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Il ricordo di Strefano Mocio, sindaco di Orvieto

 Il Sindaco, Stefano Mocio lo ricorda così: "Uomo prima che Artista. Profondo, sensibile, duramente provato ma non piegato dall'orrore dei lager tedeschi e poi rinato con un straordinaria forza interiore che ha ispirato il suo percorso artistico ed umano, estremamente qualificato. Un testimone della storia contemporanea. Un amico personale. Una figura simbolo della Città di Orvieto a cui egli è stato profondamente legato.  E profonda è la nostra gratitudine".

Si è spento oggi l'Artista Livio Orazio Valentini, figura significativa dell'arte moderna italiana e internazionale .
Pittore, scultore, ceramista, per anni docente di disegno dal vero all'Istituto Statale d'Arte di Orvieto, Livio Orazio Valentini era nato a San Venanzo (Terni) nel 1920 ma ad Orvieto ha sempre vissuto e lavorato. Legato a questa terra e alla cultura etrusca ed aperto al confronto artistico, maturò esperienze in ambienti qualificati italiani. A vent'anni e per cinque lunghi anni conobbe la dura esperienza della guerra e della prigionia nel campo di concentramento tedesco di Buchenwald, esperienza che lo segnò in maniera indelebile alimentando dalla metà degli anni Quaranta, la sua espressività artistica e il forte legame alla vita. All'inizio degli anni Cinquanta si dedicò anche alla scultura. Esordì a Perugia nel 1951 e venne notato dalla critica e da Gerardo Dottori, il maestro futurista dell'aereopittura con il quale in seguito espose a Roma.
Partecipò e vinse numerosi premi in varie parti d'Italia; significativo l'invito alla IV Quadriennale di Roma nel 1951. Nel decennio successivo superò il figurativo e si espresse per grandi cicli: le Germinazioni negli anni '60, gli Uccelli come espressione della violenza dell'uomo su l'uomo dal '70 all'80, la rilettura dell'arte rinascimentale con la grande opera Valentini e il Finimondo di Signorelli nel 1985.
Lavorò poi alla lettura spazio temporale dell'evoluzione della terra con paesaggi geologico-cosmici nell'opera Fuga nel Quaternario negli anni Novanta. Significative le esperienze per il suo fare artistico sviluppate partecipando a seminari all'Università di Parma con Pietro M. Toesca negli anni Settanta e con i viaggi di studio e di lavoro a Lisbona e Oporto in Portogallo e in Nigeria negli anni Ottanta. Arricchì le sue esperienze internazionali all'Università di Athens in Georgia, su invito dello storico dell'arte Alan Collier nel 1982 e poi all'Università di Aiken Sud Carolina nel 1997 con la mostra Odissea e nel 1999 e 2000 con l'attività di docenza e di laboratorio didattico. Nel 2001 con la mostra Alter ego a Charleston in occasione del Piccolo Spoleto Festival, e nel 2003 ancora ad Aiken per ricevere la laurea honoris causa in Belle Arti e per presiedere alla inaugurazione della grande opera Galassia realizzata su commissione dell'Università stessa.

Il rapporto di Livio Orazio Valentini e Orvieto è stato nel vissuto quotidiano, nei legami con gli amici, gli artigiani e con la gente, nelle conversazioni che hanno animato le sue botteghe d'arte, nella passione comunicativa con la quale si è accostato ai suoi numerosi studenti del Liceo d'Arte, sta nelle opere che in questa città ha realizzato in un lungo periodo di vita artistica, sta nella capacità di rappresentare la sua Orvieto dove lascia dei segni emblematici, sta nel suo entusiasmo nell'apertura al confronto, nel suo impegno dai uomo e di artista teso a raccontare la guerra per educare alla pace.
"Il mio legame con Orvieto - diceva Livio Orazio Valentini - è particolare. Dopo un intenso periodo trascorso a Roma a contatto con grandi Maestri del Novecento, De Chirico, Guttuso, ed altri, sono tornato ad Orvieto perché Orvieto è una città formativa perché i monumenti, le opere d'arte sono a quattro passi da ciascun cittadino, perché quando cammini il monumento è personalizzato per ciascuno cittadino. Ai giovani voglio dire che 'Orvieto ti forma' perché in questa città c'è l'arte universale, non nelle piccole cose ma nella caratterialità dell'arte. Naturalmente nel mio percorso artistico ho sofferto anche le negazioni e i pregiudizi di questa stessa città, dai quali mi ha salvato la forza di crearmi. Poi, sono giunti anche i primi incoraggiamenti, l'incontro con altri artisti del dopoguerra, il ricordo della guerra, della prigionia a Buchenwald, le sue grandi emozioni e le significazioni. Anche in America ho ritrovato compagni di prigionia, oggi alti rappresentanti delle istituzioni di quel Paese, con i quali ho riflettuto sul 'limite estremo della vita' che abbiamo toccato. Dopo quell'esperienza così ancora presente in me, forse la laurea non mi occorreva, però tutto quello che poi mi è accaduto, ha un sapore di stupefacente realtà".

Le tappe più recenti del vissuto artistico di Livio Orazio Valentini sono scandite nel 2003 dal conferimento della laurea "honoris causa" da parte dell'Università di Aiken (città gemellata con Orvieto) "per l'arte raffinata che egli ha saputo esprimere e le molteplici attività culturali da lui svolte in quella città", decretata dal Consiglio di Presidenza dell'Università di Columbia e, con decreto del Senato, la cittadinanza onoraria dello Stato del Sud Carolina Riconoscimento di cui il Maestro diceva: "mi ha sorpreso per il sussiego e la serietà con la quale mi è stata conferita che decisamente mi hanno provocato una intensa emozione. La committenza americana è stata stupefacente. In questo trovo quella certa lezione Signorelliana in cui si riconosce la scelta della progettazione, la libertà verso chi la faceva". 
Sempre nel 2003 è stata inaugurata la struttura simbolica realizzata dal Livio Orazio Valentini che sorge al centro della rotonda d'ingresso alla città ad Orvieto Scalo, dal titolo "CITTA' UNITA" in cui, attraverso una installazione che unisce arte e tecnica e che ha per sfondo il masso di tufo, l'artista ha sintetizzato"l'impegno e la capacità creativa per conservare e costruire", il segno dell'esperienza ultraventennale di recupero e valorizzazione della Rupe e della Città, per ricordare nel presente e nel futuro, un'esperienza significativa che ha impegnato a tutti i livelli questa città, tra la fine del Novecento e l'inizio del nuovo millennio. Un segno per la memoria recente e quella della storia futura di Orvieto che, da quell'esperienza ha iniziato un percorso verso un Nuovo Rinascimento, un nuovo Umanesimo. Un simbolo per richiamare anche alla "coscienza collettiva".
Nel 2004 in occasione dell'inaugurazione, a marzo, della rassegna artistica e culturale dal titolo "AIKEN in ORVIETO, INCONTRO nell'ARTE" con l'allestimento della mostra pittorica degli artisti Leslie J. Alexander, Al Beyer e Livio Orazio Valentini, egli disse: "Quante volte durante il mio soggiorno nella Università di Aiken ho pensato di potermi ritrovare ad Orvieto insieme agli amici Leslie Johnson, Alexander e Al Beyer per mostrare loro le bellezze preziose della mia città. Ora quel desiderio si è realizzato al Chiostro di San Giovanni per la mostra delle loro opere.  Ricordo con molto piacere certi momenti particolari: quando la grande superficie bianca che dovevo dipingere fui installata nello spazio operativo, Al Beyer ebbe, come me, una forte emozione e mi disse: 'è come entrare con un treno in una galleria, quando ne uscirai sarai felice', Leslie intanto sorrideva.  Mi facevano compagnia silenziosi, senza disturbare, ma curiosi di scoprire dove mi conduceva l'immaginazione. Vedevo la loro faccia accondiscendente ma anche preoccupata, allora dicevo: 'in Arte ci vuole coraggio!'. La loro presenza qui ad Orvieto, oggi è la dimostrazione dell'impegno, della passione e di quel filo che ci unisce da tempo sui significati della universalità dell'Arte. Con loro e con tutti gli amici che vivono il gemellaggio delle nostre città, abbraccio Bob Alexander che è stato sostegno spirituale insostituibile durante il nostro lavoro".
Nel 2005 l'artista orvietano, partecipò alle collettive "La Ceramica nell'Arte" e "Arte, Umanità e Fede".
Nel 2006 (il 4 marzo al Palazzo dei Congressi) si svolse un vero e proprio "Valentini Day", incontro culturale promosso dal Comune di Orvieto, dal titolo "L'arte ceramica e Livio Orazio Valentini" dedicato alla ceramica e all'arte ovvero, una duplice riflessione sulla lunga tradizione dell'arte ceramica orvietana dalla "Ceramica e scultura in Italia nel XX Secolo: Livio Orazio Valentini" ma anche sull'artista "Livio Orazio Valentini ceramista ad Orvieto" con la proiezione del documentario dal titolo "L'Alfiere del Vento - Ritratto di Livio Orazio Valentini".

Oggi nel giorno della scomparsa il Sindaco, Stefano Mocio ricorda così il Maestro Livio Orazio Valentini: "Uomo prima che Artista. Profondo, sensibile, duramente provato ma non piegato dall'orrore dei lager tedeschi e poi rinato con un straordinaria forza interiore che ha ispirato il suo percorso artistico ed umano, estremamente qualificato e qualificante. Un testimone della storia contemporanea. Un amico personale con il quale ho avuto un rapporto molto stretto. Ricordo con profondo piacere le lunghe conversazioni ad Aiken in occasione dell'inaugurazione dell'opera che realizzò per l'Università di quella città. Ricordo il racconto degli anni della sua prigionia come una grande lezione di speranza da coltivare sempre, anche nei momenti più difficili della vita. Ricordo un ambasciatore dell'arte e della creatività degli artisti del Novecento ma anche dell'arte che la nostra Città ha saputo esprimere ai massimi livelli nel corso dei secoli. Di tutto questo Livio Orazio Valentini è stato una figura simbolo a caratura internazionale. Un artista che, compiendo scelte di vita significative, ha amato molto la sua Orvieto che non ha mai lasciato, e che ha contribuito a far conoscere ancora di più nel mondo. Un artista che si è aperto al mondo con successo e al quale,  quel  mondo, gli ha riconosciuto attenzione e valore. A nome mio personale e dell'Amministrazione Comunale tutta esprimo il legame profondo e la gratitudine della nostra comunità al Maestro Livio Orazio Valentini. Un caro abbraccio alla Signora Flora e alla sua famiglia".   

 

 

Pubblicato il: 25/07/2008

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