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I derivati nelle pubbliche amministrazioni. Come 'maneggiarli'

Presentati gli atti del convegno tenuto lo scorso settembre a Perugia

Con una conferenza stampa sono stati presentati la scorsa settimana, a Palazzo Cesaroni , gli atti del seminario tenutosi  nello scorso mese di settembre "I derivati nelle Pubbliche amministrazioni
locali", contenuti in un volume edito da Franco Angeli.
I derivati sono strumenti finanziari basati sull'andamento di variabili di diversa natura, che vengono scambiati su mercati non regolamentati e alternativi alle borse. Si tratta di una delle possibilità a disposizione delle Autonomie locali per ricorrere al mercato dei capitali per  compensare la riduzione dei trasferimenti tributari e finanziare la spesa locale. E' possibile impiegare i derivati con finalità di riduzione del costo del debito ma anche con finalità speculative; in quest'ultimo caso il rischio può risultare molto elevato.
Presentando il volume che racchiude gli atti del seminario tenutosi a palazzo Cesaroni, il presidente del Collegio dei Revisori dei conti della Regione Umbria, Alfredo De Sio, ha detto che "il fenomeno dell'utilizzo
dei derivati, sconosciuto fino a qualche tempo fa, si è diffuso in maniera contagiosa anche nelle piccole amministrazioni locali, che hanno finito per indebitare non solo la gestione corrente ma anche quelle future. C'è stato infatti - rivela De Sio - un utilizzo superficiale, in molti casi senza poter disporre di strutture amministrative sufficientemente preparate per utilizzare questi strumenti che, come si dice tecnicamente,
non rappresentano un indebitamento ma una 'gestione del debito', anche se io credo che i derivati siano entrambe le cose".
Il professor Loris Nadotti, docente di Economia degli intermediari finanziari presso la Facoltà di Economia dell'Università di Perugia e curatore del volume, ha ribadito che "i derivati sono strumenti finanziari
di per sé né buoni né cattivi, dipende dall'uso che si fa delle somme a disposizione: bisogna vedere se i premi incassati dagli enti pubblici nelle rinegoziazioni vengono tenuti da parte in conto rischi o se vengono
incautamente spesi come fondo cassa da parte degli amministratori. Quindi - secondo Nadotti - i piccoli Comuni vanno tutelati attraverso attività di formazione e, come è stato fatto nella Regione Emilia Romagna,
fornendo loro specifica consulenza, anche perché per piazzare questi titoli presso le PA è stata fatta una propaganda piuttosto aggressiva da parte degli istituti di credito, senza specificare bene a quali rischi l'ente
si andava esponendo. Anche se - ha aggiunto - in questo momento sono proprio le banche, stante il drastico calo dei tassi di interesse, che manifestano la volontà di uscire dalle negoziazioni contratte, e questa potrebbe essere una buona occasione per gli enti locali che sono stati incauti nella contrazione del debito o nella gestione dei premi incassati.
Anche per questo - ha concluso - è necessaria la massima informazione sull'argomento, per sapere bene come si fa".

Pubblicato il: 30/03/2009

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