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Il Parco archeologico ambientale orvietano e Castel Viscardo al meeting annuale dell'American Institute of Archaeology in Philadelphia

Concluso il 110° meeting annuale dell'Istituto Americano d'Archeologia, la più grande organizzazione del nuovo continente che riguarda il mondo dell'archeologia. Presenza significativa dell'Orvietano

Si è concluso qualche giorno fa, a gennaio 2009, il 110° meeting annuale dell'Istituto Americano d'Archeologia, la più grande organizzazione del nuovo continente che riguarda il mondo dell'archeologia nel suo complesso (http://www.archaeological.org/). Orvieto ed il suo comprensorio sono stati ben rappresentati all'interno di diverse sezioni della grande manifestazione che si è svolta nell'elegante Marriot Hotel di Philadelphia downtown - per il contribuente sarà interessante sapere che l'intera operazione non ha gravato in alcun modo sui bilanci delle amministrazioni comunali afferenti al PAAO. Si è iniziato con la sessione poster nella quale David B. George, Mary Kate Donais e Linda Rulman del Saint Anselm College del New Hampshire, in collaborazione con Claudio Bizzarri, archeologo e responsabile scientifico del PAAO, hanno presentato un poster dal titolo: Use of Portable X-Ray Fluorescence for Mortar, Hydraulic Cement, and Metal Analysis in Situ, nel quale si illustravano i risultati del lavoro condotto sul sito di Coriglia nel comune di Castel Viscardo, mediante attrezzatura portatile XRF (x-ray florescence), fornita dalla Innov-x Systems, Inc. (Woburn, MA). La sofisticata strumentazione è in grado di analizzare, in maniera assolutamente non distruttiva e direttamente sul campo, qualsiasi tipo di materiale e di fornire, in una manciata di secondi, l'esatta composizione del campione scelto. A Coriglia sono state studiate le malte cementizie d'epoca romana e le fistule in piombo, confrontate poi con quelle rinvenute in altri siti del comprensorio; il tutto in funzione della costituzione di una database che contenga informazioni utili a determinare una tipologia archeometrica.

Il giorno seguente ben 7 sono state le relazioni riguardanti il nostro comparto geografico: nel workshop dal titolo Ancient Volsinii (Orvieto): Discoveries and Rediscoveries si sono succeduti numerosi studiosi. Ann Blair Brownlee, University of Pennsylvania Museum, ha illustrato i reperti provenienti da Orvieto custoditi nel museo statunitense; Valentina Follo, University of Pennsylvania, ha potuto ricostruire alcuni corredi tombali da Crocefisso del Tufo che, venduti dal Mancini nella seconda metà dell'800, approdarono oltre oceano; Larissa Bonfante, New York University, ha trattato gli aspetti epigrafici; Claudio Bizzarri, University of Arizona e PAAO, ha fatto il punto sulle conoscenze relative alla topografia della città antica; Alba Frascarelli, University of Arizona, ha affrontato magistralmente il difficile inquadramento tipologico di uno degli altari rinvenuti nell'importante sito di Campo della Fiera; Nancy de Grummond, Florida State University, ha esaminato sotto nuova luce la famosa statua della c.d. Venere di Cannicella.

In contemporanea si è svolta le sessione riguardante le indagini in corso, dal titolo Current Work in Pre-Roman and Roman Italy, dove Silvia Simonetti, field director dello scavo di Castel Viscardo, ha illustrato i risultati delle ultime campagne con la relazione Excavations at Castel Viscardo, Italy: Field Reports 2006-2008, elaborata assieme ai direttori di scavo Claudio Bizzarri (PAAO) e David B. George (Saint Anselm College nel New Hampshire).

Sempre per soddisfare il pubblico statunitense, a meeting concluso, la dott.ssa Frascarelli ed il prof. Bizzarri hanno tenuto due distinte conferenze presso il Penn Museum (University of Pennsylvania Museum): "Lost history rediscovered? The Campo della Fiera excavations and Livy's Fanum Voltumnae" e "American Archaeological projects in Etruria: the excavations at Poggio delle Civitelle and Monterubiaglio".

Da questa stringata panoramica emerge chiaramente quale sia la ricchezza del patrimonio culturale

che contraddistingue il nostro comprensorio, di come sia importante portarlo all'attenzione di tutti, di quanto questo stesso patrimonio sia anche oggetto di interesse da parte di studiosi stranieri e del grande pubblico. Di nuovo una spinta alla definitiva creazione del PAAO, organismo che a questo punto non deve essere solamente auspicato localmente, ma teso a coinvolgere un ben più ampio e qualificato pubblico, soprattutto per una crescita culturale ed economica del nostro territorio.

Pubblicato il: 03/02/2009

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