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L'attività estrattiva della Sece in crisi?

I dipendenti, una trentina, temono per il posto di lavoro. Dai sindacati nessuna conferma ufficiale. Per loro, però, oggi c'è una convocazione

ORVIETO - "Qui non si tratta di dire sì o no alla cava di Benano, ma di dare alternative precise e certezze agli imprenditori e ai lavoratori. Si parla invece di progetti e, si sa, i tempi d'elaborazione sono lunghi, mentre qui tra sei mesi il basalto finisce. Che dobbiamo fare?". Suonano di stringente, quanto allarmante, attualità le preoccupazioni di un operaio della Sece espresse a settembre 2005 di fronte all'allora "no" del Comune all'apertura della cava di Benano.

Di mesi oggi ne sono passati ben più di sei. E, alla cancellazione dell'area estrattiva di Benano (ironia della sorte in approvazione definitiva proprio ieri in consiglio comunale nel prgs), si è aggiunto anche il ricorso, pendente attualmente al consiglio di Stato, per bloccare l'ampliamento della cava del Botto (il tar in primo grado ha dato ragione al ricorrente, un privato cittadino).

È così che adesso alla Sece - una delle società estrattive più grandi dell'Orvietano - comincerebbe a sentirsi aria di crisi. I dipendenti, una trentina, temono per il posto di lavoro. Dai sindacati nessuna conferma ufficiale. Per loro, però, oggi c'è una convocazione. Sul tavolo: il delicato momento che l'azienda starebbe attraversando. Le bocche sulla questione sono cucite, anche se un incontro interlocutorio ci sarebbe già stato anche con rappresentanti comunali. (S.T.)

 

Pubblicato il: 02/12/2008

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