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Anche ad Orvieto crisi per i pubblici esercizi

Preoccupazione espressa da Alfredo Branca, presidente comitato ristoratori

Il Centro Studi Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) del trimestre luglio-settembre 2008 rivela che in Italia i pubblici esercizi che hanno chiuso o cessato la loro attività sono stati molto più numerosi rispetto a quelli che hanno aperto. Questo dimostra la profonda crisi che il settore sta attraversando. L'Umbria e il comprensorio orvietano, seppur non ancora allineate a questi dati allarmanti, evidenziano problematiche strutturali e di produttività analoghe alle altre regioni.

 

"In questo ciclo negativo si aggiunge come un macigno la liberalizzazione prevista dalla legge sui Centri storici- sostiene Alfredo Branca, presidente comitato ristoratori - che se non regolata e disciplinata, andrà a creare fenomeni di confusione e moltiplicazione indiscriminata. Due sono i punti critici: la multisettorialità e la liberalizzazione delle licenze. In merito al primo punto, i cosiddetti esercizi multisettoriali,- continua Branca - la legge prevede che possano essere costituiti esercizi con almeno due tra le attività della somministrazione, artigianato, commercio e turismo, con la facoltà di ottenere una autorizzazione in deroga per la somministrazione. La seconda misura consente ai titolari di pubblici esercizi dei centri storici di acquisire autorizzazioni alla somministrazioni diverse da quella posseduta, che possono essere attivate o vendute entro sei mesi dalla richiesta. Tutto ciò non viene inserito in un piano di sviluppo oculato e organico. Si prevede quindi una crisi ancor più forte per gli operatori"

 

"Sosteniamo inoltre, ora più che mai l'appello che la Confcommercio nazionale chiede al governo, ovvero una revisione degli studi di settore- evidenzia Branca - che ora come ora non sembrano tenere conto dell'ondata di stagnazione dei consumi che le attività si trovano e si troveranno con sempre più drammaticità a fronteggiare se non si rivedranno queste misure.

La mancanza di una forte programmazione regionale nella quale inserire certe scelte che non sembrano tener conto delle esigenze reali va a incidere notevolmente nella redditività delle imprese che hanno difficoltà a rimanere sul mercato e a pagare il personale".

Pubblicato il: 28/11/2008

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