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L'intervento di Fabiola di Loreto per il Comitato RomaFirenze

Assemblea dei pendolari Roma-Firenze

Palazzo dei Sette - Sala del Governatore

Orvieto, 16 gennaio 2009

 

Introduzione di Valeria Cioccolo:

Buonasera, sono Valeria Cioccolo del comitato pendolari RMFI e questa sera ho il compito difficile e importante di presiedere e coordinare la discussione. Innanzitutto ringrazio i rappresentanti istituzionali e politici, le associazioni di categoria, la stampa, che hanno accettato il nostro invito a partecipare.

La loro presenza ci conforta, li ringraziamo anche per l'impegno profuso in questi mesi per cercare di risolvere i nostri problemi, ma i pendolari non possono che contare i risultati. Quindi questa assemblea, voluta dagli stessi pendolari, è stata indetta per avere risposte concrete ai problemi gravissimi che si prospettano nell'immediato e nel futuro prossimo per il trasporto ferroviario. I pendolari, anzi per dire meglio, i cittadini che viaggiano ogni giorno utilizzando il treno come mezzo di trasporto per recarsi al lavoro, sono preoccupati e assolutamente esasperati per le condizioni di viaggio che si prospettano che condizioneranno fortemente le loro esistenze: alta velocità, linea lenta, tariffe assurde, ritardi Basta. Stasera chiediamo veramente risposte, niente belle promesse e solidarietà che, diciamo così, diamo per scontata, niente slogan propagandistici per favore. Poche parole, molti contenuti. Diteci concretamente chi si impegna a fare cosa e in che tempi.

Ora cominciamo passando la parola a Fabiola di Loreto del comitato RMFI che esporrà le problematiche e le richieste dei pendolari.

Intervento di Fabiola Di Loreto

 -Il pendolarismo è un fenomeno sociale, tutt'altro che considerato come tale però. Basti pensare che il nostro Osservatorio socio-economico locale lo ignora, nel relativo Bollettino non ve ne è traccia. Si analizza il fenomeno demografico, quello artigianale e quello industriale, si monitorizzano il flusso turistico, i consumi, le prestazioni sanitarie, ma del pendolarismo nulla si dice. Al di là della cortesia personale dei rappresentanti delle Istituzioni che sono qui questa sera, complessivamente noi percepiamo una trascuratezza generale. Neanche i programmi elettorali, che pure un minimo di attenzione lo rivolgono a tutti, tanto non costa niente e poi "hai visto mai si rimediasse qua e la qualche voto", neanche i programmi elettorali prestano attenzione ai pendolari. Ma il fenomeno è sociale, è rilevante e lo sarà ancor più nei prossimi anni.

-Se il fenomeno è sociale, il relativo problema è sociale. Dico questo per dire che non riguarda solo i pendolari. Riguarda un territorio, la sua economia, il suo tessuto relazionale e anche culturale. Insomma, forse non ce ne rendiamo conto ma "siamo tutti pendolari".

·                                           Questo concetto da noi ancora non è passato, non c'è nella cultura della nostra collettività. Peraltro non è passato sulla stampa, laddove cioè si può sperare di costruire un'opinione. Solo nell'editoriale di Roberto Basili su l'ultimo numero de "La Città" si sottolinea questo aspetto del pendolarismo.

·                                           In generale il fenomeno non è considerato né come questione sociale né come asset del territorio: detto diversamente, non è un problema e non è una risorsa. Credo quanto di più sbagliato ci possa essere.

·                                           A Chiusi, circa un mese fa, in una riunione di pendolari si è presentato il Presidente delle Terme di Chianciano: ha difeso i pendolari per solidarietà, ma per interesse della sua azienda ha chiesto il ripristino dei treni IC recentemente cancellati ed il miglioramento dei collegamenti. Il collegamento ferroviario è una risorsa; il ridimensionamento è un impoverimento, e lo è per tutti.

·                                           Questo è il problema: l'impoverimento del nostro territorio.

 

·                                           Vi sarà un impoverimento economico:

1.   coloro, infatti, che negli ultimi dieci-quindici anni hanno deciso che vivere ad Orvieto e lavorare a Roma era possibile e conveniente, ridisegneranno la propria vita e si avvierà, anche rapidamente, un processo inverso rispetto a quella forza centrifuga che ha spinto dalla città verso i centri satellite; questo comporterà un decremento demografico, peraltro in un territorio che già soffre per un'età media molto avanzata;

2.   molti troveranno soluzioni durante la settimana a Roma o a Firenze, aumentando i costi di produzione del reddito e diminuendo conseguentemente il loro potere d'acquisto;

3.   altri useranno l'auto, e anch'essi dovranno affrontare maggiori costi e avranno minore reddito disponibile.

 

·                                           Ma l'impoverimento sarà anche culturale:

1.     una persona che sarà costretta a partire sempre prima e a tornare sempre più tardi è una persona socialmente tagliata fuori: non va al cinema, non va al teatro, non andrà più in palestra, non andrà al coro della parrocchia o alle attività di volontariato, non sarà presente nelle attività politiche della Città.

2.     ma sarà anche una persona poco presente nella vita familiare, con tutte le conseguenze, soprattutto per i figli, che ciò comporterà.

 

È del mese scorso la notizia di due mamme che alla stazione di Orte si sono messe in mezzo ai binari perché il loro treno aveva oltre 1 ora di ritardo; da sole, consapevoli di essere identificate dalla Polizia Ferroviaria, cosa che è stata fatta. "Telefonate ai vostri colleghi di Terni" - hanno implorato le due signore esasperate - "e mandate loro a prendere i nostri bambini a scuola"; e non è un caso isolato. Come non sono casi isolati le liti con il personale di bordo o di stazione. Siamo all'emergenza sociale.

 

1.      Allora se il pendolarismo è un fenomeno sociale ed il suo ridimensionamento è un problema sociale, non vedo quale altra strada si debba percorrere se non quella delle Istituzioni. Per questo abbiamo invitato tutti quei rappresentanti delle Istituzioni che, pur con competenze diverse, rappresentano il territorio e la collettività. Ma da questi rappresentanti questa sera abbiamo bisogno di avere indicazioni precise. Per cortesia, non fateci di nuovo la fotografia dell'esistente, la conosciamo forse meglio di voi, la viviamo quotidianamente, ne siamo le prime vittime, ma di sicuro non saremo le ultime. Dateci possibili soluzioni.

 

2.      Dalle Istituzioni abbiamo bisogno di essere difesi: noi, le nostre famiglie, il nostro territorio, le nostre attività produttive, la nostra economia, la nostra convivenza civile. Se così non fosse dovremo cercare, prima della rivolta, altre strade, se necessario quella di avere nostri rappresentanti nelle Istituzioni.

 

3.      Perché siamo qui questa sera:

·        perché dal 4 luglio dello scorso anno, da quando cioè avevamo annunciato, con uno studio puntuale del fenomeno del pendolarismo, che una serie di interventi diretti all'introduzione dell'Alta Velocità avrebbe avuto conseguenze pesanti sul traffico pendolare, da allora ad oggi tutte le nostre preoccupazioni si sono tradotte in realtà, nonostante le rassicurazioni di Trenitalia e del Signor Moretti (Amministratore Delegato delle Ferrovie dello Stato). Il Signor Moretti ha bluffato, lo ha fatto rispondendo all'Assessore Mascio, lo ha fatto pubblicamente in una trasmissione televisiva su La 7, lo ha fatto con dichiarazioni sulla stampa.

·        siamo qui questa sera perché avevamo chiesto una mobilitazione concertata tra le Istituzioni, che purtroppo non c'è stata. Ci sono state lodevoli iniziative, da parte del Comune di Orvieto, della Provincia di Terni, della Regione dell'Umbria, ma non una mobilitazione delle Istituzioni locali. Noi apprezziamo l'impegno, ma non possiamo che registrare nel complesso il fallimento, pur con l'eccellente risultato realizzato proprio pochi giorni fa dall'Assessore Mascio per quanto riguarda il meccanismo tariffario.

·        siamo qui questa sera perché avevamo chiesto al Parlamentare del nostro territorio un coordinamento di tutti i parlamentari dell'Umbria, affinché la difesa del territorio e della collettività non fosse un'azione di partito ma fosse la legittima difesa di interessi legittimi, e purtroppo dobbiamo registrare che questa azione non è stata neanche avviata, pur avendo egli portato avanti meritorie iniziative attraverso mozioni e interpellanze, inefficaci però sul piano pratico.

·        siamo qui questa sera perché ancora crediamo che l'Italia non possa andare a due velocità, che una linea direttissima costruita con i soldi della collettività non possa essere messa a servizio solo di una piccola parte di questa collettività, che l'ammodernamento del Paese non è tale se allontana ancora di più le classi sociali e le discrimina in maniera irresponsabile.

·        siamo qui questa sera perché crediamo che vi sia la possibilità di agire e di fare concretamente qualcosa.

 

4.      Che cosa è successo con l'introduzione dell'Alta Velocità lo sapete tutti; qual è il problema lo sapete tutti; quali saranno gli scenari futuri, anche questo lo sapete tutti, non fosse altro perché il Comitato dei Pendolari lo sta dicendo da anni. Quindi non ritorno su problemi già ampiamente discussi. Ma c'è qualcosa che forse non sapete, e per due motivi non lo sapete: 1°) perché la realtà a voi viene rappresentata da Trenitalia, che ha dimostrato grande abilità nel condurre questa fase, ben sapendo quali fossero le conseguenze senza ovviamente raccontarle; 2°) perché questa realtà voi non la vivete.

 

5.      Ciò che voi non sapete, infatti, è che l'introduzione dell'Alta Velocità ha snaturato completamente il servizio per i pendolari:

    1. le poche risorse economiche disponibili sono indirizzate all'Alta Velocità: per cui il materiale rotabile destinato al traffico pendolare è quello più vecchio, rabberciato, tenuto insieme con lo scotch; e a questo materiale non viene fatta manutenzione;

·        le conseguenze sono che le porte rimangono bloccate, l'aria condizionata o il riscaldamento non funziona, i bagni sono inutilizzabili; questo comporta che alcune carrozze vengano chiuse e noi siamo stipati su quelle rimanenti, e spesso queste operazioni ritardano la partenza e così perdiamo lo "slot", cioè il corridoio, la traccia a noi dedicata; poco male per Trenitalia, ci mettono in coda ad un Eurostar oppure ci sbattono sulla linea lenta; il ritardo non è un problema, soprattutto per gli Intercity perché non è sanzionabile; come sapete, i Regionali li controlla la Regione, gli Eurostar il mercato e gli Intercity sono terra di nessuno; per noi però il danno è enorme.

    1. le migliori risorse umane disponibili sono indirizzate all'Alta Velocità: al traffico pendolare viene destinato il personale più anziano, più demotivato, meno preparato professionalmente;

·        le conseguenze sono che il servizio spesso è rallentato proprio nelle operazioni di partenza;

    1. il personale dedicato all'Alta Velocità ha turni più ampi, per cui non si rischia che il ritardo di un treno comporti la mancanza di personale per un altro; così non è per il traffico pendolare: personale e materiale rotabile sono " a stretto giro" e il ritardo di un treno comporta il ritardo di un altro;
    2. i servizi di pulizia sono quasi esclusivamente dedicati all'Alta Velocità: al traffico pendolare vanno le risorse residue; anche qui abbiamo compartimenti chiusi, ritardi, condizioni di viaggio indecorose;
    3. i treni Alta Velocità la notte sono ricoverati in aree dedicate e protette: i treni dei pendolari sono alla mercé dei clochard, che vi dimorano durante la notte; un esempio per tutti l'Intercity del mattino per Roma, in partenza da Firenze, spesso ha carrozze inutilizzabili;
    4. quando a Roma Termini arriva un treno Alta Velocità da Napoli per Firenze-Milano ad attenderlo ci sono due agenti della POLFER, tecnici della manutenzione, addetti alla frenatura; qualsiasi problema a bordo è risolto in poco tempo; assistenza ai treni pendolari non ve n'è, per cui qualsiasi problema comporta ritardi, oltre che disservizio.

 Allora, i treni possono anche esserci, sulla carta, ma poi bisogna vedere qual è il servizio effettivamente reso alla clientela.

Oltretutto anche sulla carta le condizioni sono peggiorate, nonostante le rassicurazioni del Signor Moretti.

Per tutti i treni, infatti, è aumentata la percorrenza: sulla carta di qualche minuto, di fatto la percorrenza è aumentata di molto per i ritardi causati da quanto ho accennato sopra.

Poi c'è il treno Regionale, che parte da Orvieto alle 9.05 e arriva a Roma alle 11.00. Cito solo questo perché è l'anticipazione di quanto avverrà il prossimo anno. Questo treno percorre tutta la linea lenta, anche dopo Orte; e da Orte impiega lo stesso tempo di un treno in servizio metropolitano. E così tra Orvieto e Roma impiega 1 ora e 55 minuti. Ho qui l'orario ferroviario del 1911: tra Orvieto e Roma si impiegava 1 ora e 53 minuti, con sosta ad Orte di 6 minuti per il rifornimento dell'acqua alla locomotiva. Sissignori, quel treno andava a vapore e 98 anni fa si impiegavano 2 minuti di meno rispetto ad oggi.

Il treno era a vapore, non c'era la chiusura automatica delle porte, la frenatura non era a disco, il "segnalamento" non era elettronico, non c'era il controllo a distanza della marcia, il blocco tra le stazioni era manuale. E il capotreno gridava "Signori in carrozza". Oggi si impiegano 2 minuti di più e a bordo, vi garantisco, non ci si sente proprio signori.

Allora, se ce qualcuno che spaccia l'ammodernamento del Paese, ci vorrà pur qualcun altro che dica queste cose, che porti questi dati all'attenzione della Politica, quella con la P maiuscola, che faccia sapere quale regressione una parte della collettività è costretta a subire. Ci vorrà qualcuno che faccia sapere a quale prezzo l'Italia ha avviato l'Alta Velocità, quale prezzo la maggior parte della collettività paga perché una residua parte del Paese possa andare tra Roma e Milano in tre ore. Mi domando, ci sarà pur tra di voi qualcuno disposto a difendere una causa giusta; magari sconveniente, forse meno entusiasmante dell'Alta Velocità, certamente meno appagante di quanto non possa essere brindare con il Signor Moretti di fronte ad un treno tirato a lucido e di rosso fiammante, ma una causa giusta.

Guardate questo Signore che brinda e ditemi se voi, rappresentanti delle Istituzioni, non provate un senso di disagio di fronte alla vostra gente. Non di disgusto, come potrei provare io, ma almeno di disagio. Quest'uomo non ha inventato nulla, neanche il nome del treno, Freccia Rossa: negli anni '50 l'Italia aveva la Freccia della Laguna (Roma - Venezia), la Freccia del Gran Sasso (Roma - L'Aquila). Quest'uomo arriva  ad un traguardo, peraltro modesto, con decenni di ritardo rispetto all'Europa, gestisce un'azienda al collasso, fa cassa con i trucchi sugli abbonamenti dei pendolari eppure brinda.

È di questi giorni la relazione della Corte dei Conti su "debiti accollati al bilancio dello Stato dalle Ferrovie dello Stato per la realizzazione del sistema Alta Velocità" che descrive in modo puntuale quanto probabilmente era stata anticipato per Alitalia. E Moretti, brinda.

La Corte dei Conti (consiglio a tutti la lettura di questo documento soprattutto a chi ha letto "Gomorra" di Saviano) ha calcolato che i debiti generati dall'Alta velocità sono spalmati sul debito pubblico fino al 2060 e quindi il rendimento economico dell'Alta Velocità sbandierato da Moretti è falso. Non lo dico io, intendiamoci, lo dice la Corte dei Conti. E Moretti cosa fa, brinda. Sentite solo alcune delle espressioni usate dai magistrati contabili (da notare il forbito linguaggio e l'eleganza delle espressioni per dire cose di estrema gravità):

a.       le FS hanno realizzato una "cosmesi contabile" (un modo gentile per dire "falso in bilancio");

b.      le FS hanno adottato strumenti di finanza innovativa con carenze metodologiche nel processo decisionale (in pratica hanno fatto come gli pare con i soldi dello Stato);

c.       i ricavi futuri sono stimati approssimativamente (vale a dire che non c'è certezza che sia un business);

d.      la gestione manageriale è caratterizzata da ricorrenti deficit e da operazioni ciclicamente sopportate dall'Erario (lo stesso che dire "il manager Moretti ha fallito");

e.       ciò che è più grave - dice, infine, la Corte dei Conti - è che queste operazioni pregiudicano l'equità generazionale, caricando in modo sproporzionato su generazioni future ipotetici vantaggi goduti da quelle attuali (neanche dei vantaggi attuali vi è certezza: li definiscono ipotetici).

 

Mi verrebbe da urlare, come i ragazzi nelle piazze, "noi questa crisi non la paghiamo". Mi rivolgo, invece, ai rappresentanti delle Istituzioni, a nome dei pendolari orvietani e chiedo se c'è tra di voi qualcuno che ancora si indigna e che vuole fare una battaglia di giustizia.

Oggi i treni sono divisi in treni di mercato e treni del servizio universale (quelli dei pendolari, per intenderci). I primi rendono, gli altri no. In che termini di rendimento si fanno questi calcoli, Dio solo lo sa!

Si potrebbe anche discutere se la polizia rende, la magistratura, la difesa, l'istruzione, le politiche giovanili rendono. Uno Stato che non garantisce un'adeguata mobilità ai propri cittadini è destinato all'implosione.

E poi siamo propri sicuri che i treni di mercato rendano? Quanto costano? Dove sono scaricati i costi di manutenzione? E quelli del personale e della formazione? E i costi di pubblicità? Il Signor Moretti per i treni di mercato deve accaparrarsi la clientela, i pendolari anche senza pubblicità i treni li prendono lo stesso. A quale capitolo di bilancio è iscritto il costo di questa rivista patinata? E i testimonial quanto sono costati? E quanto costerà tutto questo quando il prossimo anno arriverà la vera concorrenza di NTV di Montezemolo, Della Valle, Siarrone, con il 20% del colosso Assicurazioni Generali? NTV ha ordinato alla ALSTOM 25 treni di nuova generazione, non ha riverniciato vecchi cassoni come ha fatto Moretti.

Signori rappresentanti delle Istituzioni, noi della vostra buona volontà non abbiamo motivo di dubitare, come non abbiamo motivo di dubitare della vostra onestà anche intellettuale, ma al di la del rapporto personale, che con tutti voi è di grande cordialità, al di là dell'apprezzamento per la vostra presenza ed il vostro impegno, noi delle buone intenzioni - vostre o di altri - non sappiamo più che farcene.

È di pochi giorni fa il ricordo di Fabrizio De André che, in una sua famosa canzone, con ironia diceva: di fronte alle ingiustizie " lo Stato che fa, si costerna, s'indigna, s'impegna, poi getta la spugna con gran dignità".

 

Se ancora non volete gettare la spugna questo è il momento. Tra qualche mese sarà troppo tardi.

 

Vi ringrazio dell'attenzione.

Pubblicato il: 18/01/2009

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