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Vendere ex Piave ed ex ospedale. Gianni Stella invoca realismo

I tempi difficili rendono impossibili soluzioni semplici. Forse non sarà sufficiente né risolutiva l'ipotesi della concessione. Ne parliamo con Gianni Stella, consulente del sindaco, che segue da vicino la vicenda e che già da tempo ha evidenziato l'utilità della vendita per garantire lo sviluppo della città

foto di copertina

Gianni Stella, orvietano, dirigente Telecom, amministratore delegato de La 7, è consulente a titolo gratuito, perché vuol dire liberamente le sue opinioni, del sindaco di Orvieto Stefano Mocio e segue il processo di rifunzionalizzazione di Vigna grande e dell'ex ospedale.
 Stella  è stato chiamato al "capezzale" della Piave quando è uscito dall'operazione Barbabella e la sua Risorse per Orvieto spa. "Ho riservato a questo impegno- ricorda Stella- le medesime energie che dedico alle aziende di cui sono responsabile". Nei mesi scorsi hanno fatto notizia alcune sue affermazioni in cui ha evidenziato  l'opportunità di vendere l'area anziché offrirla in concessione.  Questo ha fatto pensare ad una sua contrapposizione a Mocio, che Stella nega con decisione, seppure abbia su alcuni passaggi  idee diverse.

"Partiamo da un concetto di fondo: Vigna grande e l'ex ospedale devono divenire il volano per lo sviluppo della città. Per far questo sono necessari investimenti, min quanto allo stato attuale questi immobili non sono economicamente utilizzabili".
Così Stella in alcune battute per chiarire la sua posizione e lo stato dell'arte sulla delicata questione.
"Il processo che è stato avviato da Cimicchi  e Barbabella -sostiene Stella- era discutibile e cinque anni fa mi sono candidato in alternativa a Cimicchi proprio per dire la mia e non condividere, come cittadino, la responsabilità del fallimento che si annunciava. Anche l'ipotesi del concorso di idee proposto dalla destra era un errore, perché poneva su un piano il progetto e sull'altro l'eventuale realizzatore.   Mocio ha avuto il coraggio di seguire l'idea giusta, è stato avviato un iter  adeguato e ad aprile speriamo di avere una o due offerte per la valorizzazione di quelle zone strategiche della città, con una notevole mole di investimenti. E per ottenere questo risultato c'è bisogno del mercato".
"Un aspetto chiave- continua Stella- è che chi gestirà quell'area avrà anche la responsabilità del rilancio della città,  con un 49% di Risorse per Orvieto srl. Come è logico, d'altra parte, per chi investe milioni di euro e deve quindi garantirsi un flusso turistico e una qualità dell'offerta che oggi non ci sono".

Questo della "gestione della città" è una scelta delicata, comprensibile dal punto di vista dell'investitore e della città, un po' meno per chi ad Orvieto già opera e teme di perdere quello che ha piuttosto che immaginare quanto eventualmente potrebbe avere.

"Finora il percorso è stato virtuoso- continua Gianni Stella- ma è un errore pensare che troveremo oggi , facilmente, investitori che accettino con tranquillità la concessione. Dobbiamo vendere, perché mentre ad aprile scorso poteva anche funzionare l'idea della concessione e le banche avrebbero potuto finanziare un investitore, oggi non è più così. Senza garanzie robuste, che può offrire soltanto la proprietà dell'immobile, la strada del finanziamento è tutta in salita. Anche la comunità orvietana può guadagnare immediatamente dalla vendita, perché i debiti del Comune potrebbero essere saldati  in gran parte e quindi sarebbero liberate risorse per investimenti".
La tesi di Stella è in conflitto evidente con la posizione assunta da Mocio, della sua maggioranza e del Consiglio comunale.
"Non devono esserci timori- incalza- perché chi investe avrà tutto l'interesse a rendere altamente produttivo il suo investimento e questo coinvolgerà  positivamente tutti gli orvietani, creando molti posti di lavoro. D'altra parte il Comune avrà sempre il controllo  della situazione, più o meno direttamente, attraverso le sue normali prerogative". 

Secondo Stella ci sono i tempi per procedere a soluzioni anche alternative alla concessione, dopo aprile, quando ci sarà finalmente un vincitore della gara.
Allora si procederà alla definizione del contratto e si potranno individuare le soluzioni più adatte, compreso un rapporto che possa permettere nel futuro al Comune la vendita e all'investitore l'acquisto, quando uno dei contraenti  lo dovesse ritenere necessario.
Sicuramente, quale che sia, il contratto sarà un atto della prossima amministrazione, delicatissimo, su cui i candidati a sindaco dovranno dichiararsi in campagna elettorale con il coraggio che richiede qualsiasi scelta.  Una presa di posizione che non si può schivare e su cui la città dovrà esprimersi con saggezza e decisione e profondità, come richiede la complessità della decisione. 

Pubblicato il: 27/02/2009

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