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Presentazione del libro dedicato a Fernando Tenerelli

Venerdi 28 novembre, alle 18.00, presso il Museo Emilio Greco

foto di copertina

Si terrà venerdì prossimo, alle ore 18.00, presso il Museo "Emilio Greco" la presentazione del libro "FERNANDO TENERELLI":"Il ricordo della città a 25 anni dalla scomparsa" a lui dedicato dai figli Giuliana, Elena, Enzo, presenti all'iniziativa.
L'evento è patrocinato dalla Presidenza del Consiglio Comunale di Orvieto, dall'Opera del Duomo di Orvieto e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto ed è presieduto dal Presidente del Consiglio Comunale Evasio Gialletti
I saluti sono affidati al Sindaco di Orvieto, Stefano Mocio ed al Vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi, Mons. Giovanni Scanavino.

La presentazione del volume è delegata al Dirigente del Liceo Majorana di Orvieto, Franco Raimondo Barbabella e verrà coordinata dal Giornalista, Gianluigi Basilietti de "Il Giornale dell'Umbria".

Tra gli interventi sono previsti quelli di Francesco Venturi - Presidente dell'Opera del Duomo di Orvieto, Giuseppe Maria Della Fina - Assessore ai Beni e alle Istituzioni culturali, Torquato Terracina - Presidente della Fondazione CRO, Dante Freddi - Giornalista e Direttore di OrvietoSi, Fabrizio Trequattrini -  Artigiano.

Hanno assicurato la loro partecipazione: Alessandro Paci - Presidente della CNA di Orvieto e Giuseppe Flamini - Presidente di Confartigianato di Terni. 

La vita e le opere

Fernando Tenerelli, nacque  a Castel Rubello, frazione di Porano, il 4 aprile 1900 da una famiglia di operai. Conseguita la 6a elementare, la sua formazione di artigiano avviene già a 15 anni nelle botteghe orvietane di "Checco di Scappavia" e di Travaglini o e poi, tra il 1921 e il 1922, dopo aver servito la patria nella grande guerra a soli 17 anni, nella scuola serale per artigiani dove ha come insegnante anche il mitico prof. Puppo. Lì conosce anche Paola Radicchi, che diventerà nel 1930 la sua amatissima moglie.
Negli anni '20 e '30 esegue una serie di lavori in ferro battuto in edifici privati (Palazzo Maciotti, Castello di S. Quirico, Palazzo Netti) che lo renderanno famoso al punto che nel 1936 ottiene la commessa per la realizzazione dei cancelli del Museo dell'Opera del Duomo. Quando sembra che tutto vada per il meglio arriva invece un periodo molto difficile: la crisi economica, la guerra, il richiamo alle armi che lo porta in Africa dal 1940 al 1942 (è qui che nelle lettere alla moglie si scopre narratore e poeta), e poi i problemi del dopoguerra.
E' solo negli anni cinquanta che il suo percorso creativo riprende progressivamente a pieno ritmo e fa fiorire, insieme ai fratelli Teobaldo e Terenzio, la bottega di Via della Misericordia II, che diventa un punto di riferimento fondamentale, anche al di fuori di Orvieto, per la lavorazione artistica del ferro. Qui esegue, infatti, tutti gli importanti lavori che gli commissiona l'Opera del Duomo per la Cattedrale: il restauro delle cancellate interne e la realizzazione di numerose opere, dalla croce della cuspide centrale e dal cancello per la Cripta dei Vescovi ai portalampade dei lumi della navata centrale, al tripode per l'acquasantiera e ai quattro candelabri. E qui nascono dal 1961 i famosi 26 lampadari di Palazzo Chigi, il lampadario per il Comune di Collazzone e il cancello per la Cassa di Risparmio di Foligno. Negli anni successivi, dal '62 al '70, realizza la magnifica serie dei tripodi per case di privati (arch. Terracina; col. Rosati; sig. Maggi) e infine l'arredo dei camini ancora di due abitazioni private (dott. Piccini e dott. Colalè), massimi esempi di estro creativo, raffinatezza e capacità espressiva. Dal '57 al '62 è anche insegnante presso l'INAPLI e trasmette a molti allievi non solo la tecnica ma anche l'amore per la lavorazione artistica del ferro. Preceduto diversi anni prima dai suoi fratelli, si spegne il 4 luglio 1983.


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Di Fernando Tenerelli dissero 25 anni fa

(tratto dal Bollettino ISAO n. XXXIX)


Giuseppe Cirenei: "Il 4 luglio 1983 decedeva in Orvieto Fernando Tenerelli, lasciando profondo ed unanime cordoglio nella città, testimone del suo magico lavoro di artista, custode orgogliosa della sua opera migliore. Seguendo l'antica tradizione dei favolosi artigiani di ogni tempo, ancora fanciullo, Tenerelli apprende i segreti del mestiere presso le migliori 'botteghe' della città dove ebbe per maestri Travaglino, 'Checco di Scappavia', Ernesto Marini e Giacomo Fontanieri (che piace qui ricordare perché non se ne perda memoria). Divenuto esperto dopo tanto apprendistato, esprime la Sua maturità artistica nella bottega di Via della Misericordia. Con l'aiuto dei fratelli forgia tra gli anni 1936-37 i possenti cancelli del Museo dell'Opera del Duomo ed i manufatti in ferro del Castello di S. Quirico Ed ecco i mirabili lampadari di Palazzo Chigi a Roma Forgia la splendida croce della cuspide centrale de Duomo ed il finissimo cancello della Cripta, chiudendo così il ciclo dei lavori iniziato fin dal 1927. Le opere in ferro battuto, uscite dalla sonante officina di Via della Misericordia a scopo ornamentale per ambienti e case signorili, non si contano più L'Istituto Storico Artistico Orvietano ricorda ed onora il Socio fondatore, l'appassionato sostenitore degli 'Amici della Musica', l'uomo probo e integerrimo, l'artista insigne che nell'antica bottega ha creato capolavori duraturi e perenni. Fernando Tenerelli ha certamente scritto il Suo nome tra i grandi artefici che hanno operato nella splendida Cattedrale".

(tratto da "Il Comune Nuovo", 1983)

Paolo Borri: "Anche Fernando Tenerelli se ne è andato. E lo sgomento è sempre uguale. Non riesco ad abituarmi a non vedere più una persona tanto familiare. Sono quelle immagini che ti entrano nell'occhio dell'anima, per cui il non rivederle ti sorprende, ti lascia una situazione di evanescente sconforto. Come non rivedere più un monumento, un negozio tradizionale, un angolo familiare della tua città Voglio solo ricordarmelo così, un uomo che amava la vita. Aggiungerei solo una piccola cosa; nei suoi accarezzati ricordi talvolta, e con piacere, citava la sua esperienza in Africa; ne parlava con amore e nostalgia. Un giorno si allontanò dal campo militare per poter vedere il deserto 'da vicino'; senza cioè avere altri contatti visivi se non quelli con le pietre. Rischiò di perdersi. Fernando raccontava tutto ciò con occhio felice e sornione. Sperava che capissi la sua ansia d'infinito. Spero di averla capita e spero anche che, finalmente, sia stata soddisfatta".

Di Fernando Tenerelli dicono oggi


Torquato Terracina (Presidente Fondazione CRO): "Un uomo intelligente, un galantuomo di vecchio stampo, un artista che plasmava il ferro come se fosse argilla. Fernando Tenerelli l'ho conosciuto nel 1958, quando il compianto Vescovo Mons. Pieri mi chiamò a far parte della Fabbriceria del Duomo con l'incarico di Architetto della CattedraleIl primo incontro con Fernando avvenne quando gli commissionammo il restauro dei cancelli trecenteschi del transetto Nacque tra noi un sodalizio che si trasformò ben presto in affettuosa amicizia, la stima per l'artista e per l'amico si consolidò nel tempoVivemmo insieme, anche con il compianto Nello Orsini, la fase della ostinata opposizione alle porte di Emilio Greco, con passione e tenacia sino al giorno tanto desiderato della loro apposizione. In una notte le mettemmo tutte e tre, poi facemmo festa. Me lo vedo ancora vivo, lo sento vicino con la sua bonomia e la sincera e leale amicizia. Oggi a me manca la persona cara e ad Orvieto un vero artista".


Franco Raimondo Barbabella (Dirigente Scolastico Liceo Majorana di Orvieto): "Ho avuto la fortuna di conoscere Fernando Tenerelli quando ero ragazzo, avendo vissuto a casa Tenerelli per sette anni, il periodo delle medie e del liceo Così la sorte volle che un ragazzo delle campagne di Allerona ad un certo punto divenisse, insieme a Giuliana, Elena ed Enzo, uno dei figli di Fernando Tenerelli e di Paola Radicchi, per tutti la PaolinaQuegli anni hanno segnato la mia vita, profondamente e irreversibilmente. Provo oggi una nostalgia struggente per tanti aspetti di allora, ma ciò che mi manca di più è quell'atmosfera serena e operosa, mite e colta, sapiente della sapienza che deriva dai percorsi lunghi della vita, che si respirava attorno alla Paolina e al sor Fernando. Ora i figli hanno deciso di ripercorrere le tappe della vita di Fernando Tenerelli e di proporci, oltre alla conoscenza dell'artigiano-artista, anche la ricca poliedricità dell'uomo attraverso una sapiente scelta delle lettere alla moglie nel periodo del richiamo alle armi durante la seconda guerra mondialeUn grande uomo Fernando, ma con accanto una grande donna, mamma Paola. Grazie Giuliana, Elena ed Enzo, di aver deciso questa pubblicazione. Con essa si colma un vuoto nella cultura della città e la città ne comprenderà certamente il senso e l'importanza, come 25 anni fa Giuseppe Cirinei e Paolo Borri compresero il dovere di segnalare la scomparsa di uno dei suoi figli migliori".

Pubblicato il: 26/11/2008

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