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Cave. Dottorini (Verdi e civici): impensabile l'ampliamento della cava di Castel Viscardo

Puntare su turismo  e agricoltura di qualità. Presentata un'interrogazione all'assessore Bottini sui rischi e le pericolose ricadute che una nuova cava potrebbe avere nell'altopiano dell'Alfina

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"Dobbiamo innanzitutto comprendere le ragioni di una scelta davvero indecifrabile e poi valutare se per l'Orvietano è più importante assecondare gli interessi di qualche cavatore o tutelare l'integrità del territorio valorizzandone le potenzialità turistiche e agricole.  Risulta pertanto difficilmente comprensibile la proposta di concedere l'ampliamento della cava di Castel Viscardo, anche perché in quell'area è presente la principale falda acquifera dell'altopiano dell'Alfina, fondamentale per gli usi idropotabili del territorio e per le produzioni agricole locali". Con queste parole il capogruppo dei Verdi e civici in Consiglio regionale Oliviero Dottorini annuncia di aver presentato un'interrogazione urgente all'assessore all'Ambiente Lamberto Bottini per chiedere ragione del parere favorevole dato dalla Regione Umbria al progetto di ampliamento di una cava in una zona di alto pregio agricolo e idrogeologico come quella dell'altopiano dell'Alfina.
"Noi ci aspettiamo almeno qualche chiarimento - aggiunge Dottorini - e magari anche un atto di coraggio che metta fine allo scempio ambientale e paesaggistico dei signori delle cave. È vero - ricorda il consigliere regionale - che nel Piano regionale delle attività estrattive è esplicitamente detto che la Regione non intende concedere autorizzazioni per nuove cave e quindi che l'unico modo per proseguire in questo tipo di attività è quello di ampliare le cave esistenti. Ma è altrettanto importante non nascondersi dietro le definizioni di comodo, anche perché il progetto di ampliamento coinvolgerebbe un'area di circa 50 ettari. Non si comprende il senso di questo mega intervento soprattutto alla luce del fatto che l'attuale cava è pari a circa 5 ettari ed è attiva ormai da più di 20 anni, con ancora una porzione di attività residua da utilizzare. Insomma, tutto ha il sapore di un progetto per una nuova, immensa cava, formalmente mascherata dietro un'ipotesi di ampliamento".
"Il procedimento amministrativo avviato dalla Regione - aggiunge il presidente della commissione Bilancio e Affari istituzionali - manca di importanti pareri come quello del Servizio risorse idriche e rischio idraulico della Giunta, che non ha infatti trasmesso alcuna nota in merito alle criticità delle falde acquifere presenti nell'area. Falde che presentano caratteristiche interregionali e che quindi richiederebbero l'istituzione di un tavolo interregionale, insieme alla regione Lazio, relativo al problema delle cave e al loro impatto sulle popolazioni e sull'agricoltura dell'intero territorio. Dovremmo capire bene cosa si ha in mente quando si parla di sviluppo sostenibile e della filiera turismo-ambiente-cultura. In discussione non sono le piccole cave già presenti sul territorio che hanno reso famoso Castel Viscardo per le sue ceramiche artistiche, ma l'idea che una nuova mega cava possa essere accolta senza conseguenze pesantissime sull'ambiente, sulle attività agricole e sull'immagine stessa di un territorio dalle straordinarie potenzialità turistiche".  

Pubblicato il: 08/11/2008

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