da riscuotere, che ha le ricevute bancarie da pagare. Se invece il suo giudizio fosse una enfatizzazione elettorale, e non lo credo, sarebbe ancora più grave.

Pubblicato il: 04/04/2009

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