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Poche idee e scontate nel movimento 'Orvieto Provincia'

Note a margine del documento di presentazione di Orvieto Provincia. Una classica operazione preelettorale della destra orvietana

Politica

di Dante Freddi

La nascita di un movimento, Orvieto Provincia, che si ispira alla dottrina sociale della Chiesa, che afferma le sue radici cristiane e addirittura ricorda la Rerum Novarum di Leone XXIII e il periodico orvietano cristiano- sociale "Il Comune" non potrebbe che essere accolto con entusiasmo dai cattolici orvietani.

Finalmente, sembrerebbe, qualcuno fa riferimento a quei valori che sono usciti vincenti dalla storia del Novecento, che ha invece dichiarato senza appello la sconfitta di comunismo e capitalismo.

Ma se si entra un po' nel documento di presentazione, in quella pagina datata 2 luglio, la delusione è cocente. Al di là della buona fede di tutti i sottoscrittori, gente dabbene il cui impegno in politica è sicuramente utile, le contraddizioni contenute in quel foglio testimoniano almeno qualche confusione. La definizione del movimento"Orvieto Provincia" come cattolico-liberale ed il contestuale riferimento all'ispirazione cristiano-sociale e poi alla dottrina sociale della Chiesa denotano una straordinaria confusione storico filosofica.

Che Silvio Berlusconi scippi i valori del popolarismo degasperiano e li assimili in Forza Italia è una forzatura raccapricciante, ma tentare un'operazione simile anche con i giovani cattolici "disubbidienti" de "Il Comune" è assolutamente impossibile. Andrea Lazzarini, Pericle Perali, don Vincenzo Vincenzi erano "murrini" ed aderivano totalmente alle proposte cristiano sociali, che tutto erano meno che liberali, anzi vedevano nel liberalismo e nei liberali gli avversari più acerrimi. Don Vincenzo Vincenzi, direttore del giornale, è una figura emblematica. Abbandonò l'abito insieme a don Murri per incompatibilità con le gerarchie conservatrici e come lui, soltanto nel dopoguerra, rientrò nella Chiesa.

E poi, che persone iscritte fino a ieri a Forza Italia, come Lombardozzi, Gribaudo, Pelliccia e Riccetti affermino di "non essere supporto ad alcuna parte politica" mi sembra un tentativo di "sdoppiamento" poco credibile e tale da far pensare invece ad una dichiarata operazione preelettorale, scaturita dalle lotte intestine che hanno "insanguinato" il campo degli azzurri orvietani.

L'idea di fare di Orvieto una provincia che raccolga anche paesi del Lazio e della Toscana è già vista, è la Tuscia di qualche anno fa, che sarà irrealizzabile per motivi istituzionali e che è auspicabile che non si realizzi, ma che evidentemente può risultare utile per riempire il vuoto che c'è dietro il movimento di Lombardozzi, per costituire una bandiera facile da vedere. Questo "provincialismo" è perfettamente descritto nei vocabolari come "Gusto o costume caratterizzato da un a certa arretratezza e ingenuità". Sembra quasi un giudizio per questo movimento provinciale, che lotta per gestire strade e stradini, il maggior campo di occupazione della Provincia.

Di queste imprese, che si nascondono dietro nomi di gente perbene ma non propriamente "politica", è piena la storia di ogni occasione elettorale ed è tipica della destra orvietana, da anni alla ricerca di una legittimità a governare che la gente continua a non concedergli.

Pubblicato il: 22/07/2003

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