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LA FALSITA' DEI PENDOLARI

di Silvio Manglaviti, cliente FS

Resto basìto e perplesso dell'accusa rivolta ad indirizzo della clientela di quello che dovrebbe essere un servizio pubblico e che invece è un portobello's di cianfrusaglie su rotaia con tanto di cialtronesche prese di posizione autoreferenziali, tanto inutili quanto improduttive: cui prodest?

Ma perché denunciare disservizi e malagestione, ovvero carenze ed incompetenze manageriali e non-professionalità, scatena indebite reazioni d'indisponente arroganza ed improbabili risentimenti per "lesa maestà": ci si è accorti forse che "il re è nudo"? E il senso di responsabilità? E l'autorevolezza?

Tanto perché, secondo qualcuno, "pendolare - uguale - bugiardo", offeso, intervengo quale cliente coatto di tale pseudoservizio per portare a conoscenza della consueta segnalazione puntualmente inoltrata all'ufficio competente, attraverso la modulistica ed i canali previsti, riguardo alla fatidica serata nightmare del 10 marzo scorso sull'Icplus 594.

Quella fatidica sera, come in altre infauste occasioni, si è palesata la totale mancanza di informazione/comunicazione da parte dei gestori del servizio, ovvero del personale viaggiante e di stazione, avverso la clientela e, in secondo luogo, la pericolosa incapacità della benché minima gestione dell'emergenza e, soprattutto, della (prevedibile: studiata e codificata!) reazione della massa.

Il convoglio (che, ricordo, era partito da Roma Termini oltre mezz'ora dopo l'orario previsto a causa, come annunciato a mezzo altoparlanti, del "ritardo nella formazione del treno"), con il locomotore in panne, è stato arrestato a Roma Tiburtina su un binario sprovvisto di pensiline e posto tra due binari, con le porte delle carrozze sbloccate e apribili da chiunque.

I clienti, preoccupati di non poter far rientro nelle proprie case, latitanti le "giubbeverdi" (ora, anche nelle nuove mises bleu con bordini vermigli), han guadagnato, scavalcando il binario relativo, la vicina pensilina 13 dov'era segnalato in orario, alle 19.05, il regionale 2318. Ciò facendo, ben consci di contravvenire a divieti e disposizioni vigenti in materia. Ma il gap sta proprio nella LATITANZA DEL PERSONALE DI SERVIZIO, che ha determinato il configurarsi di una situazione d'emergenza, lasciata all'iniziativa autogestita dei clienti stessi, in balìa di disinformazione e preoccupazioni di ogni sorta.

Così, a lume di naso, ritengo che la decisione di arrestare il convoglio fuori dalle pensiline e le mancate: 1) comunicazioni; 2) verifica delle condizioni generali della clientela (con particolar riguardo per bambini e anziani); 3) gestione dell'emergenza (non controllando l'iniziativa della massa), abbiano determinato di fatto una situazione di gravissimo rischio e pericolo. Non oso immaginare cosa potrebbe accadere se dovesse verificarsi qualche incidente, se a gestire comunicazioni e ad intervenire è chiamato cotanto personale di servizio.

Tale atteggiamento ricorda Pilato che, se la memoria non m'inganna, se ne lavò le mani e si sa come andò a finire. Un servizio pubblico non può lavarsene le mani. Ha l'obbligo di garantire prodotto offerto e sicurezza. Nel caso nostro invece è parso addirittura che i responsabili del servizio avessero voluto quasi apposta non occuparsi della cosa, a guisa di struzzi, in un disarmante laissez faire perniciosissimo.

La massa è vulnerabile. Il cliente è disarmato e si affida a chi, da lui assoldato, ritiene possa garantirgli il servizio che gli abbisognia. Nessun regalo, tutto a pagamento.

Falsità del cliente? Il Cliente, che paga e pretende prodotto, ha sempre ragione.

Denunciare il cliente? Il cliente va rassicurato e saputo gestire nell'ordinario e nel bisogno.

Nel caso poi di clienti pendolari cosa fanno gli amministratori locali?

Gli amministratori d'ogni colore eppur dovrebbero esser ben consci della capacità di un bacino elettorale così capiente come quello dei clienti pendolari. Ad esempio, per dirne una, qui da noi ad Orvieto le freccerosse tangono e penetrano (violentandole) le case dello Scalo, giardini con bambini, centri commerciali. Quella sopraelevata che incombe sugli Scali orvietano, castellese e alleronese, venuta dopo delle abitazioni, non potrebbe essere un diritto (contropartita? ritorsione?) contro qualcosa e qualcuno o, meglio sarebbe, posta in gioco per ottenere in cambio qualcosa da qualcuno? Meditiamo gente, meditiamo.

Si godano i propri posti privilegiati, lorsignori gestori e dirigenti (di tutte le risme), finché durino (si ricordino d'esser tutti dipendenti e, in particolare, che - prima o poi - la ruota gira ).

Soprattutto si guardino bene dall'offendere (o si decidano una volta per tutte a prender la parte di) chi con grande sacrificio deve sobbarcarsi quotidianamente oneri e viaggi e scomodità e imprevisti e accidenti e ... malagestione della cosa pubblica, anche ferroviaria.

                                                                                                 

Pubblicato il: 15/03/2009

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