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Varchi elettronici.
Scelta giusta, pessima gestione

di Dante Freddi Con le nostre multe da record, qualcuno se ne è beccate decine, siamo andati anche in tivù, a Ballarò, a rappresentare i comuni che, a corto di liquidi, cercano di estorcerli in qualche modo a chi passa, come i briganti di un tempo

foto di copertina

di Dante Freddi

Le sanzioni comminate a centinaia di persone che hanno varcato irregolarmente la ZTL del centro storico di Orvieto sono la notizia alla ribalta degli ultimi tempi.  Con le nostre multe da record, qualcuno se ne è beccate decine, siamo andati anche in tivù, a Ballarò, a rappresentare i comuni che, a corto di liquidi, cercano di estorcerli in qualche modo a chi passa, come i briganti di un tempo.
Se ne sono dette di ogni varietà su chi si è preso pacchi di verbali e su chi è sopravvissuto virtuosamente al varco elettronico. Per alcuni i pluricontravvenzionati sono cittadini arroganti che finalmente l'hanno scontata, per altri martiri. Si è anche costituito un comitato di consumatori per sostenere le ragioni di chi ha ricevuto il verbale, pronto a sostenerli nella disputa legale con il Comune.

L'Associazione commercianti di Santi se ne è uscita qualche giorno fa addirittura con un comunicato in cui si imputava la perdita del 30% di affari al controllo della zona a traffico limitato, non alla crisi economica dilagante o a proprie responsabilità.

Questi varchi elettronici sono nati contro qualcuno, come in tutte le città: contro chi normalmente viola l'isola pedonale, per necessità, per disattenzione o per insolenza.  Sono stati una decisione fondamentalmente giusta, perché sana una reiterata illegalità che vanifica il significato di "zona a traffico limitato" e le aspettative di una vita migliore del centro storico.  Come tutte  le scelte contro qualcuno andrebbero applicate con prudenza, finalizzate ad educare e prevenire e non a colpire, come si dice a proposito   di tutte le azioni antipatiche e impopolari.

Ad Orvieto peggio di così, invece, non si poteva operare.

Informazione scarsa, poca  attenzione alla sensibilizzazione delle categorie e dei cittadini, trattati come avversari anziché possibili complici di una buona iniziativa. L'applicazione insomma del manuale del perfetto amministratore orvietano, che dichiara con supponenza  e falso decisionismo "ascolto tutti ma decido io", perché "il popolo mi ha votato".  Un berlusconismo piccolo piccolo che fa soltanto danni, anche quando gli atti sono giusti. Si è riusciti a far diventare martire anche chi è stato sorpreso decine di volte a violare le regole, che non è certamente stupido e disinformato ma certamente se ne frega del Comune e delle sue regole e delle regole comuni. 

E' bastato un semaforo rosso o verde per chiarire con immediatezza che di lì, attraverso quei varchi, non si passa e eliminare qualsiasi scusa.
Basterebbe ascoltare con reale interesse per chi parla, spiegare, accettare le critiche e trasformarle in idee per ottenere risultati positivi ed affermare un progetto di vita e di città che tutti in fondo condividono, perché è buonsenso.

Queste qualità di ascolto e  questa disponibilità non sono di tutti e sono prioritari per chi vuole essere amministratore, si  candida, ambisce a decidere. Come il coraggio manzoniano chi non ce l'ha non se le può dare e farebbe azione utile se si applicasse ad altre attività meno impegnative, magari al giornalismo.

Pubblicato il: 08/10/2008

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