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Bollettino economico: un contributo all'analisi del Partito Democratico di Orvieto

Note sui dati più importanti emersi dal Bollettino

 di PD Orvieto

Con la pubblicazione del Bollettino dell'Osservatorio sulla situazione economica e sociale dell'area orvietana la città torna a riflettere sui comparti produttivi e sulle tendenze in corso. 

La stampa ha segnalato "luci ed ombre" di dati che meritano,da parte della politica,  un approfondimento più sistematico. Vorremmo perciò offrire un nostro breve contributo, sapendo perfettamente di procedere, anche noi,  a colpi di semplificazioni.

 

Per quanto riguarda il comparto manifatturiero, è indispensabile incrociare i dati di medio periodo con quelli della congiuntura. Il risultato di tale operazione ci dice tre cose:

1) negli ultimi anni si è registrata una ripresa del manifatturiero, specialmente per quel che riguarda alcune significative produzioni di qualità e di nicchia nei settori della meccanica, elettronica, telecomunicazioni e del tessile di alta fascia;

2) nonostante il permanere di una certa "fragilità" del comparto, la fase più recente ha mostrato un chiaro dinamismo delle risorse imprenditoriali orvietane, esemplificate anche dall'impegno nei settori dell'agroalimentare e delle acque minerali. Un fatto positivo perché segnala la crescita di competenze endogene e di capitale sociale e umano.

3) in questi mesi si evidenziano elementi di difficoltà connessi ad un contesto economico nazionale ed internazionale di crisi sistemica, rispetto al quale le tardive misure del governo non sembrano capaci di offrire risposte adeguate.

 

Per le questioni riferite al reddito medio orvietano (terzo in Umbria dopo Perugia e Terni), all'indice di Gini secondo cui tra gli orvietani ricchi e orvietani poveri il divario è superiore a quello regionale (0, 175 contro  0,166).

Siamo in presenza di una polarizzazione dei redditi connessa alla specificità del tessuto economico orvietano, caratterizzato da un terziario importante e da un considerevole numero di piccole e medie imprese. La polarizzazione non è un fenomeno locale perché caratterizza invece tutta la società italiana, come ben rilevato da una ricerca OCSE, secondo cui dagli anni '80 ad oggi il gap tra le classi sociali è cresciuto del 33% contro la media del 12% . L'ascensore sociale si è fermato ed è sempre più difficile salire (mentre è più facile scendere) e dove le corporazioni e le mancate liberalizzazioni fanno sentire i loro effetti.

Riteniamo però che i dati sui redditi e sui depositi bancari possano rappresentare un'ulteriore opportunità di sviluppo e di crescita. Tale concentrazione di ricchezza non deve tuttavia alimentare le rendite (generatrici di disuguaglianze) ma gli investimenti produttivi sul territorio. Se vogliamo dar solidità al nostro benessere e rimettere il moto quella mobilità sociale che è garanzia di ricchezza futura, la società orvietana non può permettersi deroghe rispetto al principio di responsabilità che coinvolge la politica, il lavoro ma anche chi dispone delle risorse necessarie allo sviluppo.

 

Le nuove sfide ci chiedono una maggiore coesione, una più forte capacità di fare rete e filiere, una grande capacità di lavorare sul capitale umano e sulla formazione.  Siamo dentro, come dice il Censis, ad una "metamorfosi" che vedrà impegnate tutte le classi dirigenti nella produzione di un nuovo stile di governance e di sviluppo, caratterizzato dalla molteplicità dei soggetti e dalla ricchezza delle relazioni.

Pubblicato il: 08/12/2008

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