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Ancora un nulla di fatto per la Profer

Operai e sindacati perdono la pazienza. E ieri pomeriggio sono tornati a riunirsi in un'accesa assemblea presso il Comune di Baschi

ORVIETO - Ancora un nulla di fatto per la Profer, operai e sindacati perdono la pazienza. I timori e le riserve erano molti e il sit in dei lavoratori fuori dalla prefettura, ieri mattina, mentre all'interno si teneva il vertice tra le istituzioni e l'azienda ne è stato la testimonianza. Effettivamente dall'incontro, come si temeva, non è uscito nulla di buono. L'amministratore delegato dell'azienda, Alberto Meoni ha parlato di un'ipotesi di piano industriale che prevede la cessazione dell'attività e la successiva riapertura da parte di una newco in affitto. Parole "assolutamente non esaurienti" per i sindacati e soprattutto ancora: "parole". Non un nome, non una data per la firma della cassa integrazione e neanche un piano industriale descritto nei dettagli e rispetto ai quali entrare nel merito. Unico obiettivo raggiunto, il fatto che sia stato fissato per il 30 ottobre un nuovo incontro con sindacati e Industriali per definire la firma della cassa.  

 

I centocinquanta lavoratori dell'azienda di prefabbricati in cemento e acciaio con sede a Chiusi della Verna, in provincia di Arezzo, e stabilimenti produttivi nella stessa provincia di Arezzo e a Baschi, l'hanno presa male. Anzi malissimo. E ieri pomeriggio sono tornati a riunirsi in un'accesa assemblea presso il Comune di Baschi. L'intenzione è quella di portare avanti ad oltranza il presidio dello stabilimento e si riaffaccia anche la minaccia del blocco simbolico di protesta del casello, in programma, forse, per la giornata di domani. L'azienda, intanto, sta avendo incontri parallelamente anche ad Arezzo. Ieri sera in azienda e lunedì con il prefetto.

 

L'impossibilità, almeno fino a questo momento di trattare la questione su un unico tavolo con tutti i soggetti interessati, come auspicato da più parti, non sta sicuramente aiutando a veder chiaro in quella che viene presentata come una crisi finanziaria.

 

Di fatto gli stipendi non vengono pagati dal mese di agosto. Ma i bilanci della Profer non avrebbero conti in passivo e ci sarebbero ancora circa ottanta milioni di commesse. Anche per questo occorre far presto per rilanciare l'azienda, prima che i committenti fuggano altrove, mettendo a serio rischio la possibilità di riaprire effettivamente lo stabilimento. In pericolo ci sono centocinquanta posti di lavoro e un indotto anche più vasto che ha spinto il consigliere provinciale Robeto Forbicioni (Sd) a parlare dell'azienda come di una "piccola Ast dell'Orvietano". Diverse anche le aziende orvietane esposte per centinaia di migliaia di euro nei confronti della Profer.

 

 

Pubblicato il: 23/10/2008

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