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UJW. Tutte le serate


a cura di di Lucio Giovannella- Foto di Michela Rufini

foto di copertina

di Lucio Giovannella- Foto di Michela Rufini

11-All'ultima serata la perla del festival. Il quintetto "all stars" di Roberto Gatto

 

Metti un progetto originale, cinque musicisti come Bollani, Fresu, Gatto, Bonaccorso e Tittarelli. Il risultato è un concerto da ricordare. Il progetto di Roberto Gatto "The Music Next Door", portato in anteprima ad UJW#16, è un piccolo capolavoro composto di brani originali del batterista dai ritmi accattivanti e di brani di "altri mondi musicali", riarrangiati in maniera geniale e colta.

Il concerto che ne deriva (il disco in studio uscirà il 30 gennaio 2009) è intenso, vivo, perfetto nella scelta delle sonorità usate nei vari temi e negli arrangiamenti. Inoltre, ogni musicista del quintetto, maestro assoluto del proprio strumento, aggiunge quell'ingrediente del momento che solo pochi possono permettersi.

Il festival chiude in bellezza.

Auguri a tutti. L'appuntamento è per UJW#17.

 

10-La Bossa e il Samba di Duduka da Fonseca

La musica brasiliana sembra essere l'argomento centrale di questo festival e il gruppo di Duduka Da Fonseca la interpreta magistralmente da molti anni. I musicisti portano sul palco una buona energia, Duduka alla batteria sostiene morbidamente le ritmiche dei brani, lasciando molto spazio ai solisti; Roditi sempre graffiante, la Cohen bravissima e divertente, Monteiro creativo e misurato, Alves granitico e in splendida forma, Cioglia solido quanto serve.

Dopo i primi brani si aggiunge al gruppo la cantante Maucha Adnet che, non favorita dalla fonica, rende l'atmosfera meno brillante e più ferma. La versione di "Desafinado" è un po' troppo malinconica.

Volevamo ballare, ma siamo rimasti seduti.

9-I mille Bollani

Bollani trasformista coglie nel segno con la serata dedicata al Brasile. Il teatro rimane incantato.
Sul palco si alternano Nico Gori, Mirko Guerrini, Anat Cohen e Nicola Stilo in completa sintonia. Ospite graditissimo al pubblico il cantante brasiliano Marcos Sacramento, uno dei migliori giovani interpreti del samba storico. "Strappato" alle sue ferie in Europa, omaggia il Mancinelli con il sapore della sua terra.

 

8-Ernesto jodos trio. La sala del Carmine scenario delle armonie complesse di Lennie Tristano

Il Trio di Ernesto Jodos affronta il repertorio di Lennie Tristano, grande pianista e innovatore del jazz degli anni 50.

Ernesto Jodos è un buon pianista, i suoi collaboratori dei musicisti eleganti e raffinati. Il progetto Tristano è intrigante, un po' scuro di sonorità, intenso ma difficile ad un primo ascolto.

 7-Rava - Bollani alla sala dei 400

 

Tutto esaurito per Rava-Bollani alla sala dei 400. Il sodalizio artistico dei due conta ormai molti anni, ma ogni volta l'incontro genera uno spettacolo diverso. In questo concerto il pianismo di Bollani si fa pieno di note, tensione e scambi di accordi velocissimi. Ci pensa Rava a riportare la musica su un piano più rilassato e danzante.

Concerto sempre magnetico, un po' più nervoso di altri.

6-Il pianoforte a due teste. Martial Solal e Stefano Bollani duo al teatro Mancinelli.

 

Si apre il sipario e appare un pianoforte a due teste (i pianoforti sono due, ma l'effetto ottico è bellissimo). Bollani e Solal entrano in scena e suonano liberi uno davanti all'altro.

Adesso è Bollani il bambino che gioca sui tasti, Solal lo segue e contemporaneamente lo guida.

I due si rispettano, non entrano in competizione, ma restano un po' isolati l'uno dall'altro. Hanno scelto di non scegliere nessun brano prima del concerto e di lasciare completo spazio all'idea del momento.

Spettacolo difficile, a tratti di gran classe.

5-La stanza dei giochi. Stefano Bollani e Antonello Salis duo al teatro Mancinelli.


Il palcoscenico si trasforma immediatamente in una stanza dei giochi, dove Salis come un folletto imperversa con valanghe di improvvisazioni pianistiche, intermezzate da brevi assoli di percussioni rudimentali e domestiche (una scatola di metallo, un coperchio da cucina e altri oggettini), mentre Bollani come un buon fratello maggiore lo riconduce verso armonie più semplici e comprensibili. C'è spazio anche per un siparietto cabarettistico tipico dei concerti di Bollani. Nel finale Salis improvvisa liberamente e senza schemi di sorta alla fisarmonica, per poi chiudere insieme al pianista con un bel brano tratto dal cd dell'Orchestra del Titanic.

Divertente, inizialmente poco digeribile, con un finale in allegria.

4-Cristiana Pegoraro fa il tutto esaurito alla Sala dei 400.

Indescrivibile l'energia del concerto. La pianista riesce a creare un oceano d'armonia che avvolge il pubblico, ora cullandolo, ora seducendolo. Si ha la sensazione di muoversi liberamente all'interno di una placenta di suoni.

Mi piace riportare la frase di Cristiana: "L'augurio per il nuovo anno è che la passione sia lo strumento per realizzare i nostri sogni".            

 3-IL BUON ANNO A RITMO DI FUNKY

Il primo aperitivo musicale del nuovo anno, il concerto delle 12 al Museo Greco, ha visto protagonista il duo brasiliano di  MAUCHA ADNET (voce) e HELIO ALVES (pianoforte). Nonostante l'ora insolita il duo si è espresso in maniera intensa e con buon calore. La bravura di entrambi ha fatto si che non si sentisse la mancanza di nessuno strumento, tutto quello che succedeva era perfetto, così come era.

Il duo ha interpretato brani della bellissima tradizione della canzone brasiliana, unendoli a qualche brano di propria composizione; la cantante ha anche suonato delle piccole percussioni con grande gusto musicale.

Per l'ultimo brano si è unito al duo il batterista DUDUKA DA FONSECA, che ha aggiunto un suono di pandeiro (piccolo tamburino suonato con le mani) come ulteriore supporto ritmico.

Per la prima volta i suoni del Brasile entrano al Museo Greco.

Il pubblico ringrazia (statue incluse).

2-UMBRIA JAZZ WINTER #16 APRE L'ANNO CON I SUONI DEL BRASILE

 

Orvieto ha salutato l'arrivo del nuovo anno a ritmo di funky. Il concerto finale dell'ultimo giorno del 2008 ha visto protagonisti i FUNK OFF, la band itinerante che ormai da anni suona per le strade di Orvieto alle ore 12 e alle ore 18 di tutti i giorni del festival.

Piazza del popolo, palco naturale del concerto, li ha accolti in maniera entusiasta. La gente ha riempito completamente la piazza ballando ininterrottamente fino alle 2 di notte.

I FUNK OFF sono bravissimi e allegri, e riescono a coinvolgere tutto il pubblico con i loro ritmi anni 70, tipici dei dischi di James Brown e della casa discografica Motown. Suonano, ballano, si divertono e fanno divertire, con i loro brani originali tratti dai primi tre cd a loro nome, e il palco emana un' energia così bella che è impossibile rimanere fermi.

Un bel modo per tutti di cominciare l'anno nuovo.

Buon anno "funky" a tutti.

1-ODORE D'AFRICA



Nativo del piccolo stato del Benin in Africa occidentale, Lionel Loueke è uno dei chitarristi jazz emergenti della scena internazionale.

Ha collaborato con grandi musicisti affermati come Hancock e Patitucci, conservando però del tempo per lavorare al suo progetto, il suo primo cd solista, dal titolo "Karibu".

Ad Umbria Jazz Winter 16 con il suo trio, composto dai formidabili Massimo Biolcati e Ferenc Nemeth, Loueke suona una musica che gioca continuamente tra vocalismi africani e improvvisazioni particolarissime. L'uso dei suoni della chitarra (una Godin con elettronica Midi, una scelta singolare!!!) è centellinato. Si passa da un suono di chitarra molto sottile a delle sonorità di violini elettronici, che fanno da sottofondo a canti emozionanti della sua terra. Il mix è esplosivo, le ritmiche coinvolgenti, basso e batteria si muovono con leggerezza e presenza tra andamenti swing e un calypso sottinteso viene voglia di ballare I musicisti suonano, si divertono, diffondono sorrisi nella Sala dei 400 colma di gente, creando un'atmosfera che spesso il jazz dimentica quella della gioia di vivere.

 

Pubblicato il: 02/01/2009

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