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Biagioli. Orvieto ha accumulato negli anni un colossale ritardo infrastrutturale

di Stefania Tomba Intervista a Roberto Biagioli, imprenditore locale, presidente regionale di Assocave e presidente dell'Orvietana. Il suo punto di vista sugli scenari delle amministrative 2009. Mocio? Ha fatto bene. La Stella: aspettiamo di vedere la squadra. Su sviluppo e ambiente necessario confronto e partecipazione

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di Stefania Tomba

ORVIETO - Presidente regionale di Assocave, presidente dell'Orvietana e imprenditore locale di spicco, Roberto Biagioli offre il proprio punto di vista sugli scenari che si vanno delineando nel panorama politico orvietano per le amministrative 2009.

Presidente, non si può che iniziare con una domanda. Il sindaco Mocio: ha fatto bene o ha fatto male?

Ha fatto quello che poteva fare, considerando che ha ereditato la guida di una macchina complessa, in uno scenario molto delicato. Per dare giudizi più approfonditi, bisognerebbe avere una conoscenza più diretta di molte cose. A partire dagli effettivi debiti di bilancio, fino alla reale entità dei derivati.

L'operazione Piave come è stata gestita?

Sulla Piave si è perso molto tempo. E soldi, ovviamente. Anche perché, così facendo, si è arrivati al dunque, nel momento economico, in assoluto, meno propizio. Personalmente alla concessione credo poco. E sono convinto che anche la vendita globale sia dura. La soluzione ottimale, a mio avviso, sarebbe stata la vendita a lotti, all'interno - si badi bene - di un progetto complessivo.

Dove è stata più efficace l'amministrazione Mocio e dove meno?

Certamente il risanamento del bilancio è un aspetto positivo, anche se - ripeto - non ho conoscenza diretta dei conti. Per quanto riguarda lo sviluppo economico della città, invece, esso è troppo legato allo sviluppo edilizio e troppo poco, ad esempio, a quello infrastrutturale, pur aspettando adesso l'attuazione di complanare, variante e casello.

Come giudica l'alternativa offerta dalla Stella?

Ben vengano altre candidature. La Stella è competente e vicina alla gente. Bisogna, però, vedere programmi e squadra. Finora solo parole. Sono le idee e le persone che fanno la differenza.

Il centrodestra ha possibilità di successo?

Molte possibilità. Ma non vedo segnali e personaggi. Il centrosinistra almeno ci prova.

In un recente sondaggio diffuso da un giornale on line, molti orvietani l'hanno votata come sindaco ideale. La cosa l'ha fatta sorridere o l'ha stuzzicata?

Ho riso, certamente. Però è anche un segnale. In quel sondaggio, non a caso, non c'era solo il mio nome, ma anche quello di molti altri imprenditori. Vuol dire che la gente è stufa. Vuol tirare una riga sulla politica e sui carrozzoni che essa alimenta. Se la cosa pubblica fosse un'azienda, non durerebbe più di un giorno. Questo è qualcosa su cui vale la pena riflettere.

La crisi investe il Paese. E Orvieto non è immune

Chiunque andrà alle elezioni mi auguro vorrà sedersi ad un tavolo con le forze economiche della città. Finora non è successo. Orvieto ha bisogno di poche cose, ma quelle le deve avere.

Ci faccia qualche esempio

Per prima cosa le infrastrutture, senza quelle non contano le aree industriali, i progetti di riqualificazione del centro storico Nulla. Orvieto è attraversata dall'A1 e da due ferrovie. Ma sono opportunità non colte. A partire dagli anni '80, si è persa l'occasione di far entrare tante aziende e questo continua ad accadere anche oggi. Molti imprenditori sono andati fuori. Orvieto ha accumulato negli anni un colossale ritardo infrastrutturale. È già tardi per colmarlo, non aspettiamo oltre. C'è poi da giocare bene la partita delle caserme. E quella sull'ambiente. Ma in maniera seria.

Ovvero?

Il problema è il modello di sviluppo. Per questo, occorre un tavolo di confronto per far convivere turismo, cave, sviluppo, ambiente e quant'altro. Voglio dire, se si parla di danno ambientale, vediamo cosa significa veramente, leggi alla mano però, non sull'onda delle proteste di qualche comitato o per condiscendenza verso forestieri che al territorio non danno un bel niente. I risvolti sociali dei modelli di sviluppo sono un altro dei temi da affrontare, in un momento di crisi in cui la popolazione si invecchia, spariscono i lavori fissi e l'agricoltura, il vino e l'olio, in crisi anch'essi, sono da innovare e riqualificare

Cosa intende?

Intendo dire che Orvieto non è terreno di conquista e non può sottostare ad un'economia predatoria. Si pensi ai supermercati, ad esempio, che portano via ingenti somme dalla realtà economica locale e cosa lasciano sul territorio? Posti di lavoro? Neanche tanti. Allora forse è tempo di pensare ad un'economia alternativa, a partire proprio da quei settori che sono più importanti per il territorio, dal punto della ricaduta sociale, del lavoro e delle imprese locali.

Un'ultima domanda. Più che altro una curiosità. Tra le sue aziende, qual è quella che le riserva più soddisfazioni?

L'Orvietana, senza dubbio. L'Orvietana è di tutti. È la squadra della città, ma anche un'azienda con numeri che poche altre realtà locali fanno. Stare nell'Orvietana non significa attendersi delle contropartite, ma lavorare nell'interesse delle oltre 200 persone che ne fanno parte e del territorio, a cui la società dà lustro portando in giro il nome di Orvieto. Basti pensare ad un evento nazionale come il Top 11 che tornerà, sulla Rupe, anche il prossimo anno.

Pubblicato il: 23/12/2008

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