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Sergio Spadoni guarda al futuro. Il passato è scoraggiante

 L'imprenditore, confermato al vertice dell'associazione degli industriali tira le orecchie agli amministratori "affannati e poco lucidi"

foto di copertina

di Stefania Tomba 

ORVIETO - Adeguamento delle infrastrutture e valorizzazione del turismo e del settore agroalimentare per il rilancio del marchio Orvieto. Con queste priorità Sergio Spadoni inaugura il suo secondo mandato alla guida della locale sezione di Confindustria. L'imprenditore, confermato questa settimana al vertice dell'associazione degli industriali della Rupe, detta l'agenda degli impegni per i prossimi tre anni, senza rinunciare a qualche sonora tirata d'orecchie agli amministratori che, negli ultimi anni, ha visto "affannati e poco lucidi - dice Spadoni - nell'individuazione delle priorità d'intervento per lo sviluppo economico e sociale". Anche sull'imminente partenza dell'operazione Piave, Confindustria appare piuttosto scoraggiata. "Ormai - dice il neo presidente degli imprenditori orvietani - abbiamo perso la fiducia a causa della sommatoria d'inconcepibili ritardi e di plateali errori gestionali che hanno portato la questione in un vicolo cieco. Ad ogni buon conto, pur essendo molto scettici, resteremo vigili e aspetteremo di vedere come va a finire". Ma andiamo per ordine. Partendo dai temi caldi, per Confindustria. In primis, le infrastrutture: "il collo di bottiglia - dice Spadoni - che frena qualsiasi tentativo serio di favorire lo sviluppo". La priorità assoluta è per la complanare, di seguito l'adeguamento della statale 448 e della 205 ai fori Baschi e la realizzazione del tratto di superstrada che collega Viterbo a Civitavecchia. Solo per ultimo Confidustria parla dell'ipotesi del secondo casello, dando esplicitamente la precedenza alla complanare, della quale peraltro gli imprenditori orvietani sono tutt'altro che soddisfatti. "Lo stato della progettazione fin qui compiuta - dice Spadoni - non è affatto risolutivo, poiché si tratta solo della previsione di una mera messa in sicurezza. Realizzabile peraltro con tempi ancora lunghi". Altri obiettivi: la valorizzazione delle naturali vocazioni turistiche ed agroalimenatari dell'Orvietano. "La qualità non basta - dice sostanzialmente Spadoni - ci vogliono opportune politiche di sostegno e di contesto. A partire dalla valorizzazione della strada dei Vini, dell'Enoteca regionale, delle attività del palazzo del Gusto e di quelle del centro regionale servizi viticoltura". Quanto al turismo, per Confindustria il vero nodo da sciogliere è quello della permanenza da allungare ad ogni costo con iniziative in grado di catalizzare l'attenzione del turista. Infine, l'elettronica delle telecomunicazione e della multimedialità, settore al quale Spadoni guarda con qualche rammarico per il progetto di Confindustria di un polo di ricerca e di sviluppo tecnologico che sta sfumando. "Purtroppo - dice - troppi fattori hanno giocato a sfavore di questa prospettiva, allontanandone l'attuazione. Mi riferisco alle difficoltà dei corsi universitari d'Ingegneria". "E' venuta a galla ormai l'inadeguatezza del modello di radicamento dell'università perseguito dal Comune attraverso la fondazione centro studi", dice Spadoni che, "per salvare il salvabile", appoggia la prospettiva di puntare sull'alta formazione post laurea". Ma sullo stesso tema, Spadoni esprime anche l'auspicio che "la Fondazione Cro promuova un progetto destinato alla formazione di professionalità di cui c'è grande bisogno: cuochi, metamecacnici, stilisti".  

Pubblicato il: 20/07/2008

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