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Ermini non ci sta: troppe spese per i viaggi e poche per gli arrivi

Approfondimento

Le opinioni sulla politica della solidarietà e della cooperazione divergono notevolmente tra maggioranza e opposizione e mentre Gialletti va a Malta e Negri in Kurdistan, Ermini, da Orvieto, lancia strali su queste spese, che non possono però essere considerate tutto nello stesso "capitolo" e che non necessariamente devono produrre indotto alla città. Non si può pretendere ritorno dagli investimenti in Kurdistan o in Perù, dove speriamo vengano effettuate azioni di solidarietà significative. Sono investimenti a favore della nostra coscienza e poter dare è già il risultato. Diverso il ragionamento sul fatto che l'assegno sia accompagnato da amministratori. Sulla politica "estera" mirata alla collaborazione economica e culturale c'è invece uno spazio di opinabilità su cui poter concentrare l'opera di opposizione che, per ottenere i risultati positivi di controllo che tutti vorrebbero, dovrebbe risultare più articolata.

Segue il documento di protesta di Fausto Ermini.

"Il grido di dolore del turismo locale sembra lasciare indifferente il comune di Orvieto. Pubblici amministratori ignorano incredibilmente assemblee di categoria convocate appositamente per cercare soluzioni a un problema che, direttamente o indirettamente, coinvolge tutto il territorio. Gli affari vanno male.Le occasioni di lavoro calano, soprattutto per le fasce sociali più esposte.Diventa difficile anche fare con continuità il portiere d'albergo, il cameriere o la commessa.Sicuramente la colpa è anche della imprevedibile congiuntura internazionale.

Altre città e paesi cercano però di recuperare il possibile. L'intento propositivo coinvolge ed unisce realtà politicamente anche opposte, unite tuttavia dall'intento di pubblicizzare tipicità culturali e ambientali. Fioriscono pertanto spazi per iniziative su libri e riviste specializzate. Sicuro il ritorno dal punto di vista turistico e quindi anche economico e culturale per tutti. Se così non fosse, non investirebbero anche numerosissimi privati unitamente ad enti pubblici.

Orvieto è però inspiegabilmente pressoché assente. Se il pretesto è ancora una volta quello della mancanza di fondi, suggeriamo di riconsiderare la portata delle spese estere.

Pochi mesi fa il Comune ha pagato 7.400 euro alla Arab Bank Bethlehem Branch Palesatine: è solo il primo acconto per lampioni, che peraltro sarà impossibile installare. Pochi giorni fa il Comune di Orvieto ha concluso il procedimento per un'altra spesa di 25.000 euro in Kurdistan.Qualcuno ha fatto e farà costosi viaggi all'estero per questi motivi.Qualche altro più fortunato verrà eletto senatore.deputato o consigliere regionale anche per tali attività.Appare in ogni caso molto arduo immaginare benefici anche indiretti o differiti per il nostro territorio.Riconsiderare invece la portata di queste spese permetterebbe di pubblicizzare Orvieto molto più di quanto non venga fatto oggi.Uno slogan mirato ed efficace con la foto del Duomo su libri e riviste specializzate a tiratura nazionale costa solo poche centinaia di euro: facciamo allora economie sul Kurdistan e sulla Palestina (fortunatamente non sa ancora di Malta n.d.r.).

Faremo lavorare a Orvieto più orvietani.Non so potrebbe dire perché è demagogia? In fondo sono soldi provenienti dalle tasse di tutti noi orvietani!

Pubblicato il: 12/07/2003

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