Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Alviano. Quando gli uccelli volavano sulla palude

L'oasi è in pericolo, se non verranno effettuati con perizia i lavori di manutenzione. E allora, il responsabile del WWF di Orvieto, Filippo Belisario, scrive al presidente nazionale. Invitandolo a rimettere la direzione in mano a Gianni Cardinali

foto di copertina

Una foto della palude dell'Oasi di Alviano nel mese di novembre 2007. La foto inquadra un lembo della palude corrispondente alla zona dei capanni con i primi effetti nella zona dove si trovano i capanni per il birdwatching. Da  quando hanno fatto prosciugare tutto (estate 2008) e realizzato la chiusa con quel tubo che si è portato via la piena del dicembre 2008, quella zona è priva di uccelli perché priva di cibo. Il primo a denunciare i danni, alla fine dell'estate 2008 è stato Stefano Laurenti, con la conseguente interrogazione di Alfredo Santi alla giunta regionale. Con la prossima primavera estate, ritorneranno le piante e si potrà ritentare l'operazione di riqualificazione dell'area che era stata prospettata a suo tempo da Cardinali. Nulla di irrimediabile ma occorre sapere come si fa e non è un problema di ingegneri idraulici ma di esperienza e conoscenza. Se oggi facciamo una foto dallo stesso posto non c'è un uccello.

Anche il WWF di Orvieto si rende perfettamente conto del pericolo che corre l'Oasi senza il "ca.zzi" Gianni Cardinali (usato per definire la sua scarsa propensione all'integrazione) e della sua esperienza,  ovviamente in linea con la politica del WWF, che non può essere che quella di salvare e valorizzare l'oasi di Alviano.

Cos' scrive il presidente WWF di Orvieto Filippo Belisario al presidente nazionale WWF Venini:

"Presidente Venini,
le scrivo dai "confini dell'impero" in qualità di referente della sezione WWF di Orvieto per esporre il mio punto di vista su quanto sta avvenendo all'Oasi di Alviano, anche in relazione al documentato articolo comparso sul Messaggero dell'Umbria lo scorso 17 febbraio.
Sono a conoscenza della vicenda nei suoi dettagli essenziali perché sono amico da tempo di Gianni Cardinali e ho lavorato all'Oasi come guardia per due anni, nel periodo 1998 - 2000.
Allo stesso tempo conosco bene l'Oasi in sé, le sue grandi potenzialità, i suoi ambienti così ricchi di vita, l'insieme dei progetti che da ormai parecchi anni l'hanno portata ad essere uno dei migliori esempi in Italia di gestione di ambienti naturali (o "wildlife management" se più ci piace).
Questi progetti, ben lungi dal restare esercizi di stile sulla carta, magari buoni da esporre per fare "fatturato" in qualche titolato consesso come molto spesso accade nel mondo delle aree protette (dove peraltro lavoro da tempo), si sono riempiti di sostanza perché sono stati seguiti "sul campo" con amore, passione e competenza da Cardinali e dalle persone che negli anni hanno avuto la fortuna di collaborare con lui. In silenzio e senza clamori, giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, col fango fino alle anche, sotto il solleone o i fiocchi di neve, con tutti gli errori e i vicoli ciechi tipici dell'attività sperimentale, dialettizzando successi e sconfitte, attraverso una costante azione di controllo e gestione, con enorme esperienza e tanta, tanta iniziativa.
Bene, tutto questo è ciò che, ormai da un anno a questa parte, sta mancando all'Oasi. Non lo dico per sottrarre meriti a chi continua a lavorarci gestendone bene la complessa ordinarietà, ma si sente, fortemente, la progressiva agonia delle molte progettualità un tempo operative nei diversi ambienti. Con tutto lo sforzo che l'associazione può mettere in campo, queste non potranno mai essere compensate o sostituite da una gestione teleguidata da Roma, né da proclami o etichette legati per lo più ad una cultura del "far vedere che si fa" e non ad una cultura del "fare".
Qual è il problema con Cardinali? Cosa aspettate a reintegrare una simile preziosa risorsa nel suo ruolo? E' quasi a costo zero e, ragionando con criteri puramente "termodinamici" o di analisi costi benefici, ha una resa elevatissima (cosa molto rara di questi tempi). E' onesto intellettualmente. Pur tenendosene alla larga, conosce meglio di chiunque altro le maglie del sottobosco della politica locale nei suoi aspetti positivi e nei molti negativi, sapendo esattamente cosa poter ottenere per la causa e quando.
Cercate allora, se possibile, di fare un passo indietro e di alimentarvi di un po' di cultura del dubbio (che spesso richiamate nei vostri stimati progetti di educazione ambientale) rispetto ad una situazione che è stata mal gestita fin dall'inizio dall'associazione. Sicuramente non da lei, Presidente, ma da uffici, burocrazie e persone che probabilmente hanno visto nell'impasse che si veniva man mano a creare il momento buono per liberarsi finalmente di una grandissimo "ca.zzi" (come recita il giornalista del Messaggero e come è universalmente riconosciuto).
E' così difficile? Quali corde di orgoglio andrebbe a toccare il prendersi la libertà di ammettere di avere sbagliato? E quanto invece ne potrebbe guadagnare l'oasi e, con essa, tutti noi che amiamo smisuratamente questo territorio così bello e struggente? Può essere nelle sue possibilità, prerogative e volontà avviare un simile percorso?
Quante domande. Immagino che sia molto impegnato e sarà difficile che riesca a rispondere. Se deciderà di farlo, ne sarò molto lieto, Presidente, nella certezza che su questa vicenda ci possa e ci debba essere ancora molto da dire e fare. Spero, insomma, dai "confini dell'impero", di aprire un dialogo che possa continuare.
La ringrazio fin d'ora per l'attenzione e la saluto cordialmente".


Pubblicato il: 23/02/2009

Torna alle notizie...