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Ancora sorprese dallo scavo di Campo della Fiera. E dalla terra emerge il nobile Geta

Presentati i risultati della campagna di scavi 2008 dedicata a Francesco Satolli. Tramite gli accorgimenti stilistici, l'acconciatura e la barba è già stato possibile formulare ipotesi sull'identità del soggetto rappresentato nella statua

foto di copertina

ORVIETO - Ancora sorprese dal santuario delle 12 città etrusche. La campagna di scavo 2008 presso il sito archeologico Campo della Fiera ha portato alla luce una mole impressionante di reperti presentati ieri mattina in una conferenza stampa presso il Museo archeologico nazionale di Orvieto. Vasellame greco, 214 monete romane del periodo tardo repubblicano, un altare etrusco di notevoli dimensioni, una fontana circolare con un gocciolatoio raffigurante una testa di leone e moltissimi altri reperti minori. L'eccezionalità della campagna di scavi 2008 è stata tuttavia suggellata soltanto nelle battute finali. Solo allora l'infuocata terra della località Tamburino ha deciso di svelare uno dei tanti segreti che celava da millenni: un busto di origine romana che ritrae un giovane uomo in eccezionale stato di conservazione (solo una leggera abrasione sul naso). Tramite gli accorgimenti stilistici, l'acconciatura e la barba è già stato possibile formulare ipotesi sull'identità del soggetto. "Si tratta senza alcun dubbio di un imperatore - ha spiegato il professor Filippo Coarelli dell' Università di Perugia - e molto probabilmente di Publio Settimio Geta, figlio di Settimio Severo e fratello minore del più celebre imperatore Caracalla". Fu proprio il fratello, per la bramosia di potere, ad ordinare l'assassinio di Geta che il 27 febbraio 212 trovò la morte tra le braccia inconsolabili della madre. Per eliminare il ricordo del rivale al trono Caracalla condannò il nome di Geta alla damnatio memoriae. Tale pena comportava la cancellazione del nome nelle iscrizioni di tutti i monumenti pubblici, l'abbattimento di statue e monumenti. Se l'ipotesi dovesse essere confermata questo rinvenuto ad Orvieto sarebbe l'unico ritratto scultoreo dell'imperatore Geta scampato alla distruzione. Un'altra prova secondo Stefano de Caro, direttore generale per i beni archeologici del ministero per i beni e le attività culturali, di cosa realmente  si nasconda ai piedi della rupe. "Se questo non è il Fanum Voltumnae- ha sarcasticamente affermato la professoressa Stopponi - diteci voi cos'è" rivolgendosi alla frangia di studiosi ancora scettica sull'identificazione del mitico Fanum. Questa è la nona campagna di scavi nell'area condotta dall'Università di Macerata, che la direttrice Simonetta Stopponi ha voluto dedicare al ricordo di Francesco Satolli, il giovane storico orvietano recentemente scomparso in un incidente stradale.

Pubblicato il: 30/08/2008

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