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I sindaci di Arezzo, Chiusi e Orvieto per i pendolari

Lo sviluppo del territorio legato ai pendolari. La proposta dei sindaci di Arezzo, Chiusi, Orvieto: tre città attraversate dalla linea direttissima

di  Giuseppe Fanfani, sindaco di Arezzo; Luca Ceccobao, sindaco di Chiusi; Stefano Mocio, sindaco di Orvieto

 

Lo sviluppo del territorio legato ai pendolari

La proposta dei sindaci di Arezzo, Chiusi, Orvieto: tre città attraversate dalla linea direttissima

 

Siamo nel mezzo di una rivoluzione ferroviaria, di cui vorremmo essere protagonisti e non spettatori. Una rivoluzione che da un lato vede il positivo arrivo dell'alta velocità ferroviaria, dall'altro la drammatica scomparsa degli Intercity dalla linea direttissima. I due fatti non sono direttamente legati, e l'uno non è causa dell'altro. Tuttavia, si è deciso di favorire il collegamento veloce dei grandi centri (Firenze-Bologna in trentacinque minuti, Firenze-Milano in un'ora e trentacinque minuti, Roma-Milano in tre ore e mezzo) e, contemporaneamente, di abbandonare alla lentezza i centri minori (tempi di percorrenza raddoppiati). Le stazioni di Arezzo, Chiusi e Orvieto, private degli Intercity, perderanno così valore e funzione.

 

Dal 14 dicembre il nuovo orario ferroviario dovrebbe sancire questa situazione. Lavoratori, studenti, famiglie, turisti saranno fortemente disincentivati ad usare il treno, e intercettare l'altra velocità sarà un problema per intere comunità. Tutto ciò è inaccettabile, specie per la logica che sta dietro a queste scelte. Trenitalia teme l'arrivo di altre società nella remunerativa direttissima (sono già pronte Cisalpino, DB, quella degli industriali Della Valle e Montezemolo), e occupa tutte le fasce orarie per scongiurare la concorrenza. È una logica "aziendalista" che danneggia i cittadini, mentre la potenziale competizione tra gestori già esclude clientela e territori: favorisce le linee che rendono economicamente e collegano solo le metropoli; abbandona tutte le altre perché poco remunerative. Un governo può permettere tutto questo? Si può togliere improvvisamente un servizio pubblico senza dare un'alternativa? La direttissima è stata costruita con il denaro pubblico e non può essere attraversata esclusivamente dai treni veloci di Trenitalia o di privati: deve garantire anche il collegamento veloce con le grandi città e, quindi, con gli Eurostar. Dunque, occorre destinare una quota di orario al transito degli Intercity lungo la linea direttissima. Proponiamo che, dal 14 dicembre, alcuni degli Intercity destinati alla linea lenta siano fatti viaggiare nella direttissima sia la mattina, che il pomeriggio, che la sera. Quando, cioè, viaggiano i pendolari.

 

Altrimenti, cosa faranno i lavoratori e gli studenti? Chi coprirà i costi di un uso esponenziale delle automobili? Ci saranno strade e parcheggi a sufficienza nelle ore di punta? Il numero dei pendolari negli ultimi anni è cresciuto del 35% (fonte: Sole 24 Ore). È un dato impressionante, spinto dal costo del petrolio, dalla saturazione delle aree di sosta, dalla ricerca di sicurezza e dal costo elevato delle abitazioni nei centri cittadini rispetto ai centri minori. Guardare al treno significa rispondere a principi di sostenibilità sociale e ambientale. Un'efficace pubblicità, stampata anni fa sul retro dei biglietti ferroviari, recitava: "Con questo viaggio hai prodotto il 92% in meno di anidride carbonica rispetto all'automobile e l'88% in meno rispetto all'aereo". Allora ci vogliono i treni, e il coraggio di contrapporre proposte alla spregiudicatezza del governo e di Trenitalia. Difendiamo il territorio, il diritto universale alla mobilità, la qualità della via, le possibilità di sviluppo che queste scelte mettono in discussione. La nostra è una battaglia di civiltà e di diritto.

 

Pubblicato il: 10/11/2008

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