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Falsa carne chianina, alla sbarra allevatori e distributori

L'accusa ipotizza certificazioni fasulle con le quali sarebbe finita sul mercato carne derivata dalla macellazione di mucche spacciate per chianine, quando erano invece meticce

ORVIETO - Falsa carne chianina, alla sbarra allevatori e distributori. Si è aperto ieri mattina, presso l'aula Vincenzo Padova del tribunale di Orvieto, il processo a carico di una quindicina tra allevatori e grossisti di bovini, imputati per reati che vanno dal falso alla frode in commercio.

 

L'accusa ipotizza certificazioni fasulle con le quali sarebbe finita sul mercato carne derivata dalla macellazione di mucche spacciate per chianine, quando erano invece meticce.

 

A scoprire gli allevamenti con certificazioni fasulle, nell'ambito di una serie di controlli che, tra settembre e ottobre del 2007, hanno riguardato tutta l'Umbria, è stato il nucleo regionale dei carabinieri del Nas. L'inchiesta si estese ben presto a macchia d'olio in tutta la Regione ed è strettamente legata al boom del consumo di carne chianina che, da qualche tempo a questa parte, ha contagiato il mercato. Anche orvietano.  L'udienza di ieri è servita soprattutto per l'ammissione delle prove e dei testi. Al termine il giudice Di Stefano ha aggiornato il procedimento al prossimo 16 giugno.

Pubblicato il: 21/01/2009

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