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Occorre una politica di filiera per rilanciare il settore dell'olio

Emerge da un seminario organizzato da Fedagri Umbria

 "In uno scenario competitivo sempre più allargato le aziende di trasformazione olearie italiane sono penalizzate da una forte frammentazione dell'offerta produttiva e da una scarsa capacità di attuare politiche di aggregazione con le fasi a monte e a valle della filiera".

Lo ha detto Giovanni Rizzo, presidente del settore Agricolo e servizi di Fedagri-Confcooperative nel suo intervento conclusivo nell'ambito di un seminario organizzato da Fedagri Umbria al quale hanno partecipato oltre 50 cooperative olearie umbre e delle regioni limitrofe.

Secondo gli ultimi dati Ismea-Istat, in Italia ci sono oltre 775 mila aziende produttrici di olio, con una superficie media aziendale di 1,4 ettari. I consumi interni sono più elevati della produzione nazionale: il nostro Paese, che non è autosufficiente importa quindi, prevalentemente da Spagna e Grecia, un quantitativo complessivo di oltre 500.000 tonnellate.

"Il rischio che l'Italia possa perdere quote di mercato - prosegue Rizzo - è alto, per via della forte competizione internazionale sui costi di produzione e sulla qualità. In particolare sull'export, il primato è in mano alla Spagna, che sta puntando su una forte aggregazione dell'offerta e su una capacità di perseguire una politica di contenimento dei costi di produzione e dei prezzi al consumo".

"Ampi sono però i margini di crescita dei consumi di olio in tutta Europa - ha proseguito Santo Ingrosso,  Coordinatore della Consulta olivicola-olearia -  e ciò offre importanti opportunità che il settore oleario dovrà provare a cogliere. Come? In primo luogo basando la propria competitività sulla qualità delle produzioni e sulla sua valorizzazione attraverso una appropriata politica di filiera".

Pubblicato il: 12/02/2009

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