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'La memoria del tempo-le feste popolari tradizionali dell'umbria'

Presentato a Palazzo Cesaroni il libro sulle feste popolari tradizionali dell'Umbria. Trecento feste popolari, alcune delle quali scomparse

Presentato a Palazzo Cesaroni nell'ambito di Umbria libri 2008 il volume  di Giancarlo Gaggiotti "La memoria del tempo-Le feste popolari tradizionali dell'Umbria", edito dalla Regione Umbria che racchiude i risultati di una ricerca congiunta svolta dal Consiglio regionale dell'Umbria insieme all'Istituto di etnologia e
antropologia culturale dell'Università degli Studi di Perugia, iniziata già negli anni Ottanta con una prima raccolta di informazioni e testimonianze scritte sulle feste popolari e proseguita con la raccolta di 1.124 schede compilate con le informazioni essenziali sulle manifestazioni: denominazione, luogo e data, origini, tipologia, descrizione, manifestazioni collaterali, gastronomia abbinata, documentazione di ogni genere. Un libro che contiene anche un glossario essenziale di termini dialettali che aiutano la comprensione di tali
manifestazioni della tradizione umbra e che avrebbero rischiato di scomparire.
Un itinerario nelle profondità dell'anima umbra tra magia e mistero, paganesimo e cristianesimo, una guida dalla preistoria ad oggi attraverso la descrizione di 303 feste popolari, alcune delle quali scomparse ma di
alto valore storico e culturale. In appendice figura anche un calendario delle feste in cui, accanto alla liturgia ufficiale della Chiesa, sono riportati mese per mese i tantissimi santi e beati dell'Umbria, e anche le
più significative feste precristiane.
Nell'analisi del l'antropologo Giancarlo Baronti, del Dipartimento uomo e territorio dell'Università di Perugia,  è emersa la profonda differenza fra la festa, intesa come "dissipazione del denaro accumulato fra le famiglie di un paese o di un quartiere per godere dell'evento festivo che si manifesta in manifestazioni di vario genere" e la sagra, che è invece "accumulazione di denaro", ovvero il suo esatto contrario. Baronti ha poi evidenziato le differenze fra le feste popolari legate al ciclo della mezzadria, che va scomparendo, e quelle inventate, come la Quintana o il Calendimaggio, per celebrare un ritorno ad un passato dove però tutti sono duchi e baroni, e non si sente più la "puzza di stalla", che è il mondo vero da dove veniamo. Caso limite la trasformazione della festa di S. Antonio abate, che ha avuto in origine lo scopo di distribuire da mangiare ai poveri da parte dei baroni e che oggi, "in una località umbra che non voglio nominare - ha detto - è diventata la consegna dei contadini dei beni della terra al ricco possidente".
In conclusione l'autore, Giancarlo Gaggiotti, ha spiegato come il libro sia una testimonianza di anziani rivolta ai giovani, con caratteristiche di assoluta novità come il recupero del dialetto e il calendario dove
accanto ai santi ufficiali della Chiesa si uniscono non solo santi e beati dell'Umbria ma anche le divinità italiche precristiane, con uno studio approfondito sull'etimologia dei nomi "che porta molto più indietro di
quanto non sia possibile fare con l'archeologia, risalendo al significato di santi e divinità pagane prima ancora che venissero umanizzate".

Pubblicato il: 09/11/2008

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