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Cavatori e abientalisti. Ora la politica svolga il suo ruolo con autorità, competenza e onestà

di Dante Freddi La tensione è forte perché mancano regole condivise e indiscutibili. Quandoo si deve ricorrere alla giustizia per far valere il proprio punto di vista, manca chiarezza

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di Dante Freddi

Sabato scorso, incontro-scontro civile tra ambientalisi e cavatori.
La riunione era stata organizzata dal comitato interregionale per la salvaguardia dell'Alfina, a Benano, luogo emblematico di una clamorosa vittoria ecologista.
La preoccupazione per la possibile concessione di ampliamenti di alcune cave di basalto sull'altopiano, tra cui quella di Castel Viscardo, è infatti notevole.
Si è parlato di 80 ettari complessivi di nuove concessioni sull'Alfina e il pericolo di danni alla falda acquifera è considerato dal comitato una iattura che va impedita.
E' stato questo timore per il futuro del bacino idrico che ha convinto l'Amministrazione orvietana ad impedire lo scorso anno una nuova cava a Benano e a sostenere, ora, la battaglia contro i cavatori. Contemporaneamente ha concesso però l'ampliamento della cava del Botto e sta sostenendo questa scelta in tribunale.
Durante la riunione a Benano era presente anche l'ingegner Gianluca Pizzuti, amministratore della società proprietaria della cava di Castel Viscardo, che è intervenuto per portare i suoi argomenti. 

Mi sembra, da osservatore che tenta di farsi un'idea matura sulla vicenda, che ci sia bisogno  di equilibrio.

Non si può immaginare che l'attività di cava, in Umbria e nell'Orvietano, possa avere vita lunga e costituire un elemento strategico dello sviluppo. Anche se si avesse sicurezza di una corretta tombatura degli scavi, della loro innocuità sulla falda acquifera, le cave rimarrebbero comunque incompatibili con uno sviluppo agricolo e turistico, fortemente dannose nei confronti del paesaggio e quindi inadatte al nostro ambiente ed alla sua vocazione economica. 

Non si può neppure prevedere però che i cavatori smettano in due o tre anni la loro impresa o la trasferiscano altrove, con le conseguenti ricadute occupazionali nel diretto e nell'indotto.

Qui c'è una vertenza sindacale vera e propria e bisogna arrivare ad una soluzione soddisfacente, realistica, virtuosa, che sappia guardare lontano.

Ragionare insieme da punti di vista opposti è sempre difficile, comporta accettare il compromesso. L'ideologismo ambientalista o il liberalismo tout court non offrono soluzioni buone per oggi  e per domani, che soltanto il buonsenso e la reale volontà di risolvere la controversia possono costruire.

La politica deve ora svolgere il suo ruolo con autorità e competenza e onestà e innalzare i ponti sotto cui far scorrere il fiume di un vero sviluppo compatibile, che è sempre con l'uomo.

Pubblicato il: 03/12/2008

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