Corruzione, perquisiti gli uffici perugini ed orvietani della Soprintendenza per i Beni culturali, archeologici ed ambientali

di Stefania Tomba

ORVIETO - Corruzione, perquisiti gli uffici perugini ed orvietani della Soprintendenza per i Beni culturali, archeologici ed ambientali.  Si preannuncia come l'ennesimo scandalo amministrativo un'inchiesta condotta dalle fiamme gialle - su mandato della procura ternana - che ipotizza il reato di corruzione in seguito a vicende che avrebbero riguardato la Rupe, ma anche Calvi dell'Umbria. 

Ieri mattina, i primi risvolti dell'indagine con le perquisizioni e i sequestri effettuati dalla guardia di finanza nelle sedi della Soprintendenza di Orvieto e Perugia. Molti i documenti a cui sarebbero stati messi i sigilli nel blitz, materiale che servirà adesso a far luce su una vicenda sulla quale gli inquirenti al momento restano abbottonatissimi.  Massimo il riserbo della guardia di Finanza che, tramite il comandante provinciale, il colonnello Domenico Solfaroli Camillocci, si limita a confermare l'inchiesta, la grave ipotesi di reato sulla quale s'indaga e le perquisizioni effettuate. Da capire adesso se ci siano già iscritti al registro degli indagati della procura e quanti funzionari ed uffici sarebbero coinvolti.  

Sui dettagli dell'inchiesta non trapelano ulteriori dettagli. Sembra tuttavia che il polverone sia partito tutto da un esposto di Orvieto. Il responsabile degli uffici della Soprintendenza della Rupe di corso Cavour, l'architetto Raffaele D'Avanzo, raggiunto telefonicamente nella tarda serata di ieri, è chiuso in uno stretto riserbo e non fornisce ulteriori particolari nel merito. L'indagine, comunque, sembra appena agli inizi e destinata a durare ancora alcuni mesi, almeno fino alla fine dell'estate